mercoledì 26 ottobre 2016
L'assessore “alle famiglie” Giusta: parlarne al singolare è «discriminatorio», sono sempre più numerose le famiglie «con una pluralità di figure genitoriali»
Il sindaco di Torino, Chiara Appendino

Il sindaco di Torino, Chiara Appendino

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Alla fine una risposta è arrivata, anche se in ritardo e discutibile. L’assessore della Giunta Appendino Marco Giusta ha fatto arrivare una replica all’interpellanza scritta del consigliere Monica Canalis, che chiedeva le motivazioni della dicitura 'famiglie' (al plurale) nell’assegnazione di delega. A rispondere non è stata la sindaca, ma l’assessore. Giusta parla di «evidenza», nel riscontrare che «la famiglia cosiddetta tradizionale, quella composta da uomo, donna e figlie/i, non costituisca più l’unico modello di famiglia esistente»: anzi, riportando i numeri dell’anagrafe, segnala che nel 2015 le coppie con figli non erano neppure la maggioranza.

L’assessore crede, dunque, che «il tema dell’interpellanza sia l’espressione di quanti, anche nel partito dell’interpellante (il Pd, ndr), continuano a sostenere che l’equiparazione delle famiglie composte da gay e lesbiche sia argomento da osteggiare in modo scomposto, lanciando il sasso e nascondendo la mano». Perciò, «parlare di famiglia al singolare non solo è discriminatorio, ma non trova più riscontro negli studi sociologici contemporanei perché sono sempre più numerose le famiglie ricomposte e sempre più frequente è l’esperienza di crescere con una pluralità di figure genitoriali. Persino le pubblicità hanno sentito la necessità di stare al passo coi tempi. E se ci sono arrivate anche loro, vuol dire che i tempi sono davvero cambiati».

Completamente insoddisfatta della risposta è la consigliera Canalis, che la definisce semplicemente una «vasta - e in varie parti imprecisa - ricostruzione della materia». L’interpellanza infatti chiedeva conto «della forzatura giuridica che viene realizzata attribuendo lo status di famiglia anche alle persone conviventi di fatto e alle unioni civili omosessuali» e della ipotizzata possibilità di «modifiche nella definizione anagrafica della condizione genitoriale in coppie omosessuali». Su questi punti, però, non c’è stato alcun chiarimento: «Viene confusa – spiega Canalis - la famiglia giuridica, così come definita nella Costituzione, con la famiglia anagrafica. Per l’anagrafe, anche una persona sola costituisce un nucleo familiare e non ci sarebbe ragione di istituire una delega ad hoc. Diversa è la concezione di un Assessorato che si occupi di famiglia in modo specifico, mettendo in campo azioni per valorizzarla e sostenerla. Purtroppo la noncuranza della Giunta Appendino per le politiche familiari è dimostrata dalla completa assenza del tema nelle linee programmatiche e nei primi quattro mesi dell’azione di governo». E anche Canalis conclude con un invito: «Suggerisco un viaggio a Trento per replicare a Torino le buone pratiche di quella città, suffragate dal più alto tasso di natalità del paese (spero che almeno quest’ultimo sia un valore condiviso)».

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