sabato 3 ottobre 2020
La nostra quarantena e le furbizie degli "altri"
Come si sfugge al monitoraggio Asl dopo un caso positivo

Ansa

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Con tutta la mia famiglia siamo stati a contatto, nella serata di domenica, con un amico risultato “debolmente positivo” ad un tampone effettuato privatamente, il venerdì precedente, dall’azienda in cui lavora. È iniziato così uno strano e spaesante viaggio nelle due Italie: quella dei protocolli e quella dei sotterfugi. Avvisati nella tarda serata di lunedì dalla viva voce del nostro amico, pur senza sintomi facciamo tutto quanto è stato raccomandato dalle istituzioni negli ultimi mesi.

Martedì mattina contattiamo i medici curanti (tre: il mio personale, quello di mia moglie, la pediatra dei nostri figli) e avviamo una faticosa trattativa per individuare la giusta procedura. Alla fine prevale la tesi prudenziale: i tre medici, separatamente (benedetta buro- crazia...), ordinano il tampone per tutti e quattro e quarantena sino a successiva comunicazione dell’Asl. Stop lavoro, stop scuola. Secondo passaggio: la comunicazione Asl, che arriva puntuale mercoledì, con appuntamento per i tamponi in drive–in giovedì mattina. E con un ordine perentorio: anche se gli esiti dei tamponi fossero negativi – siamo tuttora in attesa dei risultati –, la quarantena permane di 14 giorni a cominciare dal momento del contatto con il soggetto “debolmente positivo”.

Ci pare tutto giusto, saggio, lineare. Se non che… Nel frattempo restiamo in stretto contatto con il nostro amico “debolmente positivo” per accertarci del suo decorso, per fortuna tranquillo. Lui è a casa, isolato dai congiunti, monitorato dall’Asl sino all’auspicato doppio tampone negativo. I suoi colleghi, invece, tutti al lavoro. Quelli che hanno lavorato e pranzato con lui venerdì – giorno del tampone privato aziendale – e anche lunedì, quando l’esito non era ancora noto. Com’è possibile? Il soggetto “debolmente positivo” martedì mattina ha comunicato all’Asl il suo luogo di lavoro. Ma l’azienda ha bruciato tutti sul tempo: lo stesso giorno ha fatto fare ai suo colleghi un altro tampone privato, e forte dell’esito negativo ha richiamato, già mercoledì, tutti a lavoro. L’azienda – una media impresa con fama internazionale – ha chiuso così la faccenda. L’Asl non si è fatta sentire (lo farà, forse, ma in ritardo).

Per negligenza o per necessità nessuno dei lavoratori ha ritenuto di contattare il proprio medico curante. Stesso caso, due percorsi agli antipodi. Per me e la mia famiglia tamponi e 14 giorni di quarantena. Diversi altri contatti “a piede libero” sulla base di un tampone privato. Mi chiedo se sia l’unico caso. Mi chiedo quanti privati che “non possono fermarsi” sorpassino tutti sulla corsia d’emergenza vanificando l’impegno di chi fa la cosa giusta.

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