domenica 28 luglio 2019
Meno di 24 ore per arrivare a quella che sembra la soluzione certa del caso. Ma restano molte zone opache. Ad esempio l’intervento in borghese e il ruolo delle volanti a supporto
L'africano e le altre fake news, i punti da chiarire nell'inchiesta
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In un’indagine-lampo, come quella che ha portato al fermo dei due giovani statunitensi, può accadere che le prime ricostruzioni dei fatti vengano soppiantate nel giro di poche ore, rivelandosi imprecise, a vantaggio di una nuova versione corroborata da prove più robuste. È accaduto così che, nelle prime ore dopo l’omicidio del vicebrigadiere, si siano diffuse informazioni imprecise, che hanno dato origine a zone d’ombra e a qualche scivolone 'mediatico', come la diffusione di foto dei due indiziati, dalla quale l’Arma ha preso le distanze, assicurando che individuerà i responsabili.

Il «cittadino africano»

Alle nove di mattina di venerdì, si diffonde l’ipotesi, riferita in un comunicato dell’Arma, che Cerciello possa esser stato «accoltellato da un individuo, probabilmente un cittadino africano». Perché? La spiegazione data ieri è che sia stato l’uomo vittima del furto dello zaino a Trastevere a parlare di due nordafricani, forse magrebini. E lo stesso collega di Cerciello, Andrea Varriale, non avrebbe avuto modo di vedere in faccia il ragazzo californiano moro con cui ha lottato, perché indossava una felpa scura col cappuccio.

Il ruolo del derubato

Un altro punto da chiarire è il ruolo della persona derubata. I primi resoconti stampa parlano di una 'signora'. Poi emerge la figura di S.B., l’uomo 40enne derubato dello zaino. Non è chiaro se abbia fatto solo dato una indicazione ai due americani o anche venduto loro «l’aspirina». E, se invischiato in una vicenda di spaccio, perché avrebbe chiesto aiuto alle forze dell’ordine? Un comportamento quantomeno insolito.

C’erano pattuglie a supporto?

Come è stata orchestrata l’azione dei carabinieri che doveva portare al recupero della refurtiva e all’arresto dei presunti estorsori? I due militari sono andati in borghese sul luogo dell’appuntamento, via Pietro Cossa. Ma da soli o con pattuglie a supporto? Nel decreto di fermo non si fa cenno alla questione. Una spiegazione data da fonti interne è che l’aggressione dei due sia stata fulminea (pugni e coltellate davanti alla richiesta di documenti) tanto da rendere tardivo l’intervento delle gazzelle dell’Arma. Ma perché i due carabinieri non hanno usato le pistole in dotazione, per difendersi o mettere in fuga i due aggressori? Anche qui, la spiegazione è legata alla rapidità dell’attacco, inatteso e ravvicinato. Ma non è escluso che nell’atto di convalida del gip ci siano altri dettagli.

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