sabato 1 settembre 2018
La macchina dell'accoglienza si è messa in moto dopo l'accordo tra Viminale e Cei. Ma c'è chi non tollera l'aiuto a chi fugge da guerre, persecuzioni, fame. E se la prende con Caritas e vescovi
Alcuni dei migranti della nave Diciotti arrivati a Milano e accolti alla Casa Suraya, della Caritas ambrosiana (Maurizio Maule)

Alcuni dei migranti della nave Diciotti arrivati a Milano e accolti alla Casa Suraya, della Caritas ambrosiana (Maurizio Maule)

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Per adesso sono otto a Milano, quattro ad Arezzo e quattro a Terni, partiti tra venerdì e ieri dal centro di accoglienza “Mondo migliore” di Rocca di Papa, vicino Roma, per raggiungere le destinazioni loro assegnate. Sono i primi profughi salvati dall’equipaggio della Diciotti tra i circa cento della cui accoglienza si farà carico la Cei.

Ma mentre la macchina dell’accoglienza si è messa in moto, non sono mancate, ancora una volta le proteste e le intimidazioni. Dopo Milano, dove, venerdì scorso, era stata presa di mira la sede della Caritas, ieri anche Pistoia, Vicenza, Ascoli e Taranto sono finite nel mirino degli anti-migranti, con intimidazioni e striscioni di protesta rivolti ad alcuni vescovi e alla Caritas. Una campagna cavalcata da alcuni esponenti dell’estrema destra e iniziata subito l’indomani della disponibilità della Cei ad accogliere gli eritrei sbarcati dalla Diciotti al centro di Rocca di Papa. Parole di critiche pesanti e intolleranza, fomentate da una certa politica e che hanno trovato spazio ed eco anche su alcuni quotidiani.

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Intanto prosegue l’impegno della Chiesa per dare un tetto e assistenza ai profughi sbarcati dalla nave della guardia costiera dopo una lunga odissea.

I quattro richiedenti asilo arrivati ieri alla Caritas San Vincenzo di Arezzo sono eritrei di età compresa tra i 20 e i 24 anni. «La Chiesa aretina è onorata di accogliere gli ospiti del Papa» ha commentato l’arcivescovo Riccardo Fontana. Intorno alla mezzanotte di venerdì sono giunti a Casa Suraya gli otto migranti, anch’essi eritrei assegnati a Milano: sono ospiti del centro gestito dalla cooperativa Farsi Prossimo. Per protestare contro il loro arrivo, Forza Nuova aveva appeso un provocatorio striscione lungo 5 metri sulle pareti della sede di Caritas ambrosiana con la scritta «Cei: da crescete e moltiplicatevi a sbarcate e sostituiteci!». Lo stesso striscione, sempre firmato Fn, è apparso ieri anche sulla porta del vescovado di Pistoia. «Nel respingere ogni tipo di intimidazione – si legge in una nota della diocesi guidata dal vescovo Fausto Tardelli – rimarchiamo con estrema serenità la volontà di continuare ad operare nel solco del Vangelo per costruire un mondo più giusto e accogliente, in pace, dove si amano Dio e il prossimo».

Scritte contro la Cei sono apparse ieri anche nei giardini dell’episcopio di Ascoli Piceno, la città il cui vescovo Giovanni D’Ercole aveva annunciato tra i primi l’intenzione di accogliere i richiedenti asilo. «Ad Ascoli arriveranno solo due migranti della Diciotti che saranno accolti dal vescovo in casa sua e a suo totale carico», afferma una nota della diocesi. Ai lati del duomo di Malo, Vicenza, invece, è stato affisso l’altra notte uno striscione del Movimento Italia Sociale dove era scritto «Teorema solidarietà: Diciotti=4,35», in polemica contro il possibile arrivo di cinque migranti. In un post su Fb, il gruppo di destra prende di mira anche il parroco don Giuseppe Tassoni.

Senza clamori sono arrivati invece ad Otricoli, i quattro migranti eritrei ospitati dalla diocesi di Terni-Narni-Amelia nell’ex scuola materna delle suore di Nostra Signora di Fatima. Si tratta di giovani tra i 23 e 32 anni: hanno ringraziato per l’accoglienza esprimendo il desiderio di imparare presto l’italiano e iniziare a lavorare per aiutare i famigliari che hanno lasciato nel loro Paese. «In questo tempo particolare che stiamo vivendo sul versante migrazioni – ha commentato il vescovo Giuseppe Piemontese – la diocesi e la comunità hanno sempre collaborato ai progetti di accoglienza, con la prefettura e gli altri organi istituzionali. Anche in questa circostanza non potevamo restare indifferenti e così abbiamo dato la disponibilità all’accoglienza di alcuni migranti. Un segno di solidarietà umana per persone tutelate dal diritto internazionale, e per noi è un dovere cristiano di accoglienza».

A Taranto è bastata una dichiarazione e la disponibilità dell’arcivescovo Filippo Santoro ad accogliere una decina di migranti a scatenare l’ira dei social di alcuni tarantini che non sono d’accordo con questa scelta. Tanti i commenti provocatori al grido di «prima i poveri italiani». «Non possiamo lasciare che inquietudini e paure condizionino le nostre scelte, determinino le nostre risposte, alimentino un clima di diffidenza e disprezzo, di rabbia e rifiuto – ha detto l’arcivescovo Santoro –, il nostro Paese ha bisogno di essere pacificato, vanno superate le contrapposizioni ideologiche di cui fanno le spese i più deboli, gli indifesi».
(Hanno collaborato Elisabetta Lomoro e Marina Luzzi)

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