martedì 18 agosto 2020
Collegato dall’Oregon, Scott Gilbert, uno dei massimi esperti di biologia evolutiva, parla dell’uomo come «ecosistema interdipendente», costituito «da più comunità»
Il Meeting di Rimini

Il Meeting di Rimini - Ansa

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«Siete fatti come un prodigio ma non siete ciò che pensate di essere». In collegamento dall’Oregon, Scott Gilbert, uno dei massimi esperti di biologia evolutiva dello sviluppo, affronta al Meeting di Rimini il tema “Privi di meraviglia restiamo sordi al sublime” focalizzandolo sul funzionamento degli organismi viventi. È successo questa sera.

Lo scienziato, introdotto da Giorgio Dieci, biochimico dell’Università di Parma, ha proposto una lunga carrellata di esempi dell’interdipendenza tra gli organismi complessi, come l’uomo, e i batteri o i funghi. Calamari che si sviluppano solo quando entrano in contatto con un microbo, vacche che ruminano grazie ai batteri, orchidee che germinano per effetto di un fungo: fino all’homo sapiens sapiens.

«Toglietevi dalla testa di essere individui – ha detto Gilbert – perché siete un sistema di ecosistemi interdipendenti che funzionano tra loro, un bioma fatto di centinaia di specie». Un intervento di frontiera, teso anche a smontare antiche credenze ed anche postulati scientifici: «Il concetto di individualità immunitaria, la stessa individualità genetica, quella evolutiva sono sbagliati in quanto gli animali sono costituiti da più comunità biotiche persistenti», ha detto Gilbert, durante la conferenza organizzata in collaborazione con Camplus e Avvenire. Sullo sfondo, la concezione di ogni individuo come ecosistema, che smonta la visione unitaria del corpo umano. «Il 50% delle cellule non derivano dall’embrione, ma ci sono 160 specie microbiche per persona; ogni poro è un ecosistema separato…», ha precisato lo studioso.

Sullo sfondo, una tesi radicale: «Lo sviluppo è una funzione olobiotica, uno sport di squadra, non esistiamo come entità indipendenti, diveniamo con gli altri». Una “meraviglia” che conduce all’osservazione del sublime, che, come ha commentato lo scienziato statunitense, «il sublime è diverso dal bello. Il bello è armonioso e il sublime spaventa: è potente e talora distruttivo, in quanto afferma che la ragione non è sufficiente per comprendere la realtà. Il sublime è meraviglia accompagnata da un senso di terrore».

Questo scenario biologico, sul piano evolutivo, questo significa che la vita «ha una base cooperativa». Secondo Gilbert ci sono segni che fanno pensare che anche i nostri neuroni o la placenta derivino, sul piano evolutivo, dall’azione dei microbi presenti nel nostro corpo, che dunque «sono importantissimi per consentire nuove traiettorie di sviluppo evolutive negli esseri viventi» ha concluso lo scienziato, secondo cui «solo capendo la natura riusciamo a generare il timore e la curiosità che ci spiegano il senso del sublime».

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