martedì 6 settembre 2022
Era dal 1540 che non si aveva un'estate così secca. Mancanza di acqua e incendi hanno causato danni per 6 miliardi di euro all'agricoltura italiana
Immagine satellitare tratta dal profilo Twitter del programma europeo di osservazione della Terra Copernicus

Immagine satellitare tratta dal profilo Twitter del programma europeo di osservazione della Terra Copernicus - Ansa

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Per il nostro continente, quella che sta volgendo al termine è l'estate più secca degli ultimi 500 anni. Per trovare una stagione più arida bisogna tornare indietro nel tempo di ben cinque secoli, fino al 1540, quando un'ondata di caldo estremo della durata di undici mesi portò al prosciugamento quasi totale dei fiumi Reno ed Elba.

È questo ciò che emerge dai dati raccolti nell'ambito del programma europeo di osservazione della Terra "Copernicus", gestito dall'Ue e dall'Agenzia Spaziale Europea. A testimoniare l'eccezionalità dell'estate del 2022, le immagini del satellite Sentinel 2 che indicano come, tra il primo luglio e il 31 agosto 2022, vaste regioni siano passate da un verde acceso a un marrone arido. I danni più gravi alla vegetazione sono ben visibili nelle aree sud-orientali della Gran Bretagna, in Francia settentrionale e in Germania, Polonia ed Europa orientale.

Anche l'analisi dell'Osservatorio Globale sulla Siccità (Global Drought Observatory) indica come il 47% del territorio europeo, ad agosto, si trovava in condizioni allarmanti: la grave mancanza di umidità nel suolo ha causato gravi problemi alla vegetazione. Inoltre, il livello dell'acqua nei fiumi, tra cui quelli del Reno, del Danubio e del Po, è sceso così tanto da impedire la navigazione. Il clima eccezionalmente caldo e secco ha notevolmente aumentato il rischio di incendi boschivi.

Le ripercussioni sull'agricoltura

La siccità eccezionale di quest'anno è costata all'agricoltura italiana 6 miliardi di euro, pari al 10% della produzione agroalimentare nazionale. A denunciare questa situazione drammatica è la Coldiretti. Secondo le ultime rilevazioni, le scarse precipitazioni e il caldo record di giugno (quasi 3 gradi in più rispetto alla media) e di luglio (+2,3 gradi) hanno portato le campagne italiane allo stremo, con cali produttivi del 45% per quel che riguarda la produzione di mais e foraggi, del 30% del frumento destinato alla produzione di pasta e del 15% della frutta, "bruciata" dalle temperature superiori ai 40 gradi. Meno 30% per la produzione di riso. Calo anche della pesca di cozze e vongole, uccise dalla mancanza di ricambio idrico nel Delta del Po, dove - evidenzia la Coldiretti - si allargano le zone di "acqua morta", assalti di insetti e cavallette, con decine di migliaia di ettari devastati.

La siccità non risparmia neppure la stagione della vendemmia: previsto un meno 10% nella raccolta di uve. Anche gli uliveti sono in affanno, con il caldo che rischia di far crollare le rese produttive.

Oltre che in pianura gli effetti del cambiamento climatico si fanno sentire anche in montagna, con un profondo cambiamento del paesaggio con i pascoli che sono sempre più secchi e le pozze per abbeverare gli animali asciutte.

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