lunedì 6 luglio 2020
Il governo pensa al Tso per chi rifiuta la quarantena, timori per troppi contagi importati e di ritorno. Allarme movida e focolai. La stretta di Zaia: doppio tampone a chi rientra da viaggi di lavoro
Risalgono nuovi casi (208) e attuali positivi (14.709). Ma 8 morti
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Sempre quella sensazione di muoverci sul filo di un rasoio. E oggi ci sono altri piccolissimi segnali, magari nulla più che oscillazioni, ma poco confortanti. I nuovi casi risalgono, ieri 192 e oggi 208 (e a fronte di appena 22.166 tamponi effettuati), 111 dei quali in Lombardia, 38 in Emilia Romagna, 27 in Campania, 19 nel Lazio. Zero contagi Marche, Provincia di Trento, Puglia, Friuli, Abruzzo, Provincia di Bolzano, Umbria, Valle d’Aosta, Calabria, Molise e Basilicata. I morti sono 8 (ieri 7).

Gli attualmente positivi sono 14.709, cioè 67 più di ieri, secondo giorno consecutivo in aumento, e, appunto, non è un bel segnale, vista la progressiva e vertiginosa discesa delle ultime settimane (basti pensare che erano 20.972 il 21 giugno). Aumentano anche i ricoverati nei reparti Covid, 946 (ieri 945) e scendono quelli in terapia intensiva, 72 (ieri 74), mentre in isolamento senza sintomi o con sintomi lievi sono in 13.691 (ieri 13.623).

Così, questione di poco ed è probabile sia cosa fatta il Tso (Trattamento sanitario obbligatorio) per chi rifiuta le cure o, meglio, la quarantena. Insieme ad altre novità. Il ministro della Salute Roberto Speranza ha chiesto al suo staff giuridico di capire come poter fare (il Tso attualmente è previsto per chi si trovi in stato d’alterazione psicofisica) e premono un certo numero di governatori e sindaci.

Il governatore del Veneto, Luca Zaia, non aspetta. Vede, "dopo mesi di lockdown, un clima un po' troppo da 'festa della liberazione'" e ha appena firmato un'ordinanza “semplice e anche complicata. Abbiamo due isolamenti: il positivo isolato e curato e l'isolato preventivo" e “rifiutare il ricovero fa parte di soggetti risultati positivi a tampone porterà alla segnalazione agli organi di Polizia giudiziaria. Se un positivo va in giro c'è l'arresto e poi il carcere" (ma questa è una norma nazionale). I casi non sono tanti in Regione, va avanti, ma “se ne registriamo ogni giorno significa che il virus è ancora tra noi. Vorrei ricordare che non è un'influenza dato che in Veneto ha causato più di 2mila morti e porta per chi si è ammalato spesso anche strascichi importanti”. Il futuro, infine, e una possibile (non probabile) seconda ondata? "La verità è che non lo sappiamo - dice Zaia -. Per non sbagliarci, il Veneto ha già annunciato che schiererà l’artiglieria pesante, vuol dire che non so dire se arriverà, ma certo non ci troverà impreparati.

Ecco cosa prevede l'ordinanza di Zaia: obbligo di isolamento fiduciario per 14 giorni nei casi di contatto a rischio con soggetti positivi, di ingresso in Veneto da paesi a rischio e di compresenza di febbre e difficoltà respiratoria; obbligo di due tamponi obbligatori per chi torna in Veneto da viaggi di lavoro della durata di meno di 120 ore (pena una sanzione di mille euro per ciascun dipendente dell'azienda); obbligo per ogni organo accertatore di comunicare a sindaco, prefetto e autorità giudiziarie l'elenco di tutti le persone in isolamento e soprattutto la denuncia d'ufficio per chi rifiuta il ricovero. Il tutto avvertendo che chi nasconde di
essere positivo rischia, da norma nazionale, l'arresto e la condanna per inosservanza dei provvedimenti dell'autorità, lesioni personali fino all'omicidio volontario, anche solo nella forma tentata.

Tornando al governo, i nuovi focolai cominciano a sembrare un po’ troppi e l’Istituto superiore di Sanità l’aveva previsto un paio di mesi addietro: “Bisognerà muoversi subito e con lockdown chirurgici”, che sarebbe a dire chiudere veloci laddove emergano fuori casi di Covid. Lo spartiacque per il nuovo corso che si sta mettendo a punto è la storia dell’imprenditore vicentino (che se ne sarebbe andato in giro a fare vita sociale sapendo d’essere positivo). Storia che ha lasciato il segno, ma ancora il ministro Speranza si affretta a ripetere che il suo giudizio sugli italiani durante questa crisi resta “positivo”, anzi senza la sintonia “fra misure adottate e comportamenti individuali, non avremmo piegato la curva epidermica”. Però dal suo punto di vista meglio metter le mani avanti ed evitare che a qualcun altro venga la stessa voglia dell’imprenditore, così il Tso è appunto più che un’ipotesi.

Com’è più di un’ipotesi il rafforzamento dei controlli delle abitazioni di chi è in quarantena e la realizzazione di “alberghi sanitari” dove far trascorrere la quarantena a chi non può restare in casa. Anzi, dove imporglielo, visto che il governatore toscano, Enrico Rossi, ha firmato un’ordinanza per l’eventuale “spostamento coatto” e che suoi colleghi stanno per seguire la stessa strada.

Le altre novità saranno figlie dei contagi importati o di ritorno, cioè chi arriva o rientra dall’estero con il coronavirus, che negli ultimi giorni vanno moltiplicandosi. Occhi allora più aperti negli aeroporti, specie per chi arriva da Paesi con situazioni pesanti e da fuori Ue: l’idea è fare tamponi a tutti appena scesi dall’aereo. A sentire il viceministro della Salute, Pierpaolo Sileri, questa sarebbe “la strada giusta, monitorare le persone è fondamentale”, dopo “aver vinto numerose battaglie, per vincere la guerra dobbiamo interrompere tutte le catene di trasmissione”.

Altra questione, la movida. Fra rete e social impazzano foto e video che mostrano come da Sud a Nord, dai locali alle strade (e qualche discoteca), dalle piazze ai litorali, ci si stia sempre più lasciando andare alla pazza gioia, troppo spesso vicini(ssimi) e troppo spesso senza mascherine. Anche qui la soluzione appare inevitabile, rafforzare i controlli delle forze dell’ordine. E chiudere gli esercizi fuori dalle regole.

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