giovedì 25 giugno 2020
Visita del ministro degli Esteri a Tripoli: Al-Sarraj ha promesso di modificare il memorandum. Sul ruolo della Guardia costiera libica: lavoriamo per assicurare condizioni migliori ai migranti in mare
L’obiettivo di Roma resta quello di giocare un ruolo importante nello scenario nordafricano, dove i rapporti di forza sono cambiati e l’influenza turca è sempre più grande

L’obiettivo di Roma resta quello di giocare un ruolo importante nello scenario nordafricano, dove i rapporti di forza sono cambiati e l’influenza turca è sempre più grande - Ansa

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Una visita lampo a Tripoli per ribadire che l’Italia, in Libia, può ancora giocare un ruolo importante, soprattutto adesso che i rapporti di forza sono cambiati e l’influenza di Ankara ha riconsegnato il vantaggio nel conflitto ad al-Sarraj. Ma il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, appena atterrato a Ciampino, tiene a presentare come primo successo del suo blitz i passi avanti del memorandum sui migranti. «Il presidente al-Sarraj mi ha consegnato la proposta libica di modifica del memorandum of understanding in materia migratoria. Ad una prima lettura si evince una chiara volontà da parte della Libia di applicare i diritti umani – ha chiarito nel punto stampa di ieri il titolare della Farnesina –. Il 2 luglio sarà la data per l’avvio dei negoziati sulla modifica del memorandum. La proposta libica sembra andare nella giusta direzione per quanto riguarda le richieste italiane di tutela dei diritti umani».

La realtà attuale, però, è che Oim e Onu hanno segnalato, già da fine febbraio scorso, almeno mille dispersi tra i migranti recuperati dalle autorità marittime di Tripoli, persone delle quali non si hanno più notizie e che non risultano registrate neanche tra gli ingressi nei centri di detenzione del Paese. Come se non bastasse, martedì il Consiglio Onu sui diritti umani ha adottato all’unanimità una risoluzione che condanna fermamente tutte le violenze perpetrate nel Paese e ha esortato l’Alto Commissario, Michelle Bachelet, a inviare una missione d’inchiesta.

In tutto questo l’Italia si appresta a rifinanziare gli aiuti alla Guardia Costiera libica e alla luce degli allarmi lanciati dalle Nazioni Unite viene da chiedersi se in qualche modo sarà possibile vigilare meglio sul suo operato in futuro. «Il decreto missioni è in discussione in Parlamento. Io e il ministro della Difesa Guerini ci incontreremo per un quadrangolare con le commissioni competenti. È un tema che tocca la sensibilità e alimenta il dibattito anche dentro la maggioranza – risponde ad Avvenire Di Maio –. Abbiamo sempre chiesto, soprattutto nell’ultimo anno, di avviare il negoziato sul Memorandum per far sì che ci possano essere migliori condizioni per i migranti quando la Guardia costiera interviene e in generale per quanto riguarda il sistema di gestione del governo dei flussi migratori. È proprio questo che portiamo a casa oggi: l’inizio dei negoziati».

Una dichiarazione di intenti che potrebbe non bastare ad assicurare un destino migliore per i naufraghi tratti in salvo da Tripoli, anche se, assicura ancora il ministro, «pur essendo solo all’inizio non mi aspetto un negoziato lungo, perché quello che abbiamo visto dalla proposta va nella direzione di ciò che abbiamo chiesto. Ci sono standard diversi, certo, ma è chiaro che questo inizio ci permette di rassicurare quelle parti che dicevano che il rinnovo tout court della missione era un fatto che cozzava con i diritti umani».

Di Maio dà per scontato che il negoziato sul memorandum andrà di pari passo con il rinnovo della missione, anche se non potrà di fatto essere vincolante per il riconoscimento di nuovi aiuti. D’altro canto il draft iniziale della proposta inviata ad al-Sarraj è stato scritto con Oim e Unhcr (che però smentisce di aver collaborato alla stesura del Memorandum, avendo solo presentato delle condizioni per le attività operative in Libia) e la Farnesina assicura la volontà di richiedere un monitoraggio da parte delle stesse agenzie, sia per quanto riguarda le operazioni di sbarco che le condizioni di gestione dei centri di detenzione. Per il resto continua l’impegno italiano per un cessate il fuoco e una soluzione diplomatica del conflitto. Il che si traduce in un dialogo continuo con gli americani, con la Russia e con la Turchia: «Anche se i rapporti di forza sono cambiati nessuno può pensare di pacificare o riunificare la Libia con le armi. Per noi – conclude Di Maio – non esiste una Libia divisa, sarebbe un danno anche per i nostri interessi geostrategici».

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