giovedì 5 novembre 2015
Il presidente di Earth Day Italia - tra gli organizzatori della Marcia per la Terra di domenica 8 novembre (partenza alle nove di mattina dal Colosseo) - spiega ragioni e significati di questa manifestazione nella lotta ai cambiamenti climatici.
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Era il 1992 quando a Rio de Janeiro si tenne il primo Summit mondiale della Terra. 196 Paesi ratificarono la Convenzione sui Cambiamenti Climatici con l'unico grande obiettivo di ridurre i gas serra per contrastare il riscaldamento globale.  Da allora sono state organizzate ben venti Conferenze delle Parti (le Cop) che avrebbero dovuto stabilire regole del gioco valide per tutti e porre limiti obbligatori alle pericolose emissioni. Nulla di fatto! In oltre vent'anni di mediazioni internazionali la ricerca del profitto ha sempre avuto la meglio sul buon senso. E oggi rischiamo seriamente di non avere più tempo per rimediare ai nostri errori.

Pierluigi Sassi - presidente di Earth Day Italia, tra gli organizzatori della Marcia per la Terra di domenica 8 novembre (www.marciaperlaterra.org con partenza alle nove di mattina dal Colosseo e arrivo in piazza Santi Apostoli, spiega ragioni e significati di questa manifestazione nella lotta ai cambiamenti climatici: "Quest'anno l'umanità è stata chiamata a rispondere alle sue crisi, e delle sue crisi, da un calendario di appuntamenti importanti. La Conferenza di dicembre a Parigi ci mostrerà se l'uomo preferisce distruggere il Pianeta in nome della ricchezza o se finalmente intende porre fine a questo inquinamento insostenibile in nome delle vita". Seduto tra le carte nelle stanze del Vicariato di Roma, dove si lavora a pieno ritmo per la manifestazione di domenica, Sassi richiama all'importanza di questo 2015: "Sarà ricordato per essere stato teatro della prima presa di coscienza collettiva planetaria sulla grande questione ambientale. Buona parte degli attuali sette miliardi di abitanti del pianeta sono oggi preoccupati e sempre più consapevoli dei gravi rischi che stiamo correndo. Ma se oggi abbiamo tutti più paura non è 'solo' perché i migliori scienziati del mondo ci hanno minacciato con un imminente punto di non ritorno". con partenza alle nove di mattina dal Colosseo e arrivo in piazza Santi Apostoli, spiega ragioni e significati di questa manifestazione nella lotta ai cambiamenti climatici: "Quest'anno l'umanità è stata chiamata a rispondere alle sue crisi, e delle sue crisi, da un calendario di appuntamenti importanti. La Conferenza di dicembre a Parigi ci mostrerà se l'uomo preferisce distruggere il Pianeta in nome della ricchezza o se finalmente intende porre fine a questo inquinamento insostenibile in nome delle vita". Seduto tra le carte nelle stanze del Vicariato di Roma, dove si lavora a pieno ritmo per la manifestazione di domenica, Sassi richiama all'importanza di questo 2015: "Sarà ricordato per essere stato teatro della prima presa di coscienza collettiva planetaria sulla grande questione ambientale. Buona parte degli attuali sette miliardi di abitanti del pianeta sono oggi preoccupati e sempre più consapevoli dei gravi rischi che stiamo correndo. Ma se oggi abbiamo tutti più paura non è 'solo' perché i migliori scienziati del mondo ci hanno minacciato con un imminente punto di non ritorno".Di cosa abbiamo paura allora? Quello che veramente scuote le nostre coscienze è l'esplodere di più fenomeni allo stesso tempo, concreti e preoccupanti, tutti legati alle scellerate politiche ambientali che guidano le nostre economie. Quali fenomeni?Innanzitutto i violenti cambiamenti atmosferici che dopo aver consegnato allo povertà intere popolazioni adesso sconvolgono anche i paesi ricchi con sempre più frequenti disastri ambientali. Una terapia d'urto che a cominciato a far comprendere fenomeni globali drammatici che da tempo covano repressi nello squilibrio tra paesi ricchi e paesi poveri. Sotto la pressione, non solo dei cambiamenti climatici, ma anche dell'imponente crescita demografica e dell'interminabile crisi economica, nel 2015 quello delle migrazioni è apparso finalmente a tutti come un fenomeno epocale, inarrestabile, dalle imprevedibili ricadute sociali, politiche ed economiche. Ma in tutto questo cosa significa fare una Marcia con il Vicariato di Roma e per il Papa?Tra soli 21 giorni dei governanti che non abbiamo eletto decideranno se il nostro Pianeta deve vivere o morire. Qualcuno deciderà delle nostre vite e di quelle di tutti coloro che in questo mondo non sono rappresentati. Insomma dei miliardi di Ultimi considerati unicamente nella voce del Papa. Ora io mi domando: ma ci voleva proprio un uomo passato dalle Villas Miseria argentine ai Palazzi Apostolici vaticani per spiegare al mondo che economia, società e ambiente sono tre ingranaggi di uno stesso meccanismo? Che la nostra è una "casa comune" da tenere con cura nella quale esaurire le risorse e maltrattare i fratelli sono dei terribili boomerang che ci torneranno dritti in faccia?Insomma si deve marciare per la giustizia universale? Detta così sembra una cosa lontana da noi ma invito tutti i romani a guardare come è ridotta la nostra città. Roma cade letteralmente a pezzi perché ad essere inquinata non è solo l'aria ma anche la coscienza dei suoi cittadini. La politica è colpevole ma a dargliene la possibilità siamo noi con la nostra folle indifferenza. Alzi la mano chi pensa che questa assurda speranza di benessere che abbiamo riposto nella ricchezza e nella tecnologia ci ha portati ad una migliore qualità della vita. Ora però tocca a noi dire a chi governa Roma e a chi governa il mondo che non ci stiamo più, che vogliamo difendere le nostre vite, che vogliamo una migliore qualità della vita. È per questo che domenica bisogna andare al Colosseo e marciare.

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