giovedì 14 luglio 2022
Drammatici i dati della fondazione Montagna Sicura, che tiene monitorati i siti potenzialmente pericolosi per la popolazione e i turisti
Studiosi al lavoro sul ghiacciaio

Studiosi al lavoro sul ghiacciaio - Ansa

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La tragedia della Marmolada ha fatto innalzare il livello d’attenzione su tutto l’arco alpino, dove i ghiacciai sono da tempo in sofferenza a causa dei cambiamenti climatici che, quest’estate, hanno portato lo zero termico addirittura sopra i 4.500 metri per diversi giorni. Con 184 ghiacciai che si estendono per più di 120 chilometri quadrati (pari a un terzo dell’intera superficie glaciale nazionale), la Regione Valle d’Aosta già da dieci anni si è dotata di un efficace sistema di monitoraggio, affidato alla fondazione Montagna Sicura.

Un’esperienza che è servita anche nella gestione dell’emergenza in Marmolada delle scorse settimane.

«Dal 2012 monitoriamo la situazione di cinque ghiacciai potenzialmente interferenti con i fondovalle antropizzati», spiega Valerio Segor, dirigente dell’assessorato regionale al Territorio. Tra questi c’è il ghiacciaio Plampincieux, in Val Ferret nel comune di Courmayeur, che nel 2019 aveva destato forti preoccupazioni per la rapida accelerazione dei crolli della fronte glaciale che si affaccia sulla vallata. Da allora, il ghiacciaio è tenuto sotto osservazione con un sofisticato sistema di radar doppler e radar interferometri, che, proprio nei giorni del dramma della Marmolada, hanno fatto scattare le misure di emergenza di Protezione civile, portando alla momentanea chiusura della strada per la Val Ferret, ora riaperta.

«Le procedure di allertamento sono prese sulla base di questi cinque parametri – ricorda Segor –: variazioni anomale della velocità del ghiacciaio, variazioni anomale del deflusso idrico dal ghiacciaio, aumento della frequenza dei crolli dalla fronte glaciale, temperature elevate in alta quota per diversi giorni, allerta meteo per forti temporali che possono incidere sulle dinamiche del ghiacciaio». L’ultima chiusura del Plampincieux, il 4 luglio, è stata motivata proprio dall’allerta meteo che ha consigliato l’interdizione del traffico nella valle per qualche ora.

«Tutti i giorni – aggiunge Segor – emettiamo un bollettino con le condizioni aggiornate dei ghiacciai, sulla base del quale, poi, le amministrazioni comunali decidono di assumere o meno provvedimenti di Protezione civile. Al momento, la situazione è sotto controllo con livello di allarme “medio” (giallo), che solitamente caratterizza i mesi estivi, quelli più caldi. In inverno, quando il gelo ricompatta la massa glaciale, il livello di allerta è “basso” (verde), mentre quando il rischio è «elevato», scatta l’allarme rosso. Ma, ripeto, ora siamo in una situazione di assoluta normalità, per il periodo».

Certo è che i mutamenti climatici stanno avendo un impatto devastante anche sui ghiacciai valdostani. Secondo l’ultimo rapporto della Cabina di regia di Fondazione Montagna sicura, negli ultimi 22 anni si sono persi 32 ghiacciai, passati dai 216 del 1999 ai 184 del 2020. Di conseguenza, in questo ventennio sono stati 34 i chilometri quadrati persi, pari ad una riduzione di 1,5 chilometri quadrati all’anno. In 22 anni, sul territorio regionale è stato perso il 22% della superficie glaciale, passata da 154 a 120 chilometri quadrati. E ancora. Nel 2021 le fronti dei ghiacciai osservati si sono ritirate mediamente di 13 metri e in alta quota (al Colle Superiore delle Cime Bianche-Cervinia, 3.100 metri), il suolo, nell’estate 2021, si è scongelato fino ad una profondità di 6 metri: il 19% in più della media.

Tutto ciò ha inciso in maniera importante sulla capacità della montagna di conservare e rilasciare acqua, un’altra delle drammatiche conseguenze del climate change. Mentre tra il 2001 e il 2020, la “risorsa idrica nivale” è stata in media di 1.129 milioni di metri cubi all’anno, nel 2021 si è fermata a 870 milioni di metri cubi. Con una perdita secca del 23%, mentre è stato del 12% il calo delle precipitazioni sotto forma di pioggia e neve fusa e del 13% quello dell’accumulo annuo di neve fresca.

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