giovedì 22 novembre 2018
Così il premier ha risposto a chi gli chiedeva cosa cambierà l'Italia dopo il no di Bruxelles. Salvini: passi indietro non ne facciamo. E attacca il commissario Ue Moscovici
Conte: non rinunciamo a nulla nell'interesse degli italiani
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«Se è per gli italiani non siamo disposti a rinunciare a nulla». Così il premier Giuseppe Conte ha risposto a chi gli chiedeva cosa l'Italia cambierà della manovra dopo il no di Bruxelles, a margine del Forum europeo per la riduzione del rischio. «La riduzione del debito - ha spiegato il presidente del Consiglio - è un obiettivo comune con l'Europa stiamo lavorando alla riduzione del debito. Con un clima rasserenato sono convinto che lo spread scenderà. Siamo responsabili non c'è nessuna presunta ribellione all'Ue». Stiamo orientando il Paese verso «la crescita economica verso lo sviluppo sociale». «Ricette di austerità hanno fallito, non vedo l'ora di confrontarmi con Juncker e gli altri commissari invitati alla cena di sabato prossimo», aggiunge Conte.

«Noi passi indietro non ne facciamo. Non abbiamo messo soldi a caso, nella manovra c'è un'idea di Italia che cresce: sono soldi degli italiani e chiederemo di poterli spendere, per il diritto alla salute, alla protezione, alla ricerca scientifica». Lo ha detto il vicepremier Matteo Salvini, ospite di Uno Mattina, dopo la battuta di ieri sulla «letterina di Babbo Natale» ricevuta dalla Commissione Ue, ribadendo l'intenzione del governo di andare avanti.

«L'Italia non è isolata in Ue e penso che dopo il voto alle Europee di maggio molti Paesi avranno una spinta in Europa, da parte dei cittadini, a cambiare le regole del gioco». Lo afferma l'altro vicepremier, Luigi Di Maio, in sala stampa alla Camera. «Io voglio restare in Europa e voglio che l'Italia resti nell'Ue e nell'Eurozona - aggiunge - perché adesso ci sono i presupposti per cambiare insieme a tanti altri Stati le regole del gioco, quindi migliorare la vita degli italiani senza puntare più ai tagli alla sanità, al welfare o alla scuola, ma puntando a politiche espansive».

«Noi siamo figli dell'Italia, ma anche dell'Europa. Il dialogo con l'Ue è necessario e si sta facendo. Andiamo a vedere le cose concrete: credo che una linea diplomatica si possa trovare», ha detto invece il ministro per l'ambiente Sergio Costa. «Il premier Conte - ha detto Costa - e i due vicepremier sono in continuo contatto. Se dobbiamo immaginare un governo del cambiamento, anche un cambiamento dei rapporti con l'Ue ci deve stare. Credo che i dialoghi a questo servano, al di là della dialettica che può sembrare anche ruvida».

Intanto il commissario europeo agli Affari Economici, Pierre Moscovici, è convinto che un accordo sarà trovato fra la Commissione europea e l'Italia sulla manovra per il 2019 perché è nell'interesse di tutti. «Dobbiamo lavorare, parlare ancora e sono convinto che a un accordo si arriverà perché è nell'interesse di tutti», ha detto Moscovici nel corso di un'audizione all'assemblea nazionale francese. «Il dialogo nella situazione attuale è la cosa più importante. È impossibile prendere qualunque misura senza parlare, senza cercare di correggere le cose, senza tentare di unire le differenti prospettive», ha aggiunto. «I passi e la velocità della procedura devono ancora essere discussi, includendo anche gli altri Stati. Dipenderà anche dalla natura della discussione che abbiamo bisogno di avviare con le autorità italiane. Io porgo la mano», ha concluso Moscovici.

Tuttavia si è acceso uno scontro a distanza tra il nostro ministro dell'Interno e il commissario europeo. «Se c'è qualcuno che non sta rispettando i patti è proprio la Commissione europea: Moscovici è pagato per aiutare gli italiani e non per insultarli». L'ha detto il vicepremier Salvini appena sbarcato a Olbia, prima tappa della due giorni in Sardegna, riferendosi al commissario europeo per gli Affari economici. «Come si permette di dire che siamo venditori di tappeti, che non tornano i conti, che chiediamo l'elemosina quando noi diamo cinque miliardi di euro all'Europa», attacca il leader della Lega. «Noi italiani gli paghiamo lo stipendio, sono stufo che da Bruxelles e Parigi arrivino insulti non a Salvini, ma a 60 milioni di italiani».

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