martedì 2 giugno 2015
​In Puglia incerto il numero di alberi malati. Pronte nuove inchieste giudiziarie. Guarda il video. (Pino Ciociola)
I vescovi salentini: "I magistrati facciano chiarezza sui lati oscuri"
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Fanno bella mostra molti, moltissimi cartelli "Vendesi", anche appesi agli ulivi. Un terreno, quattro passi dallo spettacolare mare salentino vicino Gallipoli, era stato acquistato da una società una settimana prima che la perizia di un agronomo lo definisse infettato da Xylella e subito dopo erano stati depositati il progetto per costruire una discoteca e la richiesta di deroga a destinazione di verde agricolo. Un mese fa, proprio su questo terreno, la Procura leccese ha aperto un fascicolo. Qualcosa sembra non quadrare nell’emergenza chiamata "Complesso del disseccamento rapido dell’ulivo". L’ufficialità racconta di ulivi che andrebbero sradicati a milioni perché infettati dalla Xylella fastidiosa, batterio da quarantena che avrebbe colpito praticamente l’intera provincia leccese (mai riscontrato in Europa e che mai aveva colpito ulivi). Regione, governo e Ue hanno così deciso di varare un piano che prevede di sradicare gli ulivi infetti, oltre a quelli sani e ogni pianta nel raggio di cento metri, e lo spargimento di pesticidi (incaricando un commissario straordinario di eseguirlo, il generale della Forestale Giuseppe Silletti, vedi intervista qui sotto).
Una situazione che il ministro dell’Agricoltura, Maurizio Martina, ha definito «emergenza senza precedenti». Intanto, il 15 gennaio scorso, il presidente Coldiretti Roberto Moncalvo, il presidente dell’Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura Gian Carlo Caselli e il presidente Eurispes Gian Maria Fara, presentavano il "Terzo rapporto sulle agromafie" Eurispes, il cui primo capitolo è dedicato a «Lo strano caso della Xylella fastidiosa».
Indagini quasi chiuseLa Procura di Lecce ha aperto e ormai quasi chiuso l’inchiesta sull’"affaire Xylella". Il pm Valeria Mignone (con la collega Roberta Licci) indaga per capire se possa esserci stata diffusione colposa del batterio, poi su tutto il resto. Spedisce la Forestale a sequestrare i computer dell’Osservatorio fitosanitario pugliese, del Cnr di Bari e del Dipartimento di scienze del suolo dell’università. Infine dispone l’acquisizione della documentazione presente al ministero per le Politiche agricole. Negli uffici giudiziari si comincia a far luce su quanto accade. E adesso c’è la sensazione che quanto – a breve – verrà fuori, probabilmente farà molto rumore.
I "numeri"Si legge nei resoconti degli ispettori Ue che fino al dicembre 2013 gli ulivi infettati erano 21 su un campione di 1.757 alberi analizzati, che dal dicembre 2013 all’aprile 2014 su un campione di 12.109 ulivi quelli infettati erano 242 e che dall’aprile al novembre 2014 su un campione di 1.141 alberi nessuno risultava infetto. Perché allora, come scrivono nei loro verbali sempre quegli ispettori, a questi ultimi il Servizio fitosanitario pugliese dice che gli ulivi infettati in Salento nel 2013 erano il cento per cento? Nel maggio 2014 Donato Boscia, del Cnr barese, fa sapere che quegli ispettori (del Food and veterinary office di Dublino) «non dovevano confermare alcunché. E con quale competenza poi? Solo relazionare come l’Italia stesse ottemperando a quanto previsto dalla direttiva comunitaria».
Delibera sconfessataIn realtà non si trova dimostrazione scientifica della patogenicità della Xylella, non si trova che sia questa a far seccare gli ulivi e nemmeno che una piccola cicala (la "Cicadellide") funga realmente da vettore. Il 19 dicembre 2013 la Commissione agricoltura di Montecitorio smentisce la delibera della Regione Puglia che ha decretato la morte degli ulivi salentini (datata 29 ottobre 2013). I commissari bacchettano la Regione per aver gridato all’allarme senza seri riscontri, sottolineando che, appunto, non si ha certezza delle cause del disseccamento e nemmeno del suo livello di diffusione. Poi lo attribuiscono ad altre cause. Come l’utilizzo di fungicidi e pesticidi anche vietati. O come una gestione inspiegabile del territorio: «Dalla visita diretta nella zona del focolaio – scrivono ancora i commissari – è possibile accertare quanto il disseccamento non sia affatto ingente». Addirittura c’è «maggior presenza dei sintomi negli ulivi potati in modo scriteriato a luglio (va fatto a febbraio, ndr)».Tutto quanto riscontrabile ancora oggi semplicemente girando in lungo e largo la provincia leccese.
Nuovi germogliLa Commissione parlamentare sconfessa anche l’Osservatorio fitosanitario regionale: «Molti ulivi ritenuti ormai morti stanno gettando polloni e nuovi germogli, ciò potrebbe già da subito smentire la tesi della soluzione dell’estiparzione di massa». Quindi smentisce il direttore all’Osservatorio, Antonio Guario (che poco dopo va in pensione): «A una visita diretta effettuata il 28 novembre 2013, è stata riscontrata come falsa la sua affermazione che questi nuovi germogli siano solo frutto delle piogge autunnali e siano già disseccati nuovamente», perché «appaiono sintomi di rivegetazione e non danno segni di nuove disseccature dei rami». Tutto riscontrabile ancora oggi semplicemente girando in lungo e largo.
Tre cause. Anzi unaAnche la Regione del resto ha cambiato versione in corsa. Subito aveva indicato almeno tre cause del disseccamento: quattro differenti funghi che strozzano i vasi linfatici degli ulivi, un parassita che dall’interno ne corrode il legno e infine la Xylella. Poi come non detto: i funghi e il parassita spariscono ed è colpa del batterio e della "Cicadellide" che lo trasporterebbe. Tuttavia anche sul sito internet dell’Ue si legge che i danni da disseccamento sono causati dal parassita "Zeuzera pyrina" ("Rodilegno giallo" in gergo) e dalla Xylella riscontrata in associazione con altri due funghi.
Turismo boomUltima annotazione (per ora). Nel leccese gli ulivi sono 11 milioni, mentre in Puglia si concentra il 30% della produzione olivicola nazionale e un export che vale 106 milioni di euro. Però nel Salento (e a Gallipoli in particolare) sta esplodendo l’industria turistica: negli ultimi due anni è aumentata del 45% la ricerca sul web di alberghi da queste parti e la scorsa estate Gallipoli finì sui giornali perché i turisti erano talmente tanti da dormire ovunque, strade comprese. E l’area-focolaio dalla quale si sarebbe propagata l’infezione da Xylella è proprio il gallipolino, dove pure nel recente passato è stata stoppata la voglia di realizzare villaggi turistici anche di forti investitori stranieri.
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