giovedì 10 settembre 2020
Con la pandemia la zona della chiesa di Santa Caterina a Formiello, con un’edicola votiva di san Gennaro, è diventata un bivacco di tossicodipendenti, dove si spaccia e si consumano stupefacenti
La "sedia della droga" vicino alla chiesa di Santa Caterina a Formiello nel centro storico di Napoli

La "sedia della droga" vicino alla chiesa di Santa Caterina a Formiello nel centro storico di Napoli

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Tutto è iniziato con la pandemia di Covid 19 e con un centro storico libero dalla consueta folla. È stato in quel momento che l’area che sorge intorno a un’edicola votiva raffigurante il santo per eccellenza di Napoli, Gennaro, è diventata poco alla volta un bivacco di tossicodipendenti. C’è una sedia, lì davanti. Qualcuno l’ha già ribattezzata “la sedia della droga”. La usano infatti per bucarsi, giorno e notte. A pochissimi metri c’è l’ingresso della monumentale chiesa di Santa Caterina a Formiello, del 1500, in stile rinascimentale, a ridosso di Porta Capuana. È stato proprio il suo parroco, don Carmine Amore – che presiede anche il decanato che raggruppa le parrocchie del centro storico napoletano –, a denunciarlo.

Siamo a pochi passi dalla stazione e dai luoghi abitualmente affollati dai turisti. Tutto avviene sotto gli occhi degli abitanti del quartiere. «Queste scene sono quotidianamente sotto gli occhi dei nostri bambini – ammonisce don Carmine –. Vi sono siringhe sparse ovunque. Queste persone fanno i loro bisogni, lì. Addirittura, uno di loro ci dorme. A questo punto è necessario che le istituzioni si prendano carico di questa situazione». E, per la verità, le istituzioni si sono mosse con tempestività. «È venuta la polizia municipale – spiega il parroco –. Sappiamo che l’amministrazione comunale si sta interessando alla cosa. Questo non può che farci piacere».

Qui vicino, un tempo sorgeva il Tribunale, che ora ha sede nei grattacieli del Centro direzionale. Il quartiere che sorge intorno a Castel Capuano non ha beneficiato appieno del boom turistico degli ultimi anni, come altre zone del centro storico. Il degrado si è impadronito di ampie fette del territorio. A poche centinaia di metri c’è il Vasto, dove tanti immigrati usciti dal circuito dell’accoglienza bivaccano giorno e notte. «I luoghi in cui bucarsi si sono moltiplicati negli ultimi anni – racconta don Carmine –. L’edicola è solo l’ultimo. Ce n’è un altro proprio nei pressi immediati di Porta Capuana. Un altro è in un vicoletto qui vicino. D’altronde, tutti sanno che qui intorno si spaccia. E dove si spaccia si consuma anche la droga. Un esercito di disperati – stranieri e italiani – si riversa nelle strade del quartiere. Ciò che mi preoccupa maggiormente è il fatto che i bambini crescano con questi scenari davanti agli occhi».

Il cantiere Unesco, che dovrebbe dar lustro a questa parte del centro storico divenuto recentemente patrimonio immateriale dell’umanità, è un ricettacolo di rifiuti. Fa bella mostra di sé la carcassa di uno scooter. I lavori procedono troppo a rilento, secondo il sacerdote. C’è un’emergenza sociale che non può aspettare, alla quale lui lavora da dieci anni, cioè da quando fu inviato in questa parrocchia del centro che è anche parrocchia di frontiera. «Non è giusto che i miei ragazzi vivano con queste scene sotto gli occhi. Non è giusto che rischino di essere punti da una siringa mentre camminano in strada. Non è giusto nemmeno che queste persone si droghino giorno e notte, in pieno centro, e siano costrette a dormire all’aperto. Capisco i progetti di riqualificazione del centro storico, ma a che serve se priviamo i ragazzi della possibilità di venire in parrocchia e usufruire degli spazi?».

Prima della battaglia per il decoro, don Carmine ha intrapreso infatti quella per tutelare gli spazi parrocchiali e del quartiere. «Va fatto di più per questa zona. Da anni siamo ostaggio del cantiere Unesco, a causa del quale i ragazzi della parrocchia non possono nemmeno utilizzare il campetto». Mentre la rigenerazione urbana procede a passo lento, avanza il degrado. Quello a cui dà voce il parroco di Santa Caterina a Formiello è un altro centro storico, non toccato dall’abbuffata del turismo che ha contraddistinto l’era de Magistris ormai agli sgoccioli: il centro storico conosciuto per le cosiddette 'stese' raccontate prima nelle cronache dei giornali e delle televisioni e poi nei libri e nelle serie tv di Roberto Saviano, per le scorribande delle “baby gang ” e le risse fra gli immigrati e, appunto, per lo spaccio e il consumo di droga.

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