giovedì 25 gennaio 2018
Quasi un anno e mezzo dopo: «Fingiamo di vivere normalmente in qualcosa che normale non è». I più anziani sono rassegnati, loro probabilmente non vedranno la "nuova" cittadina...
Nelle «casette» di Amatrice, dove la normalità è una finzione
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Le notti qui non hanno quasi più rumori, né luci, paiono in qualche modo sole: «Tutta la vita è più sola, adesso. Tutte le notti non sono quelle di prima. Più nulla sarà come prima», racconta la gente. I più anziani si rassegnano, sanno che probabilmente loro non conosceranno la nuova Amatrice.

Lo Stato qui si è sempre visto e però a lungo non c’è stato. Negli ultimi mesi invece è cambiata parecchio la cittadina in qualche modo simbolo (non certo l’unica) di quel terremoto del 24 agosto 2016, prima di tre botte pesantissime fino al gennaio 2017. Specie dopo il primo anniversario, le cose hanno preso a girar meglio, ad andare, se non di corsa, almeno avanti. Tanta gente è ancora fuori, alcuni l’hanno scelto, altri scelta non l’hanno avuta. «Fingiamo di vivere normalmente in qualcosa che normale non è. Per niente», spiega Maria Teresa Cicconetti, proprietaria di una delle due farmacie della cittadina, che prima aveva vissuto anche nelle tende: «La nostra è una vita “pseudonormale”, così la chiamo. Non solo questa nelle casette, anche ad Amatrice».

Simonetta Giovannelli vive in una casetta con la mamma anziana. «Io non posso lamentarmi, la casetta nemmeno mi ha dato i problemi che ha dato ad altri, ma non la sento casa mia». E «speriamo che lo Stato si dia una mossa. Non bastano le casette, i centri commerciali riaperti e tante macerie portate via». Maria Teresa: «Se tutto continuasse con una certa solerzia, potremmo dire di non essere stati abbandonati». E domani c’è davvero chi lo aspetta con fiducia e chi non ci crede. «Ci vorrà del tempo, lo sappiamo, ma pian piano, prima o poi Amatrice rinascerà», secondo Valerio Taddei, che quella notte d’agosto perse la moglie e i loro due figli. Certo che senza casette «qui non sarebbe rimasto nessuno».

«Questa paradossalmente potrebbe diventare un’opportunità – aggiunge Maria Teresa -, ma certo non a breve. Il disastro è talmente grande». Infine un altro timore. Forse il più grande. «I rapporti umani in alcuni casi sono migliorati, ci sente da subito più solidali dopo quanto abbiamo vissuto. Però vedo anche come questo già stia diminuendo…».

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