giovedì 27 luglio 2017
La Iren gestisce la discarica di Poiatica (Reggio Emilia) sotto indagine per traffico illecito di rifiuti. Otto mesi fa fu condannata a una pena pecuniaria in sede penale. E ora opererà a Giugliano...
Ecoballe in un deposito di Giugliano in una foto d'archivio dell'Ansa

Ecoballe in un deposito di Giugliano in una foto d'archivio dell'Ansa

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Multata quattro anni fa, poi di nuovo in sede penale otto mesi fa e attualmente indagata dalla Direzione distrettuale antimafia bolognese, la società che gestisce una grande discarica emiliana si è aggiudicata l’appalto della Regione Campania per rimuovere il primo lotto delle ecoballe a Giugliano. La società è la “Iren ambiente”, la discarica quella di Poiatica (comune di Carpineti, provincia di Reggio Emilia), le ecoballe quelle a Masseria Del Re (Giugliano), cioè un lotto da 98mila tonnellate il cui appalto vale sedici milioni di euro. «I rifiuti campani andranno in impianti di trattamento e recupero del Centro Sud», ha fatto sapere la “Iren ambiente”.

Multe a parte, è evidente che le indagini su quella discarica siano ancora in corso e quindi si debba attenderne la chiusura. E non soltanto, perché all’ufficializzazione definitiva dell’affare manca in realtà un ultimo passaggio: il via libera degli uffici regionali campani che devono controllare siano a posto i requisiti delle società che lo scorso 21 luglio hanno vinto gli appalti per questa prima tranche da cinque lotti e complessivi ottantadue milioni. A proposito, ne sono stati assegnati solo quattro, è andata infatti inspiegabilmente deserta la gara per il lotto da 80mila tonnellate di rifiuti a Villa Literno.

Andiamo per ordine. Nel 2013 per la gestione della discarica di Poiatica scattano sanzioni da decine di migliaia d’euro per la “Iren”, dopo che il Corpo forestale ha accertato «irregolarità documentali riguardanti i registri di carico e scarico dei rifiuti», ma anche suggerito, «alla luce delle vicende giudiziarie che hanno lambito l’attività della Iren», che «potrebbe essere opportuno approfondire eventuali segmenti investigativi inerenti le attività dell’impianto di produzione del biostabilizzato». Oltre che «espletare attività di monitoraggio e controllo finalizzate a individuare eventuali dispersioni e/o fuoriuscite di percolato, anche alla luce dell’importanza delle attività agro-silvo-pastorali insistenti nelle aree limitrofe e della vicinanza del fiume Secchia».

Ancora. Il 23 novembre 2014 la valle del Secchia è invasa da un odore quasi nauseabondo, la gente si chiude in casa. Alla discarica arriva la Forestale, il sindaco di Carpineti e si muove anche l’Arpa: un cumulo di rifiuti, alto più o meno tre metri ed esteso almeno venticinque, è all’aria aperta, senza essere stato trattato e senza avere nemmeno coperture. Parte un’inchiesta. E il 5 dicembre 2016 il giudice monocratico del Tribunale di Reggio Emilia condanna l’amministratore delegato della Iren, Roberto Paterlini, a una pena pecuniaria in sede penale.

Nel 2015 la Procura di Reggio Emilia apre un’inchiesta sulla discarica di Poiatica, i cui atti fa sono stati acquisiti alcuni mesi fa dalla Dda di Bologna, perché le indagini riguardano l’ipotesi del traffico illecito di rifiuti e quindi diventate di competenza proprio della Direzione distrettuale antimafia.

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