venerdì 14 luglio 2017
Il ministro Costa minaccia le dimissioni in caso di fiducia. Ma Zanda assicura: lo approveremo prima della pausa estiva
Alt a Ius culturae: il Pd non rischia, i tempi si allungano
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Alternativa popolare "sgancia" la legge sullo Ius soli temperato/Ius culturae dal governo. Se Gentiloni dovesse ricorrere alla fiducia, il ministro Enrico Costa sarebbe pronto a dimettersi. Angelino Alfano lo ripete più volte al premier Paolo Gentiloni: così si rischia di chiudere i battenti. Il Pd, però, non molla. Anche se si mostra più prudente. E per tutta la giornata cerca un coniglio da estrarre dal cilindro, fino a che è lo stesso capogruppo al Senato, Luigi Zanda, a definire la posizione, dopo aver parlato anche lui direttamente con il capo del governo: «Serve una severa verifica dei numeri». Le indicazioni di Renzi sono di non forzare. Il leader del Pd non intende passare per un cecchino del premier. Ma dal pallottoliere di Palazzo Madama, dove la maggioranza rischia a ogni passaggio delicato, non arrivano notizie positive per la legge sul diritto di cittadinanza. Il testo, dunque, potrebbe slittare a settembre.

IUS SOLI-IUS CULTURAE: ECCO COME FUNZIONA

Dopo le accuse al Pd di voler far saltare la legislatura, con la richiesta della fiducia sul testo, a smentire arriva il portavoce di Renzi Matteo Richetti: «Lo ius soli non sarà il terreno di inciampo del governo Gentiloni. Il Pd non intende farlo diventare un passaggio di crisi del governo ma sullo ius soli intende andare fino in fondo, fino a un voto di fiducia sulla legge, perché ci crede». E però, appunto, meglio prima verificare i numeri. «Dunque – continua il responsabile della comunicazione del Nazareno – è evidente che non può diventare un pretesto per far cadere Gentiloni». Anche se, incalza, «ricordo che Ap aveva dichiarato la disponibilità a votare la legge: ora sarebbe curioso che si sfilasse sulla fiducia, dopo essersi detta favorevole al provvedimento».

La tensione, però, resta alta. Zanda si consulta personalmente con il premier, per decidere il da farsi. «Richetti – spiega il presidente dei senatori Pd – ha sottolineato quello che dall’inizio della legislatura è un punto fermo al Senato. Per tutte le fasi di ciascun provvedimento è estremamente importante una verifica preventiva e molto attenta dei numeri. Verifica indispensabile visti i margini molto ristretti della maggioranza a Palazzo Madama, dovuti agli effetti dannosissimi del Porcellum».

Tra quei numeri, potrebbero non esserci i voti di Ap, fortemente sollevata dalla frenata dei dem. «Sullo ius soli riteniamo che Richetti, in mezzo alla tanta confusione e strumentalizzazione che si sta facendo, abbia detto parole serie e responsabili: si vada avanti solo se si hanno numeri certi in entrambi i rami del Parlamento e non si creino problemi al governo», ragionano i capigruppo di Alternativa popolare Maurizio Lupi e Laura Bianconi. Quanto ai centristi, non sono convinti che si tratti di una priorità e che debba coinvolgere l’esecutivo. «Qualsiasi approccio su temi come lo ius soli può andar bene tranne quello delle forzature e dei veti», incalza Lorenzo Cesa. Con l’emergenza sbarchi che non si risolve, per Ap sarebbe un errore grave offrire il diritto di cittadinanza ai figli nati in Italia da almeno un genitore con permesso di soggiorno a lungo termine, per gli alfaniani.

Ed è questa la convinzione anche di Forza Italia, decisa a insabbiare il provvedimento su cui, commenta Francesco Paolo Sisto, «il Pd sta inscenando una stucchevole telenovela. Bloccarsi in una palude di tecnicismi parlamentari quando si è di fronte ad una legge che stravolge il concetto di italianità è il colmo dell’irresponsabilità». Con la Lega e Fdi sempre sulle barricate, resta allora Mdp, pronto a votare questa volta con i dem. «Lo <+CORSIVOA>ius soli<+TONDOA> va votato entro la pausa estiva. Chiunque parli di rinvio in realtà lo fa soltanto per affossare il provvedimento. Assistiamo con crescente preoccupazione alle azioni dilatorie», dice la capogruppo Maria Cecilia Guerra. E resta Des: Lorenzo Dellai e Lucio Romano definiscono lo ius soli una «scelta di civiltà, non un’arma impropria per fini politici».

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