lunedì 30 settembre 2019
La cittadinanza ai figli degli immigrati dopo un percorso scolastico divide la maggioranza. Anche nel Pd scetticismo sui tempi. Azzolina, sottosegretario M5s all'Istruzione, «serve coraggio»
Una manifestazione del 2017 a favore della cittadinanza ai figli degli immigrati

Una manifestazione del 2017 a favore della cittadinanza ai figli degli immigrati

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Sullo “ius culturae” iniziano i primi distinguo e perplessità nella maggioranza giallo-rossa. La proposta sulla cittadinanza i figli degli immigrati già avanzata, senza esito nella precedente legislatura, è stata rilanciata nei giorni scorsi dal pentastellato Giuseppe Brescia (vicino all’area del presidente della Camera Roberto Fico). A favore della misura, che riprenderà l’iter parlamentare giovedì 3 ottobre, si sono espressi numerosi esponenti del centrosinistra come l’eurodeputato Giuliano Pisapia e il dem Matteo Orfini. Ma domenica è arrivato lo stop del leader politico del M5s, Luigi Di Maio, che ha detto non essere una priorità la cittadinanza ai figli degli immigrati dopo un percorso scolastico di almeno 5 anni (non automaticamente alla nascita come i detrattori insistono a sostenere).

Di parere opposto rispetto al leader è la sottosegretari all’Istruzione, Lucia Azzolina, che parla di «traguardo di civiltà» e invita ad avere «coraggio» e a spiegare agli italiani che non si tratta di «regalare la cittadinanza», bensì di favorire percorsi di integrazione. M5s, insomma, ha al suo interno diverse sensibilità. Anche dal Pd viene, però, un nota di dissenso. Non per i contenuti del provvedimento, ma per la tempistica. Alessia Morani, renziana rimasta nel partito e sottosegretario allo Sviluppo economico, sottolinea, infatti, come la cittadinanza ai figli degli immigrati sia un fatto di «grande civiltà», ma giudica un errore «riprendere il dibattito ora».

Insomma, per alcuni esponenti della maggioranza ci sono cose più urgenti da affrontare: dalla manovra finanziaria ai tagli ai parlamentari. Pragmatico l’atteggiamento di Matteo Renzi, leader di “Italia Viva”, che invita a non trasformare il dibattito in un «tormentone» come nel 2017. «Ci sono i numeri? Si fa. Non ci sono i numeri? Se ne parla la prossima volta. Intanto abbiamo sconfitto in Parlamento chi seminava odio e questo è già un passo avanti», dice l'ex premier.

La Lega e Fratelli d’Italia promettono le barricate. Il partito di Giorgia Meloni sarà in piazza giovedì, giorno previsto per la ripresa dell’iter parlamentare delle varie proposte di legge, tra le quali una a prima firma Laura Boldrini (già Leu, ora nel Pd) e una presentata dalla forzista Renata Polverini. Lo “ius culturae” si differenzia dallo “ius soli” per il fatto che il secondo prevede la cittadinanza automatica per chi nasce in un determinato Stato, mentre il primo si applicherebbe ai minori nati in Italia o giunti prima dei 12 anni, una volta che abbiano completato un corso di studi di 5 anni.

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