sabato 9 ottobre 2021
La circolare del ministero: richiamo a 6 mesi dalla seconda iniezione, coinvolti in 20 milioni
Turisti con (e senza) mascherina nel centro di Palermo

Turisti con (e senza) mascherina nel centro di Palermo - Ansa

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In Italia l’andamento della curva «è molto controllato e decresce, questo calo avviene in tutte le fasce d’età e ha un significato molto importante: siamo sotto la soglia epidemica ». Non nasconde la sua serenità il presidente dell’Istituto superiore di sanità, Silvio Brusaferro, nel tradizionale punto stampa relativo al monitoraggio settimanale della situazione del Paese. Che per l’ennesima volta snocciola dati positivi: Rt stabilmente sotto l’1 (inchiodato allo 0,83), incidenza ancora giù (da 37 a 34 casi per 100mila abitanti), contagi contenuti persino tra gli under 12 (e questo a un mese ormai dall’apertura delle scuole) e Italia tutta bianca (Sicilia compresa, da oggi). Si possono dormire sonni tranquilli, insomma, o quasi visto che la decisione del governo sulle riaperture ha in parte tradito raccomandazioni e aspettative del sempre prudente Comitato tecnico scientifico.

In particolare quella relativa alla capienza piena in cinema, teatri e luoghi di cultura: non sfugge a nessuno che, da lunedì, qui si dirà ufficialmente addio al “distanziamento di almeno un metro”, un’altra conquista a spese del Covid che ci riavvicina al mondo di prima. Troppo? Tant’è: certe decisioni spettano alla politica, gli scienziati l’hanno ripetuto spesso negli ultimi mesi. Ma mai come questa volta le decisioni prese sono anche legittimate dai fatti: non c’è solo la curva che scende, c’è anche il contatore del governo sulle vaccinazioni che continua a correre, con ormai il 79,8% degli italiani over 12 immunizzato completamente. Significa che settimana prossima, al più tardi, si raggiungerà l’obiettivo che il generale Figliuolo aveva promesso al Paese a marzo scorso, il giorno del suo insediamento, quando l’Italia arrancava ancora nella campagna e il Covid costellava lo Stivale di zone rosse: l’immunità di popolazione, il traguardo di 8 italiani su 10 vaccinati, messo a repentaglio dalla virulenza dalla variante Delta ma sufficiente – lo si vede chiaramente nei dati adesso – per la convivenza pacifica col virus.

Certo, c’è ancora da fare. Il pensiero corre subito agli 8,4 milioni di italiani che il vaccino, ancora, non l’hanno fatto. E che sembrano voler resistere, nei fatti, anche all’obbligo di Green pass. Si tratta del 15,54% della popolazione vaccinabile, una percentuale che Figliuolo vorrebbe dimezzare entro la fine dell’anno. Anche se la fascia su cui sono puntati gli occhi del commissario e del governo resta quella degli over 50, cioè quelli che una volta contagiati rischiano con più facilità di finire in ospedale e in terapia intensiva. Tra questi, gli irriducibili dell’iniezione antiCovid sono 2 milioni e 987mila: ancora troppi per tirare un sospiro di sollievo sulla fine dell’emergenza nelle strutture sanitarie.

Altra sfida, l’organizzazione della campagna dei richiami con la terza dose: che – il ministero lo rende noto solo a sera con una circolare, in parte anticipata dal direttore della Prevenzione Gianni Rezza – si apre ufficialmente non solo ai più fragili ma anche a tutti gli over 60. Una novità dirompente, visto che la platea in questione supera i 20 milioni di persone: le somministrazioni, che andranno programmate a 6 mesi dalla seconda dose secondo la circolare, dovranno partire già da metà mese visto che gli over 70 sono stati vaccinati in massa tra marzo e aprile. Le buone notizie, invece, si registrano di nuovo sui giovani: 2,8 milioni di ragazzi tra i 12 e i 19 anni hanno completato il ciclo vaccinale, oltre il 62% di tutta la popolazione nella stessa fascia di età (con picchi quasi del 70% in alcune regioni più virtuose come Lombardia e Sardegna).

Un dato che basta per convincere gli esperti a una svolta anche sulle regole delle quarantene a scuola, sulla scorta delle decisioni più coraggiose prese già Oltralpe, in Francia e Germania (dove addirittura è caduto l’obbligo di mascherina in classe): «La prossima settimana arriveranno dei suggerimenti e delle raccomandazioni che possano aiutare gli operatori scolastici, gli operatori di sanità pubblica delle aziende sanitarie e anche le famiglie a trovare una via di equilibrio per permettere la didattica in presenza in sicurezza » annuncia Brusaferro. L’idea è quella di governare la presenza di eventuali casi positivi «attraverso l’uso mirato dei tamponi che possono consentire, proprio per la specificità del contatto, di poter permettere la didattica in presenza». Per farla breve: si potrebbe arrivare all’isolamento precauzionale per i soli compagni che in classe siedono vicino al positivo e al tampone nei giorni immediatamente successivi al contatto, così da poter evitare (in caso di negatività) una Dad inutile.

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