domenica 1 dicembre 2019
Assemblea con Zamagni e Becchetti. Obiettivo: «Costruire un centro equidistante dai poli». Presentato un Manifesto in cui confluiscono i cammini di Politica insieme, Rete bianca e Costruire
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La Parte bianca si mette al lavoro. Si chiama così la nuova formazione, promossa da diverse sigle di impegno politico di ispirazione cristiana, riunitasi per la prima volta, sabato 30 novembre, per tutta la giornata, nell’auditorium di Confcooperative, per «rimettere in piedi l’Italia, mai così debole e mai così isolata da sovranismi, populismi e un’offerta di politica miope ai limiti dell’irresponsabilità».

La parola d’ordine che circola è il «gruppo di acquisto» di cui parla l’economista Leonardo Becchetti. Un programma ben preciso, con una serie di priorità da proporre al dibattito politico: «Si tratterà di vedere quale delle formazioni già presenti lo prenderà in maggiore considerazione spiega -, e se nessuno raccoglierà la sfida, dovremo farci trovare pronti noi».

La dead line che fissa Stefano Zamagni è settembre: si tratta di mettersi subito al lavoro, intanto, per il programma, dando vita a dei gruppi di studio, e partire nel frattempo con l’organizzazione sul territorio: il punto di approdo prevede il varo dello statuto e una convenzione nazionale per presentare alla pubblica opinione il nuovo soggetto politico. Voglia quindi di bruciare le tappe, ma senza l’ansia di saltare passaggi fondamentali: «Ci consideriamo alternativi al centrosinistra e al centrodestra spiega il giornalista Nicola Graziani, uno dei promotori - soprattutto siamo antitetici alla destra a trazione salviniana, siamo uomini e donne mossi dal desiderio di riprendere il destino nelle nostre mani».

Il lungo e partecipato dibattito ha messo in vetrina la voglia diffusa di esserci che sale da tutto il territorio nazionale. Raffaele Bonanni parla di «deriva a-politica. Ci salva l’Europa - sostiene l’ex segretario della Cisl - altrimenti l’assenza di una vera democrazia ci esporrebbe a rischi seri». Andrea Pasini, dell’Udc emiliano- romagnolo, pensa a un ruolo di «cerniera» fra chi è impegnato nei movimenti politici tradizionali e la nuova formazione. Il sardo Antonio Secchi, chiede di Rianimare la nostra politica, che è poi il titolo di un bel libro di cui è autore, tratto da un carteggio - da studente - avuto col professor Aldo Moro: «Oggi la mia Regione, che ha prodotto Cossiga, Segni, Berlinguer, Gramsci è un deserto politico - denuncia - in cui vota meno da metà delle persone. C’è grande bisogno di voci profetiche».

Carmine Spiaggia porta la voce di Castel Volturno. «Un paese di 20mila abitanti che ospita circa 60 mila immigrati. E sui problemi che crescono c’è chi specula per ottenere consensi». Il sociologo Vincenzo Bova, dell’università della Calabria segnala invece il compito, difficile ma ineludibile, di «riuscire a far confluire segmenti del mondo cattolico che fanno fatica a dialogare fra di loro». Un punto che indicano in tanti come il vero compito dei prossimi mesi. «No alla deriva di un Paese la cui attuale classe dirigente si dimostra sempre più incapace di mettere a sistema le straordinarie risorse umane, imprenditoriali, artistiche che fanno dell’Italia un luogo ad altissima attrattività», si legge nell’appello approvato a fine lavori, rivolto anche alle altre culture del Paese. Hanno partecipato tra gli altri all’iniziativa Politica Insieme, Costruire Insieme, La Rete Bianca, Città Popolare, Convergenza Cristiana, Democrazia Comunitaria.

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