sabato 26 febbraio 2022
A Torino la manifestazione per la pace in Ucraina della Comunità di Sant'Egidio. In piazza anche tanti ucraini: "Il nostro Paese è in una guerra senza senso"
Partecipanti alla manifestazione per la Pace in Ucraina

Partecipanti alla manifestazione per la Pace in Ucraina - Chiara Vitali

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“I miei parenti sono tutti in Ucraina, hanno visto volare i missili sopra la loro casa”. Don Andriy Vakhrushev, parroco della chiesa di San Giorgio Martire a Torino, racconta dall’Italia la situazione del suo Paese di origine. È sceso in piazza il 25 febbraio alla manifestazione organizzata a Torino dalla Comunità di Sant’Egidio, per chiedere la pace in Ucraina. “Noi possiamo pregare e manifestare. Abbiamo tanta fiducia in Papa Francesco, speriamo che la sua voce possa veramente aiutare il popolo ucraino” dice don Andriy. Come lui, all’appello della Sant’Egidio hanno risposto decine di persone. Tutti si uniscono in un coro: “Sì alla pace, no alla guerra”.

Chiara Vitali

Daniela Sironi, responsabile della Sant'Egidio in Piemonte, dal palco lancia un appello a tutte le potenze internazionali: “Riprendete a trattare”. È uno scandalo, aggiunge, "che la guerra sia stata considerata un’opzione possibile. Dobbiamo scegliere la pace come unica soluzione alle controversie, lo dobbiamo ai nostri nonni ma anche ai nostri figli e nipoti”. La pace deve essere scelta, aggiunge Sironi, “anche in noi stessi, perché troppa violenza in Europa si scatena contro i poveri”.

Gli organizzatori avevano chiesto che in piazza non ci fosse alcuna bandiera, per mettere al centro solo la richiesta di stop alla guerra. Ma i cartelli gialli e blu spuntano presto tra i partecipanti, insieme a simboli dell’Unione europea. Tra i manifestanti ci sono molti ucraini. Fino a poco fa tanti di loro non si conoscevano, ma dal giorno dell’aggressione russa hanno usato i social per mettersi in contatto e vedersi di persona per le piazze e le strade di Torino.

Viktor è uno di loro, vive in Italia da quasi 7 anni ma viene da Gorlovka, città vicina al confine con la Russia. “In questo momento tutto il mio Paese è in una guerra senza senso. Bisogna agire con tutti i tipi di sanzioni contro la Russia per fermarla, adesso, perché le persone stanno già morendo. Putin è un folle” dice il ragazzo. A pochi metri da lui c’è Danil, uno studente russo: “Sono indignato perché il potere del mio Paese ha deciso di fare la guerra a uno Stato che era amico e vicino, per cultura, posizione e per la parentela che unisce tanti ucraini e russi”.

Chiara Vitali

Anche Elena Petrov, Eleonora Romanenko e Zlata M. sono scese in piazza a chiedere di fermare l’aggressione della Russia. Tra loro, due sono ucraine, una invece viene da Mosca. Sono amiche da anni e in Italia ognuna ha una propria famiglia. “In questo momento i russi stanno cercando di entrare nel nostro Paese da più fronti. Per ora riusciamo a mantenere il contatto con i nostri famigliari” dicono.

Chiara Vitali

Sul palco prendono voce parola i volontari della Sant'Egidio. Tra loro Edoardo Selvaggi, studente di ingegneria al Politecnico di Torino che parla a nome dei suoi coetanei: “Studiamo la II guerra mondiale nei libri di scuola, la ritroviamo nei racconti dei nostri nonni, ma siamo vissuti in pace sin da quando siamo nati. La guerra deve rimanere cosa del passato”. Al microfono parla anche Franca Montaldo, una “bisnonna qualunque”, così la presentano. Aveva 11 anni allo scoppio della II guerra mondiale e da allora custodisce una certezza: “Le guerre le perdono tutti, anche quelli che si sentono vincitori”.

La manifestazione di Torino si è svolta in contemporanea ad altri presidi organizzati in diverse città europee dalla stessa Comunità di Sant’Egidio, da Roma, a Madrid, a Varsavia.

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