martedì 3 ottobre 2017
Il cardinale Montenegro: questa porta resti aperta. Il presidente del Senato Grasso e la ministra Fedeli alla marcia dei 200 studenti europei per la Giornata in memoria delle vittime dell'immigrazione
Quattro anni fa la strage a Lampedusa. «Mai più morti!»
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È il giorno della memoria delle vittime dell'immigrazione a Lampedusa. Quattro anni fa, a mezzo miglio dall'isola e a un passo dalla salvezza, morirono 368 migranti e da allora ogni 3 ottobre vengono ricordate tutte le vittime dell'immigrazione. Oggi oltre 200 studenti giunti da vari Paesi europei e numerosi cittadini hanno marciato in silenzio da piazza Castello alla Porta d'Europa; all'inizio del corteo due striscioni: "Proteggere le persone non i confini" e "L'Europa inizia a Lampedusa", sostenuti anche dai superstiti di quella strage, che hanno intonato un canto in memoria dei compagni e dei familiari perduti in mare. Motovedette e pescherecci si sono poi recati sul punto della tragedia dove hanno gettato fiori e una ghirlanda.


Grasso: diritto d'asilo non solo ai profughi delle guerre

Durante la commemorazione ufficiale, il presidente del Senato Pietro Grasso ha richiamato la Costituzione: "L'articolo 10 della nostra Carta fondamentale ci ricorda che lo straniero al quale si è impedito nel suo Paese l'effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana ha diritto d'asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge. Quindi non solo chi scappa dalla guerra ma anche coloro che fuggono dalla povertà, dalla fame, dalla negazione dei diritti umani hanno il diritto d'asilo. Oggi siamo in marcia verso la Porta d'Europa perché abbiamo l'ambizione di realizzare i sogni dei padri costituenti e per realizzarli devono camminare sulle nostre e vostre gambe. La Porta è il punto dove finisce l'Europa, ma anche quello in cui inizia. E solo se riusciremo a pensarla come una porta d'ingresso e non di uscita, potremo realizzare gli autentici valori dell'Europa".


Il grido del cardinale Montenegro: «Mai più morti»

"Davanti a questo mare di Lampedusa ci sono 30mila morti e sono solo quelli contati; ma ve ne sono altrettanti non contati. Vogliamo e dobbiamo smettere di contare i morti. Bisogna abbattere i muri e i reticolati che ingabbiano anche i cuori e continuano a uccidere. Dobbiamo dire con forza 'Mai più morti!', tutti devono sopravvivere e avere speranza. Questa Europa stanca e debole deve cambiare". È l'appello, quasi un urlo quello del cardinale Francesco Montenegro, arcivescovo di Agrigento e presidente della Caritas italiana, pronunciato al termine della marcia: "Questa Porta d'Europa deve restare aperta, qualcuno vorrebbe chiuderla, ma dobbiamo impedirlo". Dopo il cardinale è intervenuta anche la ministra all'Istruzione Valeria Fedeli: "La memoria deve essere attiva, deve significare impegno, innanzitutto parlando il linguaggio della verità. Creando percorsi di partecipazione, di comprensione e azione come è stato fatto in questi giorni da questi ragazzi giunti dall'Europa. Dobbiamo dire con chiarezza che è ancora una fatica l'accoglienza e l'integrazione e questo si chiama razzismo che dobbiamo respingere".


Oltre 15mila persone morte mentre cercavano di attraversare il Mediterraneo

Martedì 3 ottobre, l'Italia celebra la Giornata nazionale in memoria delle vittime dell’immigrazione, istituita con un'apposita legge (la n.45 del 2016) per ricordare chi "ha perso la vita nel tentativo di emigrare verso il nostro Paese per sfuggire alle guerre, alle persecuzioni e alla miseria". È stata scelta questa data perché il 3 ottobre 2013, al largo dell’isola di Lampedusa, 368 migranti affogarono in uno dei più tragici naufragi avvenuti nel Mediterraneo dall’inizio delle ondate migratorie di questi ultimi anni. La Fondazione Ismu ha quindi deciso di rielaborare i dati dell'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Acnur) e dell'Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim), per fare il punto della situazione su quella che è stata definita "la strada più mortale del mondo", parlando della rotta Libia-Italia: "Nel 2015 sul totale dei morti e dispersi, il 77% ha riguardato tale rotta e l’anno successivo il 90%", scrivono i ricercatori.

Le morti sono costantemente aumentate. Nel 2014 hanno perso la vita in tutto il Mediterraneo (quindi anche sulla rotta orientale Turchia-Grecia e quella occidentale nord Africa-Spagna) 3.538 migranti (su oltre 216 mila sbarchi). Nel 2015 i morti e dispersi sono stati 3.771 (su un milione di arrivi). Nel 2016 sono saliti a 5.096, nonostante un calo degli sbarchi che sono stati 362mila. Quest'anno non ce l'hanno fatta 2.681 persone (136.423 arrivi). E quando viene chiusa una rotta, il flusso e i morti crescono sulle altre.

Nel 2016 meno utilizzata la rotta balcanica. La rotta Libia-Italia è la più pericolosa

"Il 2016 è l’anno in cui gli arrivi di migranti via mare in Europa sono calati considerevolmente in particolare sulla rotta del Mediterraneo orientale che dalla Turchia porta sulle isole greche - sottolineano i ricercatori di Ismu -, mentre la traversata dal Nord Africa verso l’Italia è tornata ad essere il principale approdo europeo per i migranti in fuga da conflitti, carestie, soprusi, instabilità politica ed economica".

Ora che è stata chiusa la rotta Libia-Italia, ecco che sono in crescita gli sbarchi in Spagna e "sono aumentate anche le vittime sulla rotta occidentale" che rappresentano il 4,9% di tutti i decessi nel Mediterraneo nel corso del 2017, mentre nel 2016 erano l'1,5% del 2016 e nel 2015 l'1,6%.

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