sabato 23 settembre 2017
A Firenze ora il sindaco Nardella sanziona gli sfruttatori. Il deputato di Democrazia solidale-Centro democratico: due le proposte di legge nel cassetto. Mai calendarizzate in Parlamento.
Il deputato Gian Luigi Gigli (Christian Gennari/Siciliani)

Il deputato Gian Luigi Gigli (Christian Gennari/Siciliani)

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«Bravo Nardella. Il sindaco Pd di Firenze ha affrontato la piaga della prostituzione dal verso giusto: finalmente anche in Italia si sanziona il cliente, di fatto protagonista nella catena dello sfruttamento, e non le donne, che se arrivano sulla strada sono già state oggetto di compravendita, povertà, soprusi e umiliazioni. Ma invece il Parlamento cosa fa? Ben due proposte di legge in cinque anni di legislatura non sono mai state nemmeno calendarizzate... Mi sembra una bella ipocrisia».

Il deputato Gian Luigi Gigli (Democrazia Solidale-Centro Democratico), presidente del Movimento per la Vita, è il firmatario della prima delle due proposte di legge, presentata già nel luglio del 2014 e da allora rimasta lettera morta.

Anche il sindaco Dario Nardella ha incitato il Parlamento a seguire l’esempio di Firenze e varare una legge nazionale che colpisca la domanda per azzerare l’offerta, cioè le nuove schiavitù.

Non capisco come possa succedere che il Pd si comporti in un modo a Firenze e nel modo opposto in Parlamento: nel 2014 ho scritto la mia proposta di legge su ispirazione dell’associazione 'Papa Giovanni XXIII' di don Benzi, che ha salvato migliaia di schiave dai loro sfruttatori e che da sempre chiede a gran voce il 'modello nordico', ovvero la sanzione del cliente. Nel 2016 anche la deputata del Pd Caterina Bini ha prodotto una nuova proposta di legge, sempre su ispirazione della 'Papa Giovanni XXIII' e con lo stesso approccio. Quando l’ha presentata a Montecitorio con una grande manifestazione pubblica, mi ha invitato e lì ho espresso l’auspicio che i due testi convergessero e rompessero il torpore parlamentare.

Invece?

La presidente della commissione Giustizia alla Camera, Donatella Ferranti, anche lei del Pd, in anni non ha mai nemmeno calendarizzato i due testi. La mia proposta di legge è ammuffita, quella di Bini ha meno muffa ma è stagionata, abbiamo perso più di tre anni, erano sufficienti a varare non una ma dieci leggi. Osservo amaramente che per 'leggi bandiera', come ad esempio la legge Fiano contro i simboli fascisti, siamo velocissimi, dove si tocca la carne viva di donne martoriate, prede della malavita, violentate, sottoposte ad aborti forzati, fatte oggetto di tratta umana, il tempo non si trova.

Con l’entrata in vigore del provvedimento a Firenze, altre città si sono allarmate, temono che la tratta delle schiave ora si sposterà sui loro territori. Nardella semplicemente ha invitato i colleghi sindaci a fare come lui.

E ha fatto bene. Ma ovviamente le ordinanze di singoli sindaci non sono la soluzione. Il Nord Europa da decenni sanziona il cliente e, visti i risultati, anche la Francia ha preso questa direzione. I fatti hanno dimostrato che il 'metodo nordico' funziona, la cosa più importante è che ha cambiato l’attitudine degli uomini rispetto al problema, ha creato una nuova cultura del rispetto, e di questo abbiamo disperatamente bisogno in Italia, dove lo stillicidio ripugnante del femminicidio deriva proprio da questa idea che della donna si può fare ciò che si vuole perché è un oggetto comprabile. Il nostro obiettivo non è mandare in carcere i fruitori della tratta, ma educarli, tant’è che il testo prevede varie sanzioni prima di quella penale, che comunque può essere convertita in misura alternativa presso una struttura sociale di recupero.

Una sottocultura continua a sostenere che le prostitute scelgono 'liberamente' di vivere così. Ma molte sono minorenni o addirittura bambine.

Nessuna donna, bambina o adulta che sia, se non ha immani problemi sociali, familiari, di povertà, di sottomissione, di abuso, sceglie di sottoporsi a richieste umilianti e di vivere appagando uomini di ogni genere, uno dopo l’altro, nelle notti ai bordi di una strada. Difendere la libertà di queste donne non è moralismo, lo stupro che subiscono non è un 'atto contro il pubblico pudore', è un crimine. Non dimentichiamo che c’è un’asimmetria decisionale tra le vittime e i clienti, schiave e impotenti le prime, prevaricatori e forti i secondi. Ci sarebbe ancora il tempo per varare la legge? Se davvero si volesse, sì, ma occorre agire presto. Nardella a Firenze ha dato il via, ora il Pd, che è la maggioranza relativa, non contraddica se stesso e porti subito in Aula i testi di legge mio e di Caterina Bini, non possiamo far passare altri anni, quelle donne non possono aspettare.

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