lunedì 5 ottobre 2020
Abou era morto in ospedale: malato, era stato 15 giorni sulla nave quarantena
LA nave-quarantena Allegra

LA nave-quarantena Allegra - Ansa

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"Siamo costernati e addolorati per la morte di Abou, un ragazzo di 15 anni con il sogno di raggiungere l'Europa. Le persone che soccorriamo sono tutte in condizioni di salute precarie, hanno subito abusi e violenze, hanno affrontato giorni di attesa in mare". È quanto dichiara Open Arms Italia in una serie di tweet pubblicati sulla morte del 15enne soccorso in mare dalla ong e morto all'ospedale di Palermo dopo due settimane di quarantena sulla nave Allegra.

"Ribadiamo la necessità che vengano fatte sbarcare in un porto sicuro nel più breve tempo possibile e che venga loro permesso di trascorrere i giorni di quarantena in strutture adeguate dove vengano garantite loro le cure necessarie e dove i loro diritti vengano rispettati", prosegue Open Arms, che sta fornendo tutte le informazioni necessarie alle autorità competenti "riservandoci ora lo spazio per ricordare e per sperare che qualcosa cambi davvero".

Abou era entrato in coma sabato scorso. Era arrivato in Italia non accompagnato. La sua tutrice, Alessandra Puccio, aveva spiegato all'agenzia Agi, la prima a ricostruire la vicenda, che il ragazzo era stato costretto a trascorrere i 15 giorni di isolamento necessari a causa dell'emergenza coronavirus a bordo della nave, nonostante fosse "in stato di salute molto grave" allo sbarco. "Il suo corpo è martoriato da segni di tortura. Il viaggio non è stato facile", aveva ancora detto la tutrice, avvertendo del fatto che il giovane migrante mostrasse "segni di denutrizione e disidratazione".

Il ragazzo trasferito probabilmente dalla nave di Open Arms il 18 settembre scorso sulla Allegra, era entrato in coma sabato. Secondo il referto medico il 28 settembre l'ivoriano viene visitato dal medico, "chiamato dai compagni del paziente visibilmente allarmati dalle sue condizioni". Che riferiscono che il ragazzo non parlava e non si nutriva da circa tre giorni. "Il paziente è apiretico, apparentemente disorientato, poco collaborante... all'ispezione sono visibili numerose cicatrici verosimilmente conseguenti a torture. Il pazienta lamenta dolore in sede lombare bilaterale. Manovra di Giordano positiva. Si sospetta un coinvolgimento renale conseguente a stato di disidratazione".

Il ragazzo è morto all'ospedale Ingrassia di Palermo. "Dopo aver superato i test con la somministrazione di due tamponi negativi è sbarcato ed è subito stato ricoverato all'ospedale Cervello", ha aggiunto Puccio. Una volta entrato in coma, tuttavia, il 15enne "è stato trasferito all'ospedale Ingrassia perché all'ospedale Cervello non c'erano posti in rianimazione". Al trasferimento la tutrice aveva commentato: "Mi auguro che ce la faccia, ma non posso non pensare a quei 15 giorni in cui in quarantena non ha ricevuto cure". Purtroppo le cose sono andate diversamente.

La tutrice ha presentato a Palermo denuncia per la morte di Abou: "Abbiamo ricostruito tutti i vari passaggi del povero ragazzo- dice l'avvocato di Alessandra Puccio, Michele Calantropo -. La cartella clinica è stata sequestrata e adesso toccherà alla procura ricostruire quanto successo e accertare eventuali responsabilità". Mercoledì ci sarà l'autopsia.

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