martedì 31 maggio 2022
Da 7,4 milioni di studenti nel 2021, si scenderà a poco più di 6 milioni nell’anno scolastico 2033/34. Il Pnrr prevede investimenti per 17,5 miliardi, di cui 4,6 per la fascia 0-6 anni
Italia 2034, crollo di iscritti a elementari e materne

Imago Economica

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L’inverno demografico che, ormai da molti anni, sta colpendo l’Italia, avrà ripercussioni pesantissime anche sul sistema d’istruzione, che dovrà fare i conti con una drastica riduzione degli alunni, a partire dalla scuola dell’infanzia per poi, a cascata, interessare anche i successivi gradi scolastici. Un tema che riguarderà da vicino anche gli investimenti del Piano nazionale di ripresa e resilienza, che, per l’istruzione, prevede complessivamente 17,5 miliardi di euro.

«Il governo ha scelto di non tagliare – ha confermato ieri il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, intervenendo a un evento sulla sicurezza degli edifici scolastici promosso dall’Associazione nazionale presidi –. Dal 2021 al 2032 avremo un milione e 400mila bambini in meno, che avrebbe potuto significare 130mila insegnanti in meno ma fino al 2026 il numero dei docenti rimarrà inalterato e tutte le risorse rimarranno nella scuola. Col Pnrr arriveranno 17,5 miliardi nelle scuole: 10 miliardi in infrastrutture, 2 nel digitale e 5 per la qualità della didattica, 1,5 per intervenire sulle differenze territoriali. Una tale cifra per la scuola non si è mai vista », ha ricordato il ministro.

Un quadro quello disegnato dal ministro a dir poco allarmante, scrive Tuttoscuola: da 7,4 milioni di studenti (ultimo dato disponibile 2021) si scenderà a poco più di 6 milioni nell’anno scolastico 2033/34, a “ondate” di 110-120mila ragazzi in meno ogni anno. Di conseguenza, l’organico passerà dalle attuali 684.314 cattedre a 558.095 nel 2033/34, con riduzioni di 10-12mila posti ogni anno. «Alle superiori – scrive Tuttoscuola – si passerà da 2.659.068 a 2.168.614 studenti e da 246.710 a 201.205 cattedre. Alle scuole medie si passerà da 1.584.999 a 1.292.653 alunni e da 147.219 a 120.065 docenti. Alle primarie i 2.314.000 alunni di oggi diventeranno, tra 12 anni, 1.887.193 e i loro maestri da 210.156 a 171.394. Discorso diverso per la scuola dell’infanzia: quella statale scenderà di oltre 156mila bambini e poco meno di 15mila maestre».

Questa importante riduzione del numero degli alunni, comporterà inevitabilmente anche un ripensamento dell’organizzazione complessiva del sistema scolastico, come previsto dallo stesso Pnrr. «La riforma – si legge nel testo del Piano finanziato dall’Unione Europea – consente di ripensare all’organizzazione del sistema scolastico con l’obiettivo di fornire soluzioni concrete a due tematiche in particolare: la riduzione del numero degli alunni per classe e il dimensionamento della rete scolastica. In tale ottica si pone il superamento dell’identità tra classe demografica e aula, anche al fine di rivedere il modello di scuola. Ciò, consentirà di affrontare situazioni complesse sotto numerosi profili, ad esempio le problematiche scolastiche nelle aree di montagna, nelle aree interne e nelle scuole di vallata». Che, soprattutto in questi contesti geografici particolarmente difficili, rappresentano il vero elemento aggregante della comunità.

Proprio per invertire il trend negativo delle nascite, il Pnrr prevede investimenti per 4,6 miliardi per la costruzione di nuovi asili nido e scuole dell’infanzia. Il progetto prevede l’apertura di 1.800 cantieri per un totale di 265mila nuovi posti. «Con questa linea di investimento – si legge ancora nel Piano redatto dal governo – si intende aumentare l’offerta educativa nella fascia 0-6 su tutto il territorio nazionale, attraverso la costruzione di nuovi asili nido e nuove scuole dell’infanzia o la messa in sicurezza di quelli esistenti, in modo da migliorare la qualità del servizio, facilitare le famiglie e quindi il lavoro femminile, incrementare il tasso di natalità. Il fine è raggiungere l’obiettivo europeo del 33% relativo ai servizi per la prima infanzia, colmando il divario oggi esistente sia per la fascia 0-3 che per la fascia 3-6 anni, riconoscendo a bambine e bambini il diritto all’educazione fin dalla nascita e garantendo un percorso educativo unitario e adeguato alle caratteristiche e ai bisogni formativi di quella fascia d’età, anche grazie a spazi e ambienti di apprendimento innovativi».

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