sabato 12 settembre 2020
Poche ore alla ripresa delle scuola in presenza. Le famiglie chiedono sia fatta chiarezza su sulla misurazione della temperatura, a casa o a scuola e sulle mascherine
Mascherine fai da te e temperatura. A scuola è già febbre da ripartenza
COMMENTA E CONDIVIDI

A poche ore dalla ripresa ufficiale delle lezioni in presenza, fissata per lunedì, è sulla misurazione della temperatura, a casa o a scuola e sulle mascherine (se sono sufficienti quelle di comunità o sono necessarie quelle chirurgiche), che le famiglie chiedono sia fatta chiarezza. E a sciogliere i dubbi certo non ha contribuito la polemica tra la Regione Piemonte e il governo, dopo l’ordinanza del governatore Alberto Cirio, che obbliga i genitori a scrivere la temperatura giornaliera sul diario dei figli. «Potremmo impugnare il decreto», ha minacciato la ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, secondo la quale, in vista della ripresa, è comunque «tutto sotto controllo». In effetti, basterebbe risalire alla fonte della filiera informativa per fare chiarezza in maniera definitiva. Nelle “Indicazioni operative” diffuse a fine agosto dai ministeri della Salute e dell’Istruzione, con l’Istituto superiore di Sanità e l’Inail, si legge chiaramente che «ai fini dell’identificazione precoce dei casi sospetti, è necessario prevedere», tra le altre misure, anche «il coinvolgimento delle famiglie nell’effettuare il controllo della temperatura corporea dello studente a casa ogni giorno prima di recarsi a scuola».

La ragione, l’ha ricordata ieri la ministra: «Non è giusto che studenti contagiati utilizzino i mezzi di trasporto per arrivare a scuola – ha detto Azzolina –. E non si può, a quattro giorni dall’apertura cambiare le regole del gioco. È una questione di rispetto per le famiglie e per i dirigenti scolastici. Non escludiamo la possibilità di aprire un contenzioso con la Regione Piemonte e impugnare il decreto del presidente Cirio». Che, dal canto suo, motiva la decisione con la necessità di effettuare un «controllo efficace» sull’operato delle famiglie. «Lo Stato – commenta il presidente della Regione Piemonte – ha ordinato a tutti i datori di lavoro di rilevare la temperatura dei propri dipendenti. Ci chiediamo perché non farlo con le scuole. In un Paese normale lo Stato prima di obbligare gli altri obbliga se stesso, e la scuola dello Stato è una delle articolazioni».

Anche per il presidente dell’Associazione nazionale presidi, Antonello Giannelli, la temperatura degli studenti deve essere misurata a casa, con la «fondamentale » collaborazione delle famiglie. «Su queste misure non è opportuno dividersi ed avere approcci differenziati – avverte Giannelli –. Credo che sia sempre necessario, tanto più in momenti come questo, il rispetto dei protocolli nazionali validati dalle autorità istituzionalmente preposte». I dirigenti scolastici chiedono anche che sia reintrodotta l’obbligatorietà del certificato medico per l’ammissione a scuole degli studenti, «almeno sopra i tre giorni di malattia».

Le modalità di misurazione della temperatura dividono anche la comunità scientifica. Così, se per il direttore dell’Unità di Pneumologia del Policlinico Gemelli Irccs di Roma e membro del Comitato tecnico scientifico (Cts), Luca Richeldi, «la soluzione più razionale ed efficace è controllare la febbre a casa e non a scuola», la direttrice del Laboratorio di Microbiologia clinica, Virologia e Diagnostica delle bioemergenze dell’ospedale Sacco di Milano, Maria Rita Gismondo, si dice «assolutamente contraria alla rilevazione della temperatura fatta in famiglia» e per l’infettivologo dell’ospedale Sacco di Milano, Massimo Galli, «misurare la febbre a casa è una scorciatoia senza garanzie». Anche sul fronte delle mascherine, le famiglie chiedono chiarezza e intanto prendono nuovamente d’assalto le farmacie alla ricerca di quelle chirurgiche ormai introvabili, soprattutto nelle grandi città. E a poco, al momento, sono valse le parole del commissario per l’emergenza Covid-19, Domenico Arcuri: «Nessuna scuola è senza mascherine chirurgiche».

Secondo gli uffici del Commissario, sono stati distribuiti 41 milioni di mascherine ed entro lunedì ne arriveranno altri 77, «una quantità sufficiente per due ulteriori settimane di lezioni». Sempre entro lunedì saranno distribuite altri 16 milioni di mascherine alle scuole primarie, «sufficienti per garantire la riapertura in sicurezza anche di questi istituti». La distribuzione proseguirà poi su base settimanale o bisettimanale a seconda del numero degli studenti. Intanto, però, un’indagine di Cittadinanzattiva – realizzata in 4 regioni del Nord, 4 del Centro e 5 regioni del Sud, per un totale di 23 città e 39 istituti coinvolti – rivela un’altra realtà: alle scuole le mascherine non sono ancora arrivate ed è questa la risposta più frequente alle richieste di informazioni che arrivano dalle famiglie: «Per il momento portatele da casa, perché quelle che abbiamo bastano per le emergenze e per fornirle ai docenti e a tutto il personale scolastico». Infine, sono sette le Regioni che hanno deciso di aprire le scuole in una data diversa dal 14 settembre. Due le motivazioni di fondo: la vicinanza con la tornata referendaria ed elettorale del 20 e 21 settembre e i ritardi dei lavori per le misure di sicurezza anti-contagio.

Dunque, la campanella lunedì suonerà per gli studenti delle scuole del Lazio, Emilia Romagna, Lombardia, Molise, Marche, Toscana, Liguria, Piemonte, Sicilia, Umbria. Valle d’Aosta, Veneto e provincia di Trento. In Abruzzo, Campania, Basilicata, Calabria, Puglia gli alunni torneranno in classe il 24 settembre e in Sardegna il 22 settembre. Il Friuli Venezia Giulia riaprirà gli istituti il 16 settembre. Le lezioni sono già ricominciate il 7 settembre in Alto Adige.

Numerose le eccezioni a livello locale, come a Vò, nel Padovano, una delle prime zone rosse, dove le lezioni sono riprese il 7 settembre e che il 14 riceverà la visita del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. In serata si è appreso che la ripresa dell’attività scolastica alla Spezia slitta dal 14 al 24 settembre, secondo quanto è stato deciso alla luce dell’andamento dei contagi da Covid-19, dopo le consultazioni tra il presidente della Regione, Giovanni Toti e il sindaco di Spezia e presidente della provincia Pierluigi Peracchini.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: