mercoledì 24 febbraio 2021
I contagi tendono a risalire, le nuove varianti del virus preoccupano, il piano vaccinale non può ancora prendere la velocità voluta dal premier, che chiede massimo impegno e meno esternazioni
Draghi accelera sulle misure anticovid, linea prudente sulla riapertura
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I contagi tendono a risalire, le nuove varianti del virus preoccupano, il piano vaccinale non può ancora prendere la velocità voluta e Mario Draghi convoca ministri ed esperti alle sette della sera per fare il punto sullo stato della pandemia. L’obiettivo è arrivare con qualche giorno di anticipo al varo del nuovo decreto che andrà sostituire il Dpcm del governo Conte, in scadenza il 5 marzo.

Bocche cucite all’uscita, ma da quello che emerge sembra che un allentamento delle misure in questa fase non sia ancora possibile.

Oggi il ministro della Salute Roberto Speranza lo ribadirà intervenendo al Senato e alla Camera. Una linea che si confronta con quella più “aperturista” sostenuta da una vasta costellazione politica che parte dalla Lega e da buona parte delle Regioni e intercetta parte del Pd e del M5s. Ma sono prima di tutti i tecnici ad invitare alla prudenza.

Alla cabina di regia di Palazzo Chigi ieri sera c’erano il coordinatore del Cts Agostino Miozzo con Silvio Brusaferro e Franco Locatelli. E con Draghi e Speranza, il titolare dell’Economia Franco e i ministri capi delegazione dei partiti di maggioranza: Maria Stella Gelmini, Giancarlo Giorgetti, Stefano Patuanelli, Dario Franceschini e Elena Bonetti. In mattinata Draghi aveva ricevuto Matteo Salvini. Che nelle ultime dichiarazioni pubbliche aveva parlato di «ritorno alla vita» e di aperture serali dei ristoranti.

Un obiettivo quest’ultimo sostenuto anche dal governatore Stefano Bonaccini (Pd) e dallo stesso Patuanelli. Ma dopo il faccia a faccia con il premier i toni sono sembrati più sfumati: «Abbiamo parlato di riaperture. Noi siamo per la tutela della salute, ma con interventi mirati e in questo c’è sintonia con il premier», ha detto il leader della Lega. Non c’è stato nessun contrappunto con Salvini, che è stato cauto e ragionevole, è trapelato da Palazzo Chigi.

Nei fatti la spinta alle riaperture di piscine e palestre come delle sale giochi è frenata dalle analisi degli esperti. «Ascolteremo Draghi e consiglieremo prudenza», ha detto Miozzo arrivando a palazzo Chigi. Secondo il Comitato tecnico scientifico, che si era riunito nel pomeriggio, la fase epidemica è molto delicata. Dopo la stabilità dei contagi dell’ultimo mese, negli ultimi giorni si è assistito a una certa ripresa, le terapie intensive hanno smesso di svuotarsi e e le zone rosse o arancioni “rafforzate” si moltiplicano, a partire dal caso di Brescia. Per il mese di marzo c’è una certa preoccupazione legata soprattutto alle varianti virali e al loro insufficiente tracciamento. Mentre la campagna vaccinale, anche a causa dei tagli alle forniture e dei ritardi nella consegna delle dosi, non sta andando come si vorrebbe.

Prematuro dunque parlare in questa fase delle riaperture. Oggi è attesa una nuova riunione del Cts per valutare il protocollo di sicurezza messo a punto dalle associazioni dello spettacolo con l’appoggio del ministro Franceschini: ma anche in questo caso varrà il principio della massima precauzione. Ancora non affrontato invece, sempre a quanto si apprende, il tema della revisione dei parametri utilizzati per definire le fasce di rischio, come richiesto dalle Regioni.

Prima di decidere si attende comunque il nuovo report settimanale sulla stato dell’epidemia, atteso per venerdì. Ma l’orientamento del presidente del Consiglio traspare anche dal decreto già varato, che ha confermato il blocco degli spostamenti tra Regioni e imposto regole più severe nelle zone rosse. Certo poi a ogni mancata riapertura il governo sarà chiamato a valutare i corrispondenti ristori per le categorie. E all’inizio della settimana prossima il decreto economico potrebbe andare in Cdm.

Si muove anche il fronte europeo. Ieri Draghi ha partecipato a una riunione in videoconferenza i vertici della Ue: c’erano la presidente della Commissione Ursula von der Leyen, il presidente del Consiglio Ue Charles Michel, il presidente di turno del Consiglio e premier portoghese, Antonio Costa e la cancelliera tedesca, Angela Merkel. L a discussione si è concentrata sul coordinamento nella lotta al Covid-19 e in particolare sull’accelerazione del piano dei vaccini, con la volontà comune di esercitare la massima pressione possibile sulle case farmaceutiche per aumentare produzione e forniture. Passa da lì la reale possibilità di allentare la stretta.

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