venerdì 29 marzo 2019
Il capo dello Stato ai presidenti delle Camere Fico e Casellati: il Parlamento non può controllare il credito, interferire nelle inchieste e dare indicazioni a Bankitalia e Bce.
Il capo dello Stato Sergio Mattarella

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Dopo la convocazione ieri al Quirinale dei presidenti delle Camere, il capo dello Stato Sergio Mattarella passa all'azione per mettere al riparo l'azione di Bankitalia dalle fibrillazioni politiche, per non aggiungere ulteriori elementi di tensione sui risparmi degli italiani e per conservare una relazione positiva con la Bce di Mario Draghi.

Il nodo è la legge istitutiva di una nuova commissione d'inchiesta sul sistema bancario e finanziario, la seconda dopo quella che ha svolto i suoi lavori sul finire della scorsa legislatura. Se allora a chiedere con forza l'inchiesta parlamentare fu l'ex leader del Pd Matteo Renzi, stavolta l'iniziativa è venuta dalla maggioranza di governo M5s-Lega, con particolari aspettative da parte dei pentastellati, i quali hanno già pre-indicato come presidente dell'organismo il senatore-giornalista del Movimento Gianluigi Paragone, nome che però adesso sembra in bilico. Mattarella, dopo quasi un mese di riflessione, ha accompagnato la sua firma alla legge con una lettera al presidente della Camera Roberto Fico e alla presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati.

A preoccupare Mattarella è il fatto che «l’ambito dei compiti attribuiti alla Commissione – a differenza di quella istituita nella precedente Legislatura - non riguarda l’accertamento di vicende e comportamenti che hanno provocato crisi di istituti bancari o la verifica delle iniziative assunte per farvi fronte, ma concerne – insieme al sistema bancario e finanziario nella sua interezza - tutte le banche, anche quelle non coinvolte nella crisi e che svolgono con regolarità la propria attività». Non è in discussione, prosegue il Colle,«il potere del Parlamento di istituire commissioni di inchiesta». Piuttosto, «non può passare inosservato che, rispetto a tutte le banche, e anche agli operatori finanziari, questa volta viene, tra l’altro, previsto che la Commissione possa “analizzare la gestione degli enti creditizi e delle imprese di investimento”. Queste indicazioni - prosegue il Colle -, così ampie e generali, non devono poter sfociare in un controllo dell’attività creditizia, sino a coinvolgere le stesse operazioni bancarie, ovvero dell’attività di investimento nelle sue varie forme». Insomma, il Parlamento non può arrivare a interferire con «la natura privata degli enti interessati».

Mattarella segnala insomma che «l’eventualità che soggetti politici possano, anche involontariamente, condizionare, direttamente o indirettamente, le banche nell’esercizio del credito, nell’erogazione di finanziamenti o di mutui e le società per quanto riguarda le scelte di investimento si colloca decisamente al di fuori dei criteri che ispirano le norme della Costituzione». Un problema, continua il Colle, si pone anche rispetto all'operato ordinario delle autorità di vigilanza. Non bisogna sovrapporsi, quindi, «all’esercizio dei compiti propri di Banca d’Italia, Consob, Ivass, Covip, Banca centrale europea. Ciò urterebbe con il loro carattere di Autorità indipendenti». Infine, il capo dello Stato ricordo che «né le banche centrali né, tantomeno, la Banca centrale europea possono sollecitare o accettare istruzioni dai governi o da qualsiasi altro organismo degli Stati membri». La governance del sistema del credito, insomma, deve restare saldamente autonomo. Sia a livello italiano (Bankitalia), sia a livello europeo: «Va, in particolare, escluso che la Commissione, come potrebbe far temere un’erronea interpretazione dell’art.3 della legge, possa svolgere attività che rientrino nella competenza di organismi dell’Unione Europea – come la Banca Centrale Europea e l’Esma - in base a norme non derogabili dal diritto interno».
Nella lunga missiva, espressione di una preoccupazione autentica nata anche dai colloqui di ieri tra Mattarella e il governatore di Bankitalia Ignazio Visco, il Quirinale arriva a ricordare che la tutela del risparmio degli italiani passa anche dall'attenzione da prestare «al delicato profilo delle informazioni detenute dalle autorità di vigilanza». Azione politiche poco prudenti, insomma, possono danneggiare i soldi dei cittadini, gli interessi delle imprese e degli azionisti. Ulteriore cautela, Mattarella la chiede in riferimento a vicende bancarie oggetto di indagine giudiziaria: le inchieste parlamentari si possono fare, «ferma restando la diversità degli scopi perseguiti da ciascuna istituzione» e senza che il Parlamento influisca «sul normale corso della giustizia». In nessun modo, per intendersi, le Camere possono andare ad accertare come la giustizia sta svolgendo le sue funzioni.

Sono timori che il capo dello Stato mette nelle mani di Fico e Casellati, rendendoli responsabili dal punto di vista istituzionale degli esiti della commissione d'inchiesta.

La lettera arriva in un contesto delicato per Bankitalia e il sistema del credito. Ieri il governatore Visco, dopo tensioni con il governo, ha nominato nuovo direttore generale Fabio Panetta e come vice Daniele Franco (Ragioniere dello Stato dal 2013, poltrona fondamentale che ora si libera) e Alessandra Perrazzelli, avvocato e manager, ex Barclays. Un compromesso dopo la rinuncia volontaria dell'ex dg, Salvatore Rossi, finito nel mirino della maggioranza gialloverde. Contestualmente, il governo è alle prese con il decreto per l'erogazione dei rimborsi ai truffati delle banche finite in default: l'ultima ipotesi è di inserire il testo, oggetto di un contenzioso con l'Ue, dentro il decreto-crescita in agenda nel Consiglio dei ministri di lunedì.

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