lunedì 1 marzo 2021
Indagine su “Mediterranea”. Secondo laprocura c’è stato “un accordo commerciale” con la compagnia Maersk che da 37 giorni aveva 27 migranti a bordo. Il gruppo danese: “Mai contattati dagli inquirenti”
La Maersk Etienne, nave per il trasporto di bestiame, rimase bloccata per 37 giorni con 27 naufraghi a bordo

La Maersk Etienne, nave per il trasporto di bestiame, rimase bloccata per 37 giorni con 27 naufraghi a bordo

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Un accordo di natura commerciale tra le società armatrici», finalizzato al trasbordo di un gruppo di migranti bloccati per 37 giorni sul cargo Maersk Etienne. È questa l’accusa mossa dalla procura di Ragusa alla società armatrice della nave “Mare Jonio”, adoperata da “Mediterranea Saving Humans”.

I reati contestati sono quelli di «favoreggiamento dell’immigrazione clandestina – si legge in una nota della procura siciliana – e di violazione alle norme del Codice della Navigazione». Ieri mattina un gruppo interforze ha eseguito una serie di perquisizioni per otto indagati, tra i quali Beppe Caccia, Luca Casarini, Alessandro Mez e il comandante Pietro Marrone. Volendo sgombrare il campo dalle illazioni, il procuratore Francesco D’Anna ha voluto precisare che non vi sono inchieste sulla gestione delle Ong nei soccorsi in mare, ma «soltanto su un episodio in cui sono coinvolte due società commerciali».

I fatti oggetto dell’inchiesta risalgono allo sbarco dei 27 migranti avvenuto il 12 settembre scorso nel porto di Pozzallo. Gli stranieri erano stati trasbordati il giorno precedente dalla Maersk Etienne, di proprietà della più importante compagnia di navigazione mercantile del mondo. Il giorno dopo il trasbordo, l’Alto commissariato Onu per i rifugiati si complimentò con il governo italiano, in particolare con il ministero dell’Interno, per avere contribuito a interrompere il più lungo e drammatico stop mai registrato a causa del rifiuto maltese di accogliere i profughi. Nella dichiarazione dei vertici di Unhcr-Acnur si parlava di «fondamentale intesa con il governo italiano, nella totale assenza dell’Europa». Secondo la procura di Ragusa, invece, si sarebbe trattata di un’operazione non autorizzata. Tuttavia proprio la Procura nel decreto di perquisizione non parla di quadro probatorio assodato ma, sulla base degli elementi raccolti, ritiene «plausibile» la condotta illecita della compagine armatoriale, «essendovi motivo di ritenere» che nei giorni precedenti al trasbordo Caccia e Casarini avessero concordato con i manager della compagnia danese l’intervento della Mare Jonio.

A quanto trapela da diverse fonti vicine all’inchiesta, un mese dopo il trasbordo l’armatore “Idra”, proprietario di Mare Jonio, ha fatturato alcuni servizi portuali per la Maersk, che con regolare bonifico ha versato 125mila euro. Secondo la difesa si è trattato di attività professionale rientrante tra le prestazioni che il personale professionale alle dipendenze di “Idra” (marinai e tecnici) svolge per conto dell’armatore, che poi riversa gli introiti nel finanziamento del soccorso in mare.

Contattata da Avvenire, la compagnia Maersk assicura di non essere mai stata contattata dagli investigatori, nonostante abbia approvato e pagato con un bonifico diretto la somma pattuita per dei servizi marittimi. "Abiamo apreso che è in corso un'indagine ufficiale", risponda da Copenaghen un portavoce della società. Maersk potrebbe chiarire se davvero vi è stato un accordo preventivo, che secondo la procura è "plausibile", e quali fossero i termini. "Non siamo stati contattati dalle autorità in relazione a questa indagine, ma siamo pronti ad aiutare in qualsiasi momento", aggiunge il portavoce. Poiché l'inchiesta è in corso "ci asterremo, per principio, dal commentare ulteriormente in questo momento".

Per la procura, invece, quella cifra è la prova della “gratitudine” di Maersk, che non è stata indagata. Sempre nel decreto di perquisizione tra l’altro si legge che da Amsterdam uno dei manager del gigante dela navigazione commerciale informava Caccia di avere ricevuto i complimenti di altri importanti armatori europei, preoccupati dallo scaricabarile tra Paesi (Malta e Italia) che più volte aveva provocato il blocco delle navi in mare dopo i salvataggi di naufraghi. Una posizione, quella di Maersk, che faceva preannunciare «il proprio sostegno politico e materiale» alle organizzazioni umanitarie nel Mediterraneo, «come se l’iniziativa di Mare Jonio – aggiunge la Procura –, avesse coraggiosamente inaugurato una nuova fase».

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