giovedì 16 giugno 2022
Lo studio fotografa ancora una volta la crescita del fenomeno migratorio nel mondo. L’Alto commissario Grandi: riconoscere gli esempi dei Paesi che danno opportunità
Un centro di accoglienza della Croce rossa italiana per i profughi afgani

Un centro di accoglienza della Croce rossa italiana per i profughi afgani - Siciliani

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Più di una volta e mezzo la popolazione dell’Italia. Dodici volte quella della città di New York e quasi cinque volte di Pechino. Secondo i dati di maggio 2022, sarebbero oltre 100 milioni gli esseri umani in fuga nel mondo «a causa di persecuzioni, guerre e violazioni dei diritti umani». A mettere nero su bianco l’allarme, per un fenomeno in crescita esponenziale nell’ultimo decennio, è il secondo report annuale dell’Acnur (Unhcr), "Global Trends", relativo in particolare al 2021, che Avvenire ha letto in anteprima. Numeri che non riescono a raccontare le storie, le valigie di chi fugge, piene di drammi e speranze.

Alla fine dello scorso anno, la marea umana costretta a scappare dal proprio Paese si attestava attorno agli 89,3 milioni. Di questi, 27 milioni sono rifugiati, 53 milioni sfollati interni, 4,6 milioni richiedenti asilo e 4,4 milioni i venezuelani fuggiti all’estero. Dal Paese governato da Nicolàs Maduro sono fuggite in totale 6 milioni di persone, circa un quinto della nazione. Per quanto riguarda le richieste di asilo, aumentate dell’11%, invece, gli Stati Uniti sono il Paese che ha ricevuto il numero più alto di domande (188.900).

In un anno, scrive l’Agenzia Onu per i rifugiati, c’è stato «un aumento dell’8%», che ha visto più che raddoppiare, rispetto al 2011, i numeri di chi è fuggito. A imporre un’accelerazione forzata al trend, paragonabile solo agli esodi causati dal secondo conflitto mondiale, l’invasione russa in Ucraina dello scorso febbraio e, prima ancora, il riacutizzarsi di altri conflitti ed emergenze globali. Basti pensare che, secondo la Banca mondiale, nel 2021, 23 Paesi sono stati teatro di guerra. Oltre ai conflitti armati, tra le cause di emigrazione forzata ci sono «carenze alimentari, inflazione ed emergenza climatica».

Ogni tre persone che hanno lasciato la propria casa nel 2021, perché in pericolo di vita, almeno due scappavano dalla guerra in Siria (6,8 milioni), dalla povertà del Venezuela (4,6 milioni), dalla violenza dei taleban in Afghanistan (2,4), o dai conflitti e dalle persecuzioni in Sud Sudan (2,4) e Myanmar (1,2). Se i minori costituiscono il 30% della popolazione mondiale, il 42% della popolazione globale che fugge è composta da bambini e ragazzi fino ai 17 anni.

Tra i rifugiati su scala globale, 3,8 milioni sono accolti nella Turchia di Recep Tayyip Erdogan, che più di una volta ne ha fatto arma politica contro l’Europa. Mentre il Libano risulta essere il Paese che ha accolto il numero più elevato di rifugiati pro capite, 1 ogni 8 cittadini libanesi. Il 72% del totale, invece, compresi i rifugiati venezuelani, è accolto in Paesi confinanti con scarse risorse.

Dunque, l’incremento costante delle fughe supera le soluzioni a disposizione dei migranti. Dai dati del report, però, in uno scenario estremamente cupo, anche qualche barlume di speranza. «Mentre registriamo sgomenti il succedersi di nuovi esodi forzati – ha dichiarato l’Alto commissario dell’Onu per i rifugiati, Filippo Grandi – dobbiamo riconoscere gli esempi di quei Paesi che lavorano insieme per individuare opportunità a favore di chi fugge».

Il numero di rifugiati e di sfollati interni che hanno fatto ritorno a casa nel 2021, infatti, è aumentato, tornando ai livelli pre-pandemia, «con un incremento del 71% dei casi di rimpatrio volontario». Quasi sei milioni di persone «hanno fatto ritorno ai propri Paesi di origine nel 2021», e 57.500 rifugiati sono stati reinsediati, due terzi in più rispetto al 2020.

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