lunedì 27 luglio 2020
Caltanissetta e Porto Empedocle nel caos dopo che centinaia di migranti in quarantena si sono allontanati dalle strutture di accoglienza. In arrivo nuove navi quarantena e militari
Cara Pian del Lago di Caltanissetta

Cara Pian del Lago di Caltanissetta - Ansa

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Con l’aumento degli sbarchi e l’emergenza Covid in corso la gestione dei flussi migratori inizia a mostrare la sua inadeguatezza. I centri di accoglienza siciliani scoppiano, molti migranti tentano la fuga (qualcuno ci riesce) e in mare restano ancora troppi naufraghi in attesa di soccorso. Una situazione non più sostenibile, che ha convinto il governo ad intervenire con l’invio di navi quarantena per i trasferimenti e di alcuni contingenti delle forze armate: «Entro pochi giorni sarà garantito l’invio nelle acque della Sicilia di una capiente nave passeggeri da riservare ai migranti e il ricorso a contingenti delle forze armate da destinare alle aree più sensibili».


Lo ha assicurato ieri al governatore della Sicilia, Nello Musumeci, la ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese. Volata a Tunisi per incontrare il presidente della repubblica nordafricana, Kais Said, la titolare del Viminale ha offerto inoltre «pieno supporto mediante formule efficaci di collaborazione per la sorveglianza delle imbarcazioni dei trafficanti in partenza dalla costa africana». Un intervento auspicato e richiesto già da tempo anche da Ida Carmina, sindaca di Porto Empedocle, dove ieri decine di migranti sono fuggiti dal Cara locale. «Con il caldo torrido e il sovraffollamento, l’interno della tensostruttura di accoglienza costringe i migranti in una condizione disumana – spiega ad Avvenire la prima cittadina –. Le pareti sono di lamierino e non ci sono aperture. Una situazione della quale non voglio rendermi corresponsabile. Non posso accettare che dei profughi siano stipati in una sorta di “camera a gas” sul mio territorio».


Domenica scorsa nel centro alloggiavano già 200 persone. Ieri mattina ne sono arrivate altre 300. «I migranti che erano qui sarebbero dovuti essere trasferiti – continua la sindaca –, ma evidentemente alcune regioni si sono rifiutate di accoglierli. È chiaro che senza strutture adeguate non possiamo continuare ad ospitarli. Dobbiamo pensare alla loro sicurezza e a quella della popolazione. Al momento sono 508 i migranti all’interno della tensostruttura. Se anche solo uno di loro fosse contagiato sarebbe un disastro. Senza contare che siamo il comune agrigen- tino con la massima densità abitativa ». Ma non c’è solo Porto Empedocle, altri 184 disperati sono fuggiti domenica anche dal Cara di Caltanissetta. Ieri ne sono stati rintracciati 139 e anche il sindaco nisseno, Roberto Gambino, ha chiesto ufficialmente un intervento del governo: «Ho appena scritto una lettera alla ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese, chiedendo di non inviare a Caltanissetta più nessuno e soprattutto di svuotare il centro d’accoglienza di Pian del Lago. È palesemente inidoneo a ospitare i cosiddetti “quarantenati” che arrivano dall’estero, per cui, per la sicurezza della città, lo chiedo al Viminale ». Gambino lo ha ribadito all’uscita dalla Prefettura di Caltanissetta, dove ha richiesto di rafforzare l’organico delle forze dell’ordine sul territorio e l’attivazione di mediazioni culturali per evitare che i migranti fuggano ancora.

Anche l’hotspot di Lampedusa beneficerà delle misure governative, dopo le “minacce” di sabato del Sindaco Totò Martello. Il primo cittadino aveva infatti denunciato il sovraffollamento del centro di accoglienza locale, dal quale sono strati già trasferiti più di 500 profughi (erano oltre mille, ammassati in una struttura che ne contiene meno di cento). Ieri sull’isola ci sono stati due nuovi sbarchi con un centinaio di persone approdate dopo il soccorso delle motovedette della Guardia Costiera. Nel frattempo gli sbarchi non si fermano (in Sardegna ce ne sono stati 5 soltanto ieri, portando a 40 i profughi accolti sull’isola), e sono ancora molti i naufraghi in pericolo e in attesa di soccorso: «Un barcone con 95 persone a bordo è in difficoltà nel Mediterraneo centrale – ha fatto sapere ieri Alarm Phone – . Alle 5.05 abbiamo allertato le autorità di una barca in pericolo da 33 ore, ma non ci sono soccorsi in vista. Per quanto saranno lasciate a soffrire e a rischio di affogare? Per quanto potranno sopravvivere? ». L’appello è stato poi rilanciato anche dall’Oim, che ha ricordato «agli Stati e ai comandanti delle navi l’obbligo morale e legale di rispondere a chi è in difficoltà in mare», come messo in chiaro da uno dei portavoce dell’organizzazione, Safa Msehli, che ha poi bollato come «inammissibile» l’inazione dei governi.
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