giovedì 26 gennaio 2023
Era stato trovato privo di vita in via Corelli. La causa del decesso è stata l'angina di cui soffriva. Lo stato di abbandono, senza un posto dove vivere, ha minato ancora di più la sua salute
Issaka Coulibaly, ai tempi in cui giocava al calcio

Issaka Coulibaly, ai tempi in cui giocava al calcio - Da Facebook / St. Ambroeus FC

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Issaka Coulibaly, il giovane giocatore di calcio senzatetto ritrovato a fine novembre privo di vita a Milano, non è morto di freddo. A confermarlo è stata la famiglia in Costa d’Avorio dove è ritornata la salma lo scorso 23 dicembre. Ciò che ha ucciso il giovane migrante è l’angina, una malattia “causata dalla riduzione temporanea dell’afflusso di sangue al cuore”. Anche il medico che ha esaminato la salma, sui documenti forniti dalla direzione civico obitorio del comune di Milano, ha scritto che la causa iniziale del decesso era “acuta insufficienza di circolo”.

Issaka aveva questo tipo di crisi fin da piccolo. «Mio fratello aveva l’angina fin da molto giovane – ha raccontato la sorella a Lassane Traore, amico di Issaka e un tempo allenatore di una squadra di calcio fatta di soli migranti –. Appena sentiva dolori al petto gli bastava prendere una medicina e la crisi passava». Diversi migranti che avevano trascorso mesi insieme nei centri per rifugiati di Milano stanno cercando di chiarire il più possibile le circostanze in cui è deceduto il loro amico e compagno di calcio.

«Uno dei migranti era abituato a vedere Issaka in stazione Centrale a Milano – racconta ad Avvenire Lassane, che è riuscito a contattare alcuni dei membri della squadra di calcio ‘blu boys’ –. Ma dopo qualche giorno di assenza ha provato a chiamarlo fino a quando un altro migrante l’ha trovato morto in via Corelli”. Dal 25 novembre, giorno della morte di Issaka,ci sono volute però settimane affinché questo caso iniziasse a essere menzionato nelle pagine delle cronache cittadine.

Nei documenti riguardanti l’autopsia c’è scritto che Issaka era “togolese”, ma dopo una breve indagine lanciata da Avvenire settimana scorsa (LEGGI QUI), è stata confermata la sua nazionalità ivoriana. «Molti di noi migranti siamo riusciti a uscire dai centri e ora lavoriamo e viviamo un po’ sparsi qua e là – conclude Lassane –, ma nonostante il mio lavoro mi occupi molto, cercherò di organizzare un incontro per ricordare il nostro portiere preferito».

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