martedì 18 luglio 2017
Guerra nello Yemen, il governo: «Violazioni su civili da accertare».Dibattito in Senato sulle forniture ai Sauditi. Don Sacco (Pax Christi): «Ma perché nessuno vuole ascoltare papa Francesco?»
Niente stop all’export di bombe
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L’Italia continuerà a fornire all’Arabia Saudita gli ordigni necessari a bombardare lo Yemen. La conferma è arrivata ieri dal governo nel corso del dibattito al Senato sollevato dalle mozioni di vari parlamentari.«Vorrei ricordare che nei confronti dei singoli membri della coalizione non esistono embarghi, sanzioni o altre forme di restrizione stabiliti a livello internazionale ed europeo», ha detto Vincenzo Amendola, sottosegretario agli Esteri. «Naturalmente - ha aggiunto –, ove in sede di Nazioni Unite o Unione Europea fossero accertate eventuali violazioni, l’Italia si adeguerebbe immediatamente a prescrizioni o divieti». E questo nonostante sempre Amendola affermi che «siamo consapevoli del moltiplicarsi delle notizie di vittime tra la popolazione civile e di infrastrutture di base prese di mira dalle azioni militari di tutte le parti coinvolte nel conflitto; notizie che, peraltro, trovano riscontro nei rapporti delle organizzazioni internazionali umanitarie».

«Avvenire e altre fonti giornalistiche internazionali ci hanno rivelato che sono stati rinvenuti dei frammenti di ordigni e di bombe prodotte da industrie italiane in Yemen: bombe che sono state usate appunto contro i civili, che sono state usate nel corso di questa guerra», ha ribadito il senatore Giulio Marcon (Sinistra Italiana). E per Luca Frusone (M5s) «si continua a perdere tempo, si continua a rimandare tutto all’Unione europea. Per questo noi in questa mozione scriviamo chiaro e tondo che l’Italia deve agire con i poteri che ha, come Paese sovrano, e smetterla di dare le armi a chi sta combattendo una guerra in un altro territorio, non nel suo, per interessi strettamente economici».

Il nostro Paese, ha però replicato l’esponente del governo, è impegnato «nella promozione di una soluzione negoziata e inclusiva del conflitto civile yemenita, nella consapevolezza, qui ripetuta in Aula, varie volte, che la soluzione del conflitto non possa essere militare, ma possa essere solo di natura politica». Proprio un esponente della maggioranza, il senatore Paolo Cova (Pd) chiede «un’iniziativa finalizzata all’imposizione da parte della Ue di un embargo sulle armi nei confronti dell’Arabia Saudita, tenendo conto delle gravi accuse di violazione del diritto umanitario internazionale». Altri Paesi, come Germania (in cui ha sede il quartiere generale dell’azienda che assembla le bombe in Sardegna) e Svezia hanno deciso di non fornire più armi a Paesi coinvolti nel conflitto Yemenita, ma Roma non retrocede.

«Ma le parole di papa Francesco qualcuno le ascolta?» La domanda è di don Renato Sacco, cordinatore nazionale di Pax Christi. «Mentre il popolo soffre – disse Bergoglio il 5 luglio 2016 in un messaggio alla Caritas Internazionale – incredibili quantità di denaro vengono spese per fornire le armi ai combattenti, e alcuni dei paesi fornitori di queste armi sono anche fra quelli che parlano di pace. Come si può credere a chi con la mano destra ti accarezza e con la sinistra ti colpisce?». Per questo Pax Christi ritiene che la posizione del governo «rasenta la menzogna e l’ipocrisia quando si afferma che "eventuali violazioni" verranno valutate. Ma che cosa addobbiamo aspettare ancora per accertare le violazioni? Quanti altri innocenti dovranno morire? E quanti affari per la lobby delle armi?».

Tanto più che «il Segretario generale delle Nazioni Unite ha condannato più volte i bombardamenti – ha ricordato il senatore Roberto Cotti (M5s) – effettuati dalla coalizione a guida saudita; e il Trattato internazionale sul commercio delle armi prevede il divieto per gli Stati aderenti di autorizzare l’esportazione di armamenti qualora siano a conoscenza del fatto che possano essere utilizzati per commettere attacchi diretti a obiettivi o a soggetti civili o altri crimini di guerra».

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