lunedì 10 dicembre 2012
Critica senza mezzi termini dell'organizzazione che riunisce le scuole cattoliche. «Decreto paradossale alla luce delle indicazioni del Parlamento europeo»
​​​​​​Tanta incertezza, solo la scadenza è perentoria​ di Luigi Corbella
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«Aver imposto col Decreto 200/2012 del Ministero dell’Economia e delle Finanze di far pagare l’IMU alle scuole paritarie senza finalità di lucro è un atto rozzamente prevaricatorio. Queste scuole, infatti, e per comprenderlo è sufficiente rileggersi la Costituzione italiana e la Legge 62/2000, non solo sono pienamente legittime e legittimate ad esercitare la loro attività di istruzione e formazione, non solo fanno parte integrante e costitutiva alla pari di quelle statali dell’unico sistema scolastico nazionale, non solo svolgono una funzione pubblica e di interesse pubblico, ma garantiscono anche, e non è una cosa certamente secondaria in uno Stato che si voglia definire democratico, pluralista e moderno, ai genitori che la preferiscono di rendere effettivo il loro fondamentale diritto umano di scegliere liberamente la scuola più conforme ai propri convincimenti, più corrispondente ai bisogni educativi dei loro figli. Per queste ragioni, che sono ragioni di civiltà giuridica, in quasi tutte le nazioni dell’Unione europea e in quelle più avanzate del mondo, le scuole paritarie non solo vengono sostenute e promosse ma anche finanziate. Avviene quanto non accade in Italia dove è sempre prevalsa nell’ambito dell’istruzione una cultura statalista egemone. Cultura che, in questi giorni, con questo decreto, ha messo a segno un altro atto di intolleranza. Per fare “cassa” ha pensato di colpire le scuole paritarie senza finalità di lucro non avvedendosi per grossolana miopia che, condannandole a dismettere la loro attività di istruzione ed educazione, avrebbe scaricato sul bilancio dello Stato un costo ben maggiore di quanto potrà raccogliere con l’IMU. Dovrebbe essere noto a tutti, infatti, anche a questi decisori politici, che le scuole paritarie fanno risparmiare annualmente allo Stato italiano oltre 7 miliardi solo con le spese correnti del MIUR, ma molti di più se si vanno a calcolare tutte le voci che concorrono a sostenere l’istruzione pubblica come quelle, per la parte di loro competenza, delle Regioni, delle Province, dei Comuni, dei Ministeri dei Trasporti, della Sanità, del Beni culturali, dei fondi europei. Questa imposizione IMU alle scuole paritarie sarà perciò un boomerang per le casse dello Stato italiano. Il Decreto in questione, a giustificazione di quanto stabilisce, si richiama alla necessità di uniformarsi alle ingiunzioni dell’ordinamento europeo, dimenticando tuttavia due particolari: che in Europa, a differenza di quanto avviene in Italia, le scuole non statali sono finanziate per intero o quasi dallo Stato; e che in Italia un eventuale sgravio fiscale delle scuole paritarie non lede affatto il regime di concorrenza verso le scuole statali che sono, come è noto, a completo carico dello Stato. Sottostante a questo Decreto c’è solo una “logica”, del tutto “illogica”, che è quella, ispirandosi a visioni ideologiche preconcette e stataliste, di voler sopprimere la scuola paritaria, di voler impedire che le famiglie possano scegliere liberamente la scuola, di voler un sistema scolastico nazionale unico e controllato per intero e centralisticamente dallo Stato, di voler impedire ogni sorta di pluralismo, di iniziativa che parta democraticamente dalla società civile. Questo Decreto diventa ancor più paradossale alla luce di una Risoluzione del Parlamento europeo approvata appena il 4 ottobre 2012 con la quale si afferma la libertà di scelta educativa delle famiglie come diritto inviolabile, ma anche l’obbligatorietà degli Stati membri dell’Unione di promuovere e sostenere finanziariamente le scuole paritarie che quel diritto delle famiglie concorrono a garantire alla pari di quelle statali. È un Decreto che fa regredire la libertà, la democrazia, il pluralismo, la giustizia, l’equità, distrugge una grande tradizione scolastica e pedagogica lunga secoli e colloca l’Italia nella periferia dell’Europa Roma 9 dicembre 2012
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