mercoledì 24 aprile 2019
Il presidente della Repubblica parla al Quirinale. Polemiche dopo la decisione del ministro dell'Interno Salvini di non partecipare alle cerimonie.
Il presidente Mattarella parla agli esponenti delle associazioni combattentistiche e d'Arma nella ricorrenza del 74° anniversario della Liberazione (Ansa)

Il presidente Mattarella parla agli esponenti delle associazioni combattentistiche e d'Arma nella ricorrenza del 74° anniversario della Liberazione (Ansa)

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Contro interessate riscritture della Storia» occorre ribadire che la Resistenza e la Liberazione dal nazi-fascismo rappresentano per l'Italia «un nuovo Risorgimento» in cui la nazione «ha ritrovato la propria dignità». Così il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, alla vigilia del 25 aprile, ha voluto indirizzare il dibattito pubblico, attraversato dalle polemiche suscitate dal ministro dell'Interno Matteo Salvini che, pur domandando «rispetto», ha ribadito di preferire recarsi ad una iniziativa contro la mafia a Corleone piuttosto che alle celebrazioni di questa Festa nazionale, da lui nuovamente accusata di essere «solo la festa dei comunisti».

«Siamo figli di chi ha dato la vita per garantirci libertà e democrazia - ha affermato Salvini - ma ognuno la celebra dove vuole e io vengo pagato per combattere e liberare l'Italia dalla mafia». Una tesi contestata sia dal mondo politico, a partire dagli alleati di M5s, che da esponenti della società civile. «Il 25 Aprile è dedicato al ricordo esclusivo della Liberazione dal nazifascismo. Tutte le altre pretese di liberazione, tutte le altre giuste e meritorie cause, vanno affrontate in altre sedi e non in questa ricorrenza» ha detto Noemi Di Segni, presidente dell'Unione delle Comunità ebraiche italiane (Ucei).

Un dibattito pubblico insomma che il presidente Mattarella ha voluto riportare nel corretto canale storico e istituzionale, con un discorso alla cerimonia al Quirinale con le Associazioni combattentistiche e d'Arma, che verrà ampliato alle celebrazioni a Vittorio Veneto. Rivolgendosi alle Associazioni presenti le ha definite «un argine alla verità e un monito permanente contro interessate riscritture della Storia, particolarmente in una fase di trasformazione del rapporto tra informazione e pubblica opinione».

Mattarella ha poi ricordato come alla Resistenza abbiano preso parte non solo partigiani comunisti, ma anche i soldati italiani, partigiani di altre idee politiche, perfino sacerdoti: «con essa la nostra Nazione ha ritrovato la dignità, davvero è stato un nuovo Risorgimento».

Insomma una festa di «tutti gli italiani» ha concluso; quasi un auspicio che le celebrazioni a Porta San Paolo a Roma quest'anno possano vedere la presenza delle Comunità ebraiche, che l'anno scorso celebrarono la festa per conto proprio ricordando la Brigata ebraica, dopo alcuni attacchi antisemiti. Un ricordo che ci sarà anche al Cimitero degli Inglesi, a due passi da Porta San Paolo dove però potrebbe esserci un momento unitario con l'Anpi.

Il dibattito sul 25 aprile

Anche numerosi esponenti di M5s hanno ribadito il valore del 25 aprile, dal ministro Elisabetta Trenta, al capogruppo in Senato Stefano Patuanelli, per non parlare degli esponenti delle opposizioni di centrosinistra, dal Pd a Mdp a Sinistra italiana.

«Il 25 aprile - ha detto il segretario della Cgil Maurizio Landini - è la festa di tutti gli italiani, anche di Salvini, che può girare e dire le cose che dice grazie alla Resistenza e alla Liberazione. Se non lo festeggia, fa una cosa grave contro il Paese e la sua storia».

Altro elemento di polemica sollevato da Salvini è la sua tesi di un 25 aprile «derby tra comunisti e fascisti», ribadita in giornata. Il capogruppo Dem Graziano Delrio ha invitato Salvini e Di Maio «a tenere fuori il 25 aprile dalla loro rissa.

La Liberazione è una festa di tutti». «Non esiste nessun derby - ha detto Carlo Smuraglia, presidente onorario dell'Anpi - l'unica contrapposizione è tra democratici che credono nella Costituzione e chi in altri valori».

«Da Milano alla Sicilia - ha detto il segretario Dem Zingaretti - domani è opportuno che tutti tengano le orecchie aperte e siano per le strade a ricordare che la storia non si ripropone mai nelle stesse forme però ritorna».


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