mercoledì 19 maggio 2021
In commissione Giustizia il leghista Ostellari decide di procedere con il doppio esame del testo Zan e di quello di Lega-Fi-Fdl. Pd e 5s masticano amaro ma poi puntano all'approdo in aula a luglio
Andrea Ostellari

Andrea Ostellari - Angelo Carconi / Ansa

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Sull’omofobia i due fronti si polarizzano ulteriormente. Pd-M5s-Leu da una parte, centrodestra dall’altro. Il risultato, nel primo giorno di discussione in commissione Giustizia al Senato, è che i testi che "cammineranno" insieme sono due: il ddl del democratico Alessandro Zan, già approvato alla Camera e che il centrosinistra vorrebbe far passare al Senato "tal quale"; e il ddl con prima firma della forzista Licia Ronzulli, sottoscritto anche da Matteo Salvini per la Lega e, da ieri, anche da Fratelli d’Italia. La decisione di congiungere gli iter (non i testi, ma il percorso dei due schemi di legge) è stata presa dal presidente della commissione, il leghista Andrea Ostellari. Ed è stata oggetto di una polemica furiosa, con il Pd sulle barricate che ha considerato quella di Ostellari una «forzatura» e ha chiesto – senza ottenerlo – un voto sul congiungimento dei dispositivi, nel tentativo di stroncare sul nascere l’impianto del centrodestra.

Ostellari, però, ha tenuto duro: «I regolamenti esistono per tutelare anche chi non li conosce. Mi spiace per chi grida allo strappo, certificando una certa ignoranza delle regole. O, peggio, la volontà di trasgredirle. In commissione Giustizia ho applicato l’articolo 51 del regolamento del Senato e quindi ho congiunto il ddl Zan con il ddl Ronzulli-Salvini, che saranno trattati insieme. Basta bugie e basta pretendere scorciatoie. Proseguiamo il dibattito serenamente. La democrazia funziona così». «Il testo del centrodestra è tardivo e ha solo intenti ostruzionistici», reagisce il pentastellato Alessandro Maiorino.

Ovviamente soddisfatto il centrodestra, che in questo modo tiene in piedi sino all’ultimo giorno di esame in commissione anche un testo alternativo al discusso ddl Zan. Volti tesi, invece, tra i dem. Anche se il vicepresidente dei senatori del Pd, Franco Mirabelli, si dice certo che «i tempi non ne risentiranno» e in Aula finirà, comunque, il ddl Zan, «con o senza relatore».

Un tentativo di accordo politico è ancora possibile e sarà oggetto di un confronto domani: le audizioni sui due testi saranno le stesse, non saranno duplicate, e Ostellari ha chiesto al centrodestra di ridurre la lista delle associazioni da "audire", raccogliendo una prima disponibilità. Ci potrebbe essere un "accordo tra gentiluomini" per proseguire il dibattito in commissione sino a fine giugno, e poi andare in aula a luglio. Insomma, sotto le voci tuonanti dei protagonisti, una mini-tregua di un mese e mezzo.
I due testi, Zan e Ronzulli, sono profondamente diversi. Il Zan incide sulla legge Mancino e inserisce il discusso concetto di "identità di genere", che fa temere a giuristi di diverse sensibilità culturali uno scivolamento verso il reato d’ opinione. Il testo Ronzulli segue la strada di chi sin da principio ha suggerito di rafforzare le aggravanti dell’articolo 61 del Codice penale, prevedendo una specifica aggravante legata a reati commessi per l’orientamento sessuale (e non solo).

La tabella di marcia di Ostellari dovrebbe in ogni caso arrivare entro la fine della settimana. Primo passo, il calendario delle audizioni: sono più di 200 quelle richieste, 100 solo dalla Lega, per questo il Pd ne propone una riduzione e chiede di prevederne di scritte per ottimizzare i tempi. Seguirà la discussione generale e alla fine dovrà essere votato il testo base. Su quest’ultimo punto, al momento, i numeri sono dalla parte del centrosinistra che vuole portare all’esame del Senato il ddl Zan così come licenziato dalla Camera.

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