mercoledì 23 ottobre 2019
In viaggio con i senza dimora che hanno il loro tetto e rifugio sui mezzi pubblici. Come Damiano, che vive così dal 2012. Tra sonno cattivo, zero privacy, i furti subiti, i pochi amici veri
I mezzi pubblici di Milano, casa e rifugio per i clochard: in particolare le linee attive 24 ore su 24 (Fotogramma)

I mezzi pubblici di Milano, casa e rifugio per i clochard: in particolare le linee attive 24 ore su 24 (Fotogramma)

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«È bello che dove finiscono le mie dita / debba in qualche modo incominciare una chitarra», cantava Fabrizio De André nell’Amico fragile. Ebbene: quante esistenze fragili, anche stanotte, hanno trovato rifugio sui tram e i bus di Milano. Damiano è uno di loro. Ha varcato la soglia dei sessant'anni, viene dal Sud, vive in questa città dagli anni ’90. E dal 2012 ha fatto dei mezzi pubblici la sua casa. Non ha altro tetto, esclusi gli sporadici, mai risolutivi periodi nei dormitori. E non ha molti altri conforti, tranne l’amicizia di poche persone fidate. E la chitarra. Ecco: stanotte anche Damiano ha una chitarra da abbracciare. E se la gode, e ne trae conforto, suonandola tra i viaggiatori della 91, la circolare sinistra che, con la «gemella» 90, fa il periplo lungo la circonvallazione ricucendo centro e periferia, pezzi di città e pezzi di vita fragile. «Quando la suono il tempo passa e io non me ne accorgo – si illumina Damiano –. E mi fa bene: perché questa vita, vissuta così, ti ruba il tempo, e quanto te ne rendi conto ti senti come trascinato via da un senso di spreco, di dissipazione – sospira ora il clochard –. Hai delle passioni, hai dei talenti, e te li senti portar via. E non è meno peggio di quando ti addormenti sul filobus e ti risvegli senza più documenti, soldi, telefono, e ogni volta è un disastro».

Non è sua, questa chitarra. È del Centro diurno «La Piazzetta» di Caritas Ambrosiana. Lì, in viale Famagosta 2, alla periferia sud di Milano, hanno visto la luce i «Gatti Spiazzati», gruppo di senza dimora, esodati ed ex clochard che da alcuni anni organizza visite guidate alla metropoli e ai suoi dintorni. Per la «Notte dei senza dimora» – storica manifestazione milanese, giunta alla 20ª edizione, che ogni volta porta in piazza gli «invisibili» e le associazioni che si occupano di loro – i «Gatti» si sono inventati un tour nuovo di zecca: un’escursione notturna sui mezzi pubblici. «Ci sono linee come le circolari 90 e 91, i tram 9, 15, 24 e 27 e i bus sostitutivi lungo i percorsi delle metrò 1, 2 e 3 che prestano servizio tutta notte. Ma tanti milanesi non lo sanno. O non li usano temendo per la propria sicurezza e la propria salute. Vogliamo dimostrare che si può viaggiare sereni per Milano anche di notte», spiega Aldo Scaiano, colonna dei «Gatti» fin dalla fondazione. Così è nata questa escursione, svoltasi nella notte fra sabato 19 e domenica 20 ottobre.

Appuntamento alle 23,30 dove corso di Porta Ticinese sfocia in piazza XXIV Maggio. Ci sono i «Gatti» Aldo e Federico; c’è Max, ospite del Rifugio Caritas di via Sammartini; ci sono alcuni «soci», milanesi «con dimora», affezionati partecipanti delle sempre sorprendenti «camminate conviviali» organizzate dai «senza dimora» della Piazzetta. C’è Michele, giovane educatore della Caritas che con gli utenti della Piazzetta e l’associazione Shareradio porta avanti un laboratorio radiofonico per dare voce ai senza dimora. E c’è Damiano, amico dei «Gatti», al quale viene affidata la chitarra. La prima sorpresa, già alla partenza, è vedere Sant’Eustorgio aperta e colma di giovani in preghiera mentre fuori scorre, disordinata, rumorosa, la movida che ha i suoi poli d’attrazione fra i Navigli, la Darsena e le Colonne di San Lorenzo. Fra i partecipanti al tour c’è chi non ha mai messo piede in vita sua nell’antica basilica dei Magi.

Si attraversa piazza XXIV Maggio calpestando il tappeto di schegge di vetro depositato dalla movida e si prende il tram 3, direzione sud. Verranno poi la 91, la metrò 3 fino a San Donato, il rientro in piazza Duomo col bus sostitutivo, quindi il tram fino a viale Monte Ceneri e di nuovo la 91. È sabato sera: e la folla dei teenager si intreccia al movimento dei lavoratori che, finito il turno, staccano dai locali del centro per raggiungere casa in periferia. I «Gatti» fanno da ciceroni, raccontano la città che sta intorno. E spiegano alcune semplici tecniche per prevenire furti e scippi nella calca. Passano le ore. Si entra sempre più nel cuore della notte. La pioggia dà un po’ di tregua. E sempre più spesso s’incontrano clochard addormentati sui sedili, con tutte le loro povere cose indosso, o infilate dentro grandi sporte.

«Dormire sui mezzi pubblici ti fa gonfiare le gambe e ti dà dolori al collo, alle ginocchia, alla schiena. Non puoi mai sdraiarti, spogliarti, toglierti le scarpe, non puoi far riposare gli occhi e la testa al buio, e tutto questo non ti fa bene. A volte ci sono autisti che mettono l’aria fredda al massimo per farti sloggiare, mentre controllori non ne ho incrociati mai, di notte, come se le autorità concedessero tacitamente rifugio sui mezzi pubblici ai senza dimora che non hanno posto nei dormitori», racconta Damiano, la voce come un sussurro lieve mentre le dita danzano sulle corde della chitarra. «La sicurezza? Furti ne ho subiti più di una volta. Ma mi è accaduto anche in dormitorio. Non ci sono linee più o meno rischiose. E che la 90/91 sia più pericolosa di altre, è un luogo comune». Sono quasi le tre. Ma per Damiano non è ancora ora di dormire. «Preferisco addormentarmi verso l’alba, quando fra i viaggiatori c’è soprattutto gente che sta andando al lavoro. Gente più affidabile. Perché fra la gente di strada e la gente della notte, c’è da stare attenti. All’inizio ero portato a mettere l’aureola a chi viveva in povertà come me. Nel tempo mi sono accorto che buoni e cattivi ci sono anche fra noi, con i furbi che cercano di fregare gli ingenui, come so per esperienza. A volte nascono amicizie interessate. Per qualche tempo ho avuto anche un gruppo di amici. Alcuni furti li ho subiti proprio mentre dormivo con loro, sui mezzi pubblici».

Damiano è un nome di fantasia. Il suo nome vero, chiede di tenerlo per noi. Come chiede di non pubblicare le foto che gli abbiamo scattato mentre suona la chitarra sulla 91 e racconta di sé. «Una delle cose brutte di questa vita è che non hai più una vita tua. Sai cosa significa addormentarsi sotto lo sguardo degli altri? Ma queste linee vanno 24 ore su 24, tutto l’anno, ci puoi contare sempre. Un’altra cosa brutta è che non ti vedi più allo specchio. E quando accade, ti rendi conto di come gli anni sono fuggiti via, e non ti riconosci, e non ti piaci, in quel volto invecchiato più di quel che pensavi», confessa, mentre gli mostriamo le foto sul display dello smartphone. «Mi fa male vedere queste immagini. Come mi mette sempre a disagio fare le foto per il rinnovo dei documenti. Mi è capitato più di una volta, di notte, di svegliarmi di soprassalto e di cogliere passeggeri che mi stavano fotografando. E sono sicuro che le mie foto sono finite in internet. Questa è una vita che ti invecchia di dieci anni. Non l’ho scelta io. E spero di uscirne. Non voglio assuefarmi alla routine delle mense e dei dormitori. Sento il desiderio di uscire dalla povertà. E in questi anni mi è venuta voglia di comporre musica».

Il suo viaggio sulla 91 finisce qua. Per ora. «Scendo a prendere un caffè». La notte è ancora lunga. Ma è un po’ meno angosciante, se dove finiscono le tue dita incomincia una chitarra.

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