sabato 21 gennaio 2023
Intervista alla candidata civica e del Terzo Polo alla presidenza della Regione: pendolari, metterò a gara Trenord. La concorrenza in Germania e Francia ha migliorato il servizio e ha ridotto i costi
Letizia Moratti

Letizia Moratti - Ansa

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«La destra ha mal digerito la mia riforma e difende lo status quo. La sinistra, invece, si avvita su proposte demagogiche». Letizia Moratti difende la sua idea di Sanità dagli attacchi e ribadisce di essersi candidata (a capo di una lista che porta il suo nome e con l’appoggio del Terzo Polo) alla presidenza della Lombardia con un progetto politico «solido» che non si esaurirà certo in queste elezioni regionali (il 12 e il 13 febbraio) perché «la mia è una proposta civica, con una visione liberale, riformista e popolare».

La nuova riforma della Sanità lombarda porta il suo nome ed è il frutto di un lavoro di ascolto, di mediazione anche con le opposizioni e di sintesi con la maggioranza di centrodestra. Perché ora è così attaccata su tutti i fronti?

La destra ha mal digerito la mia riforma e difende lo status quo. In particolare sulla medicina territoriale ha una visione superata che si riduce al medico di famiglia nel suo studio. Un modello che non funziona più e funzionerà ancor meno, quando, con l’invecchiamento della popolazione, il carico assistenziale crescerà. La letteratura scientifica è concorde sul fatto che se il medico di base lavora in équipe con gli specialisti, il paziente avrà cure migliori. Per questo mi batto per l’integrazione dei medici di medicina generale nelle Case di comunità. La sinistra, invece, si avvita su proposte demagogiche, come costruire 500 Case di comunità, su cui ha raccolto le firme quest’estate. Passare dalle 216 Case di comunità che ho previsto, alle 500 del Pd, costerebbe quasi un miliardo di euro in più, senza contare l’assunzione di migliaia di medici e infermieri che non ci sono.

Una delle critiche che le vengono mosse sulla riforma è che la legge non si fa abbastanza per ridurre i tempi d’attesa per le visite e che trascura la medicina territoriale. In realtà le case di comunità vanno a sanare proprio questa lacuna che era stata accentuata dalla riforma Maroni…

Le Case di comunità e gli ambulatori territoriali, come quelli dei quartieri Aler di Milano avranno anche un effetto positivo sui Pronto soccorso che non verranno più presi d’assalto perché non si trova un medico, in particolare nei week end. Sulle liste d’attesa, dopo che la Lombardia per dieci anni non è intervenuta ho introdotto visite ed esami serali, il sabato e la domenica e un nuovo sistema di remunerazione legato al rispetto dei tempi d’attesa, con tagli dal 5% al 50% dei rimborsi alle strutture, per ogni prestazione fornita oltre i tempi previsti. Un sistema che è entrato a pieno regime dal 1° settembre 2022, i cui effetti saranno visibili nei prossimi mesi. So che questa misura ha creato fibrillazioni e malumori, soprattutto nel privato accreditato, ma la ritengo necessaria. L’obiettivo è spingere gli ospedali ad organizzarsi in modo che pagare di tasca propria, sia una libera scelta del cittadino che vuole rivolgersi a un determinato specialista di sua fiducia, non uno strumento a cui è costretto per avere visite e interventi in tempi rapidi. La questione delle liste d’attesa è un’emergenza e una questione di equità sociale e come tale va affrontata.

Da sindaco di Milano ha riqualificato Atm e ha gettato le basi per una nuova mobilità cittadina, basata sullo sharing di mezzi ecologici e sostenibili e su misure di contenimento del traffico, senza penalizzare la mobilità privata. In Lombardia è possibile portare questo modello? Che idea ha della mobilità sostenibile?

Milano è stata la prima città italiana, e una delle prime in Europa, a introdurre il bike sharing nel 2008, durante il mio mandato, proprio attraverso Atm. La mobilità sostenibile, su scala lombarda, parte dalle rotaie. Il supporto digitale per l’infomobilità e l’organizzazione degli orari dei servizi e degli uffici, nonché con l’uso intelligente dello smart working, sono altri elementi, così come lo sviluppo del car sharing, del bike sharing, e una rete di punti di distribuzione di energia elettrica da fonti rinnovabili.

L’annoso problema dei pendolari e di Trenord. Il Trasporto pubblico locale andrebbe messo a gara internazionale come avviene già negli altri grandi “land” europei?

Sì, la concorrenza ha prodotto in Francia e Germania una riduzione dei costi del 30% e un miglioramento significativo nella qualità del servizio. Trenord non rispetta gli orari e non rispetta lavoratori e studenti che ogni giorno vanno in stazione per scoprire sulla banchina che il loro treno è stato soppresso o in ritardo. L’inefficienza del trasporto ferroviario pesa sulla qualità di vita dei pendolari, sottraendo tempo da dedicare alle loro famiglie, ma si traduce anche in mancata crescita.

La rete fluviale lombarda può essere rilanciata grazie al Pnrr per trasportare diversamente le merci?

Occorre una progettazione delle reti d’acqua e delle loro connessioni con la stessa visione di Leonardo da Vinci e ingegneri come Meda. La navigabilità dei fiumi può diventare un’importante alternativa al trasporto su gomma e aiutarci nel contrasto all’emergenza climatica. Per essere realmente efficaci i porti fluviali devono connettersi al resto della rete. Penso ai porti di Cremona e di Mantova e alle loro potenzialità di diventare degli importanti snodi intermodali fluviale-ferroviario, per la regione.

Lei in Lombardia ha aperto un laboratorio politico, dove a fianco della sua lista che sta facendo da punto di accumulazione per diverse sensibilità politiche c’è il terzo polo. In caso di non vittoria alle Regionali andrà avanti con questa sua prospettiva politica?

Ma questa prospettiva è la mia da sempre: civica con una visione liberale, riformista e popolare. Ho sempre interpretato i ruoli che ho ricoperto in questo modo e lo farò anche nel futuro, da Presidente di Regione Lombardia, perché sono convinta che la mia proposta concreta sarà capita dalla maggior parte dei lombardi che mi sosterranno con il loro voto.

In caso di vittoria qual è il primo provvedimento che vorrà fare?

Il mio primo obiettivo è responsabilizzare la giunta con misure a sostegno della crescita, facendo lavoro di squadra. I problemi di una società complessa vanno affrontati in modo articolato, cosa che non succede perché prevalgono le appartenenze di partito e i compartimenti stagni delle strutture. È anche una questione di metodo di lavoro. Quello che ho sempre adottato è fatto di raccolta di dati, individuazione degli obiettivi, monitoraggio periodico, eventuali correzioni in corso d’opera. Sarà anche il metodo della mia giunta. Come primo provvedimento, voglio liberare risorse da investire per il taglio delle liste d’attesa, seguendo le indicazioni e i pareri dell’Unità che ho creato a giugno, composta da illustri professionisti, anche delle Università. Perché la leva delle risorse economiche è importante, ma è altrettanto importante investire in modo efficace, per massimizzare gli effetti e spendere bene i soldi della collettività.

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