martedì 29 novembre 2016
Il direttore del Centro internazionale studi famiglia (Cisf): «Se il matrimonio non ha più attrattiva è segno che lo Stato lo ha privato d’ogni valore e tutela. E ha fallito»
Il direttore del Cisf Francesco Belletti

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Nel gelido inverno demografico fotografato nuovamente dall’Istat, tra i dati più che mai allarmanti sulla fecondità, c’è anche quello sui figli che nascono da coppie di genitori non sposati. Oltre uno su quattro. Segno di una crisi del sistema famiglia che non accenna ad arrestarsi. «Eppure, a mio avviso, si tratta di un dato ambivalente, che porta con sé un volto positivo del Paese e uno negativo» spiega Francesco Belletti, direttore del Centro internazionale studi famiglie.

Cosa può dirci di buono il fatto che sempre più bambini nascano al di fuori di un progetto familiare definito e a lungo termine, che l’istituto del matrimonio dovreb- be – almeno nei principi – garantire?

Ci dice che una parte del Paese ha ancora voglia di figli, grazie al Cielo. E che la condizione giuridica di una famiglia non è più considerata essenziale per accogliere una vita. O, per essere più chiari, che il desiderio di avere un figlio prescinde sempre di più da un inquadramento istituzionale del progetto famiglia.

Perché?

Qui si pongono i problemi, perché al di là delle difficoltà economiche e della crisi la verità è che la forma istituzionale sembra non saper aggiunge più niente al progetto famiglia. Essere sposati non viene più considerato una forma di protezione e di tutela dei bambini. Siamo innanzi alla sconfitta della rilevanza pubblica del fare famiglia e questa è indubbiamente la gravissima responsabilità da attribuire alla mancanza di investimenti sociali e di politiche per la famiglia nel nostro Paese. In Italia le famiglie sono state lasciate sole a risolvere i propri problemi e li risolvono affidandosi a se stesse, individualmente e privatamente.

La privatizzazione della famiglia che distrugge la famiglia...

La privatizzazione della famiglia che, innanzitutto, certifica l’abbandono della famiglia da parte dello Stato. E che, sì, rischia anche di distruggere la famiglia come istituzione pubblica: un fatto che nel nostro Paese sarebbe ancora certificato da un certo articolo della Carta costituzionale, il 29.

Niente tutele, pochi sostegni, il problema del lavoro e della casa. Oltre a non sposarsi, gli italiani diventano genitori sempre più avanti con l’età.

Questo è un punto a mio avviso davvero allarmante. Conoscevamo già l’avanzare del fenomeno, ma non in termini così dirompenti dal punto di vista delle statistiche. E non per cause così eterogenee: l’aumento delle mamme quarantenni riguarda regioni lontanissime per caratteristiche come il Trentino e la Sardegna, segno che il dato non è legato solo a fattori culturali, ma anche economici, occupazionali, abitativi. Le cause più diverse agiscono tutte insieme nella stessa drammatica direzione: significa che strategie diverse vanno messe in atto per cambiare rotta. Genitori più vecchi, poi, vuol dire meno fecondi, con meno energie da investire nei figli, con meno capacità di comprenderli e accompagnarli in un percorso di “vicinanza”. Caratteristiche che vediamo e vedremo rispecchiarsi, in qualche modo, anche nelle nuove generazioni.

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