giovedì 20 agosto 2015
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Parte da Nietzche e conclude con il Meeting - “grazie a voi che aprite la porta ai viandanti per dire venite e guardate: Dio non è morto” - ma il cardinale Jean Louis Tauran dalla tribuna di Rimini parla soprattutto alla politica e alle intellighenzie dei Paesi sviluppati, quando dice, concludendo l'incontro con il Gran Rabbino di Francia e con l'imam di Villeurbanne, che “nelle società pluralistiche noi credenti desideriamo essere riconosciuti per quel che siamo, cioè cittadini e non richiedenti asilo”. Poi, ancor più chiaramente: “I credenti esistono, sono solidali con la storia dei popoli: sono cittadini a pieno titolo. Non cittadini o credenti, ma cittadini e credenti”. Una rivendicazione del ruolo delle religioni nella società contemporanea che replica ad un'opinione pubblica intimorita dalla violenza dell'Is e dagli attentati che hanno insanguinato l'Europa. Frequenti e ancora vividi i riferimenti al martirio di Charlie Hebdo. Oggi all'inaugurazione del 36esimo Meeting dell'amicizia tra i popoli, non casualmente dedicata al dialogo interreligioso, il presidente del Pontificio consiglio, introdotto dalla presidente della Fondazione Meeting Emilia Guarnieri che ha letto i messaggi di saluto del Papa e del Presidente della Repubblica, ha descritto un “mondo molto paradossale: da una parte ci sono quelli che proclamano la morte di Dio, quelli che dicono che non abbiamo bisogno di Dio; e dall’altra, basta vedere in edicola quante volte viene nominato il nome di Dio sui giornali… mai si è parlato così tanto di Dio come oggi”. Se il porporato ha parlato di tre sfide – identità, alterità e sincerità – il rabbino Haim Korsia e l'imam Azzedine Gaci hanno condannato senza esitazione ogni forma di estremismo ma hanno anche invitato a superare il concetto stesso di tolleranza “che implica quasi in modo surrettizio l’idea di accettazione e non di condivisione dell’idea di qualcun altro. Bisogna fare un passo avanti e pensare invece alla necessità dell’esistenza dell’altro come condizione essenziale per la mia stessa esistenza. Questa è la prova che l’alterità arricchisce l’essere umano ed è ’conditio sine qua non’ per il suo esistere", ha detto Korsia. E Gaci: “il rispetto dell'altro non è la tolleranza: i rapporti tra noi devono andare al di là della tolleranza perché essa richiama l'idea di soffrire la presenza dell'altro”.
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