lunedì 19 agosto 2013
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Madri povere in un Paese ricchissimo. Donne marocchine disoccupate, senza famiglia, disperate, utilizzate quasi «come macchine produttrici» in Lussemburgo, una delle nazioni più benestanti del Vecchio Continente. Un contrasto non solo stridente: violentemente ingiusto.La vicenda risale a qualche mese fa, quando un’associazione del Paese magrebino – il Centro Marocchino di Diritti Umani – denuncia il caso in un rapporto, dopo aver studiato la situazione di varie città del nord: almeno 600 donne marocchine avrebbero «affittato» il loro utero negli ultimi anni in Lussemburgo. La storia, ripresa dal quotidiano Al Akhbar, è rimbalzata anche in Lussemburgo, dove le autorità sanitarie hanno negato energicamente tutto: «È impossibile», hanno detto. Alcune fonti del Paese europeo hanno ammesso, al limite, l’esistenza di un «pugno di casi», escludendo però la versione di un flusso costante di donne nordafricane destinate a partorire bambini nel Granducato per coppie sterili. Ma il Centro Marocchino di Diritti Umani ha fornito particolari molto concreti: in particolare, il prezzo dell’“utero in affitto”. Secondo Khalid Cherkaoui, presidente del Centro, le donne sarebbero state pagate fra 150mila e 200mila dirhams, cioé tra i 13mila e i 17mila euro.Nell’islam i trattamenti di fecondazione artificiale sono proibiti, ma la legislazione varia di Paese in Paese. In qualsiasi caso, ha denunciato Cherkaoui, tutto il processo al quale furono sottoposte le 600 marocchine avvenne segretamente. Nel rapporto dell’associazione, pubblicato dal giornale locale, venivano citati alcuni camici bianchi marocchini che spiegavano come redigevano il «dossier medico» per permettere alle donne di uscire dal Paese legalmente.Chi c’era dietro a questo traffico di “uteri in affitto”? «Intermediari», secondo il Centro Marocchino di Diritti Umani: persone che lucravano sullo sfruttamento di donne ridotte allo stremo, convinte a partecipare all’agghiacciante mercato per poche migliaia di euro. «Si tratta di una violazione evidente dei diritti della donna e del bambino», è la durissima accusa di Cherkaoui. La denuncia è rimasta congelata dopo le smentite lussemburghesi: l’ong promise comunque nuove indagini. Il Marocco è un Paese a medio reddito, all’interno del contesto africano, con un Prodotto interno lordo pro capite di 3.546 dollari. Ma nelle campagne la povertà è una ferita profonda, che spinge l’acceleratore sull’esodo rurale.
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