sabato 6 maggio 2017
È stato derubricato da omicidio volontario e tentata rapina, il reato a carico dei due giovani, di 13 e 17 anni, che hanno spinto in mare due anziani, uno dei quali è morto. Vescovo Favale: «Sgomento»
Il recupero della salma di Giuseppe Dibello

Il recupero della salma di Giuseppe Dibello

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È stata riqualificata in omicidio preterintenzionale, con esclusione della rapina, l’accusa di omicidio volontario inizialmente contestata dalla Procura per i minorenni di Bari al 15enne e al 17enne detenuti per la morte di Giuseppe Dibello. Il 77enne è morto il 2 maggio scorso dopo essere stato spinto in mare dalla scogliera di Monopoli (Bari) assieme all’amico 75enne Gesumino Aversa. Il gip, convalidando questa mattina i fermi, ha confermato la misura detentiva per i due indagati nell’istituto “Fornelli” di Bari.
Intanto, le indagini hanno stabilito che i due anziani sono stati spinti in mare da entrambi in minorenni e non soltanto dal 17enne. Questa è anche la valutazione fatta dal gip Riccardo Leonetti nell’ordinanza di custodia cautelare. Nell’atto si contesta il reato di omicidio preterintenzionale ad entrambi i ragazzini, anche se negli interrogatori gli indagati hanno dichiarato tutti e due che a spingere gli anziani era stato il 17enne.

Sorpresi alle spalle

Il giudice ha valorizzato le dichiarazioni dell’anziano sopravvissuto, Gesumino Aversa, il quale ha raccontato di essere stato colto alle spalle e, durante la caduta in mare, di aver visto il suo amico precipitare contemporaneamente. Secondo il gip la simultaneità della caduta, e quindi della spinta, dimostra che i due anziani sono stati spinti da due persone diverse.

Il vescovo Favale: «Incredulità e sgomento»

Sulla vicenda è intervenuto anche il vescovo di Conversano-Monopoli, Giuseppe Favale, esprimendo «incredulità» e «sgomento» a nome di tutta la comunità diocesana. «La drammatica vicenda accaduta a Monopoli – dichiara il vescovo all’agenzia Sir – ci lascia tutti increduli e sgomenti, sia per la tragica fine di Giuseppe Dibello sia per il coinvolgimento di ragazzi poco più che adolescenti, che si sono resi protagonisti di un efferato gesto di morte. A nome della Chiesa di Conversano-Monopoli – sottolinea Favale – desidero esprimere anzitutto la solidarietà e l’affettuosa vicinanza, sostenuta dalla speranza della resurrezione, alla famiglia colpita da questo doloroso evento».

«Che modelli proponiamo ai giovani?»

Per il vescovo pugliese, «questa triste vicenda ci interpella tutti: famiglie, scuola, istituzioni civili, Chiesa». «Nessuno si senta esonerato da un serio esame di coscienza», ammonisce il presule, «perché tutti dobbiamo interrogarci su come ci poniamo accanto alle nuove generazioni; dobbiamo chiederci se sappiamo essere propositivi in maniera accattivante con modelli di vita positivi e attraenti». Riconoscendo come «non è facile oggi farsi accompagnatori dei giovani, tanto più essere educatori», Favale rileva come «sia necessario investire per loro le migliori energie».

«Non dobbiamo abdicare alla nostra responsabilità»

«Noi educatori non dobbiamo mai abdicare alla nostra responsabilità», prosegue. «Riconquistiamo l’autorevolezza educativa nei confronti delle nuove generazioni, ritorniamo ad essere modelli per i giovani, e parliamo più che con le parole con i gesti di un vissuto quotidiano improntato alla coerenza e all’onestà morale», è l’appello del vescovo che invita i giovani a «non sciupare e buttare via la giovinezza dietro scelte di mediocrità o, peggio, di brutalità». «Chi ha sbagliato – conclude il vescovo – non dimentichiamolo mai» perché «ha sempre la possibilità di risorgere e far rifiorire la propria vita».

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