martedì 4 ottobre 2022
Nel discorso alla fine della Messa il Capo dello Stato parla dell'Italia, dell'Europa e del mondo: "Non ci arrendiamo alla logica di guerra". E avverte il Paese: pandemia non ancora finita
Mattarella ad Assisi: "Difendere pace e democrazia con mezzi coerenti"
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Un messaggio unico, ma con più destinatari. L'Italia, l'Europa, il mondo. Così il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, da Assisi, dopo aver acceso la lampada votiva a San Francesco, nella Basilica superiore, a nome di tutti gli italiani. Pace augura al mondo, perché non ci si può rassegnare alla guerra. E all'Italia di seguire l'esempio di san Francesco. Cioè che più che le parole nella vita contano i fatti. Messaggio che può essere interpretato anche alla luce del passaggio istituzionale che attende il Paese, dopo le elezioni e alla vigilia della formazione del nuovo governo. Anche perché la pandemia, dice, "non è ancora sconfitta.

Il capo dello Stato sottolinea innanzitutto come l'accensione della lampada di san Francesco sia "un gesto di fraternità che è prova di unità ed è espressione della pluralità che rende il nostro Paese così ricco di esperienze, di bellezze, di creatività, di passioni civili. San Francesco - ricorda - è una delle radici antiche della nostra identità. E la forza profetica delle sue scelte di vita ha esaltato valori che sentiamo vivi per il domani dell’Italia, dell’Europa, del Mediterraneo, del mondo".

Al primo posto il presidente mette la pace. "Quella pace - rimarca Mattarella - tradita proprio nel cuore dell’Europa, che, nella prima metà del secolo scorso, aveva conosciuto gli abissi del male e si era riscattata con nuovi ordinamenti interni e internazionali. Non ci arrendiamo alla logica di guerra, che consuma la ragione e la vita delle persone e spinge a intollerabili crescendo di morti e devastazioni. Che sta rendendo il mondo più povero e rischia di avviarlo verso la distruzione. E allora la richiesta di abbandonare la prepotenza che ha scatenato la guerra. E allora il dialogo. Per interrompere questa spirale".

La pace richiama poi l'armonia del creato: "Quando si consumano a dismisura le risorse, quando si depreda la natura, quando si creano disuguaglianze tra i popoli, quando si inaridisce il destino delle generazioni future, ci si allontana dalla pace. Dobbiamo riparare, restituire - esorta il capo dello Stato -. E’ la grande urgenza della nostra epoca. E non abbiamo altro tempo oltre questo. E’ un compito che riguarda tutti noi - nessuno è irrilevante - nessuna buona opera è inutile. E’ un compito che va svolto insieme". E qui il presidente cita papa Francesco, cui rivolge "un deferente e riconoscente saluto", suscitando l'applauso della Basilica, il quale "ci ha offerto una chiave di interpretazione e di impegno parlando di 'ecologia integrale'". E’ proprio questa la sfida, aggiunge il presidente. "Equilibrio ambientale da ricomporre; giustizia sociale da perseguire rimuovendo gli ostacoli che le contingenze frappongono; diritto di ogni donna e di ogni uomo a sviluppare appieno la propria personalità".

Quindi i temi più interni. A partire dalla constatazione che quanto compiuto oggi "non è un rituale"Sono anzi dei gesti che, sottolinea il capo dello Stato, "corrispondono alla consapevole rivendicazione del cammino che la Repubblica ha saputo compiere con la ricostruzione nazionale e lo sviluppo dopo la dittatura e la guerra, consolidando democrazia e libertà, portando nel mondo il contributo di un Paese operoso, creativo, aperto alla cooperazione e all’incontro tra le culture". In sostanza "gesti che avvertiamo come un vincolo morale, per esprimere l’assunzione di valori e di criteri di vita".Di qui il suo riferimento al messaggio francescano, "che al di là della fede interroga ciascuno". Francesco, ricorda infatti Mattarella, "attribuiva maggiore importanza alla coerenza dei comportamenti piuttosto che alle parole che li descrivono e li interpretano".In altri termini "più che le parole i comportamenti parlano; e la coerenza è la modalità, la condizione per dialogare in modo autentico". Ecco perché il presidente fa riferimento allo "spirito di Assisi" - cioè il guardare alle religioni come "vettori di riconciliazione e di crescita", di "dialogo e di accoglienza, quando riconoscono l’umanità nell’uomo, in ogni persona, anche in quelle di altri fedi" - e dice che c'è bisogno che esso si propaghi. "Pace, libertà, giustizia, democrazia si difendono con strumenti di pace, di libertà, di giustizia, di democrazia. I mezzi sono parte dei fini; e devono essere con essi coerenti". A san Francesco, nota dunque il presidente, "guardiamo come a uno dei padri della nostra civiltà, come a un visionario che plasma la realtà, capace di indicare il percorso verso un futuro al quale intendiamo essere fedeli". E perciò augura da Assisi "un futuro migliore per l’Italia e per il mondo".Infine il ricordo delle vittime della pandemia, "ai familiari che ancora li piangono, a coloro che – nei giorni più terribili – non hanno avuto neppure il conforto di un parente al capezzale o di un funerale". Ma con un avvertimento: "La pandemia non è definitivamente sconfitta, anche se l’azione dei vaccini e la risposta responsabile degli italiani ne hanno frenato l’espansione, ridotto grandemente la pericolosità e salvato la vita a decine di migliaia di persone. Occorrerà ancora intelligenza collettiva e responsabilità".

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