mercoledì 18 maggio 2022
I russi sono in difficoltà ma si prospettano altri bombardamenti, assedi e combattimenti feroci. I contendenti si stanno dissanguando
Soldati russi a Mariupol

Soldati russi a Mariupol - Reuters

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Alla fine si è arresa. Dopo quasi tre mesi di assedio, Mariupol è russa. Integralmente. Era ormai dal 17 aprile che gli ultimi irriducibili ucraini non rappresentavano nessuna minaccia militare per l’Armata rossa. Avevano poche munizioni e immobilizzavano solo qualche migliaio di ceceni. Gli specialisti di Mosca, insieme ai miliziani ceceni e ai separatisti, stavano ormai lavorando nell’area portuale di Mariupol, per bonificarla dalle mine e dagli scheletri delle navi affondate. Operazioni che si effettuano solo quando non sussiste più nessuna minaccia bellica.

Ma, allora, che cosa dedurre dal martirio di Mariupol, così tragico e sanguinoso? La vera lezione è che i russi incontreranno enormi difficoltà nel prendere anche i prossimi centri urbani, tutti nel Donbass, se si eccettua Odessa, fuori portata.

Ora che l’assedio di Severodonetsk si approssima e che si annunciano le battaglie di Kramatorsk e Slaviansk lo scenario è chiaro. Parliamo di città più estese e popolate di Mariupol. Centri che a differenza dell’ultima hanno avuto due e mesi e mezzo di tempo per prepararsi all’assedio. E non l’hanno perso. Si sono fortificati, ergendo istrici difensivi.

Entro giugno, i russi li bombarderanno da terra e dal cielo. Sarà il preludio a combattimenti casa per casa, in un perimetro urbano fitto di bastioni. Ci attendono giorni funesti e tragedie simili al dramma di Mariupol. Per agevolare il compito delle fanterie, i comandi russi hanno attivato anche i famigerati Terminator, blindati concepiti per la guerra in città. Non si erano mai visti prima in questa guerra. Avevano combattuto solo in Siria, con le efferatezze che conosciamo.

Sembra che Mosca intenda saggiarli nel Donbass, teatro più duro e mortifero, per sbandierarne gli eventuali successi ai potenziali clienti. I Terminator sono spietati: hanno due cannoni da 30 mm e molte altre armi, che polverizzano tutto quello che incontrano. Saranno risolutivi? Difficile crederlo.

Nonostante obiettivi fattisi più circoscritti, i russi non stanno conseguendo che successi parziali. Avanzano lentissimamente in tutto il bacino. In un mese e passa di operazioni hanno preso solo un rettangolo di 15 km a ovest di Izium, proteso per 20 km a sud. Difficilmente riusciranno a stringere in tenaglia i difensori, perché il fianco sud arranca.

Non siamo più di fronte a una battaglia di manovra ma a una vera e propria guerra d’usura, costellata da perdite umane e materiali molto elevate. Ogni micro-avanzamento è un’impresa.

Russi e ucraini si stanno dissanguando. I primi stanno lasciando sul terreno 15 carri e blindati al giorno. A questo ritmo, hanno riserve per poche per settimane, a meno che non buttino in campo quella ventina di gruppi tattici ritirati da Kiev, e forse ritemprati, in attesa a Belgorod. L’alternativa è lo stallo, più estenuante dell’attuale e già tangibile in tutto il fronte meridionale.

Molti analisti si aspettavano da settimane un’offensiva russa, che non è mai avvenuta. Dobbiamo dedurne che l’Armata rossa ha perso slancio, se mai ne ha avuto, nonostante obiettivi più realistici?

Per alcuni esperti, la manovra russa è al culmine. Avrebbe raggiunto il limite estremo della propria capacità d’impatto, oltre il quale è impossibile spingersi e bisogna cominciare a indietreggiare. Può essere un’ipotesi. Ma per ora rimane tale.

Anche se l’avanzata russa è lenta, ciò non significa che sia paralizzata. Rosicchia terreno e produce effetti. Lo si vede a Severodonetsk e a Popasna, la cui breccia rischia di insidiare le retrovie ucraine. Basterà? Forse no.

I progressi si traducono in piccoli passi di pochi chilometri, senza un’implosione del dispositivo ucraino, come sperava lo stato maggiore russo.

Ecco perché tutti parlano di guerra lunga. Il dramma durerà ancora per tutto il tempo in cui i russi potranno alimentare la potenza di fuoco dei loro cannoni e fino a quando gli ucraini resisteranno sulle loro posizioni. Poi, non rimarranno che lutti e distruzioni. In questa guerra siamo tutti sconfitti.

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