venerdì 18 maggio 2018
L'ex procuratore di Torino, pubblico ministero al processo per i sette morti della Thyssen, rilancia la proposta di formare magistrati specializzati in sicurezza del lavoro
L'ex magistrato Raffaele Guariniello

L'ex magistrato Raffaele Guariniello

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«Da quando sono in pensione giro molto l’Italia e, ovunque vada, raccolgo una forte domanda di giustizia da parte delle famiglie delle vittime del lavoro. Ben venga, dunque, questa iniziativa del Csm che va nella direzione di dare una prima risposta a questo senso di giustizia mancata che pervade il Paese». Nella sua lunga carriera di magistrato, Raffaele Guariniello ha spesso incrociato il dolore di chi ha perso un proprio caro in fabbrica o in cantiere, maturando la convinzione della necessità di dotare il sistema giudiziario di una Procura nazionale sulla sicurezza sul lavoro con competenza su tutto il territorio e con magistrati specializzati. Da procuratore aggiunto di Torino ha sostenuto l’accusa al processo ThyssenKrupp, riuscendo a dare giustizia ai sette operai morti divorati dalle fiamme. «Quel processo – ricorda – è durato dieci anni ma si è salvato dalla prescrizione perché in due mesi e mezzo abbiamo chiuso le indagini. E questo non perché fossimo i più bravi, ma perché avevamo un gruppo di magistrati specializzati in questo tipo di indagini».

Qual è, invece, la situazione generale?

In Italia abbiamo oltre 120 procure e molte sono piccole, con 3-4 magistrati che si devono occupare di tutto e non sono perciò in grado di crearsi una competenza specifica. Invece, i processi per gli incidenti sul lavoro, come quelli per le morti da amianto, sono complicatissimi ed esigono una preparazione specifica. Senza la quale, come purtroppo avviene frequentemente, i tempi delle indagini si allungano e i processi finiscono con la prescrizione. Lasciando nelle vittime un forte senso di impotenza e delusione.

Questa mancanza di giustizia e questo senso di impunità dei responsabili incide, a suo giudizio, anche sull’aumento degli infortuni?

I casi sono in aumento e crescono anche gli infortuni plurimi. E questo succede perché, da un lato, gli organi di vigilanza non funzionano come dovrebbero e, dall’altro, perché l’intervento della magistratura non è sempre tempestivo ed efficace.

Crede che le linee guida del Csm possano aprire la strada alla Procura nazionale sulla sicurezza?

La soluzione di fondo è creare un’istruttoria unitaria e omogenea sull’intero territorio nazionale. Nel frattempo, credo che le linee guida del Csm rispondano a una domanda di giustizia reale.

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