giovedì 29 novembre 2012
​Fidae lombarda: perché lo Stato ha paura della libertà? Il ministro dell’Istruzione porterà domani all’attenzione del governo la preoccupazione degli istituti: «Così chiudiamo».
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Il ministro dell’Istruzione Francesco Profumo annuncia di volersi far carico della protesta della scuola paritaria per l’introduzione dell’Imu. «Venerdì (domani, ndr) vedrò il presidente Monti al consiglio dei ministri e mi farò portatore positivo della vostra richiesta». Un impegno, che il ministro Profumo si è assunto davanti alla platea presente al convegno «Idee per la scuola» promosso dall’Udc a Roma. Poco prima, aprendo i lavori dell’incontro nazionale, la parlamentare dell’Udc Luisa Santolini aveva ribadito la protesta della scuola paritaria sottolineando che «l’Imu è un problema molto grosso», mentre il suo collega di partito Antonio De Poli chiede al governo di «fare un passo indietro».Un problema così grande che l’introduzione di questa tassa significa per le scuole paritarie «pianificarne la morte» e, di conseguenza, «si pone un nuovo ostacolo di ordine economico impedendo di fatto alle famiglie» di esercitare «la propria libertà di scelta educativa». Parole dure, quanto forti, quelle scelte dalla Fidae della Lombardia (che riunisce le scuole cattoliche paritarie della regione) per esprimere in un documento votato dal consiglio direttivo regionale e diffuso ieri dal neo presidente regionale suor Anna Monia Alfieri, la propria preoccupazione per lo scenario che l’introduzione dell’Imu disegna per il sistema scolastico paritario. «Perché lo Stato – si domanda la Fidae lombarda – ha così tanta paura che una famiglia abbia il diritto di scegliere dove far educare i propri figli? È acquisito, anche dalla legislazione, che i genitori hanno il diritto-dovere di educare i propri figli scegliendo una scuola pubblica statale o paritaria e che per questo pagano le tasse». Non solo. Il documento elaborato dalla Fidae lombarda, ricorda come «il nostro Paese, dopo più di 60 anni dalla promulgazione della propria Carta Costituzionale, la disattende» nella parte del diritto di scelta delle famiglie, ma «si pone inoltre fuori dall’Europa, dove il diritto di scelta educativa è universalmente riconosciuto e attuato (tranne che in Grecia). Chiediamoci: siamo o no in Europa?». E infine «impone una doppia spesa» sulle spalle delle famiglie che hanno figli iscritti alle paritarie: prima con le tasse, poi con la retta, che le scuole sono costrette a mettere visto che non esiste da parte dello Stato un trattamento economico paritario per gli istituti non statali. Amara anche la conclusione a cui il documento della Fidae della Lombardia: «A questo punto lo Stato si prepari, nel giro di poche decine di mesi, a reperire i sei miliardi di euro abbondanti che i genitori delle scuole pubbliche paritarie gli fanno risparmiare (con l’attività di questi istituti, ndr) . Come farà ad andare avanti?». E pensando ai genitori il documento si domanda: «Cosa si inventeranno per rendere effettivo il loro diritto? Si appelleranno all’Europa? Sarà sufficiente un milione di firme?».Per ora la risposta arriva dal presidente nazionale dell’Associazione genitori scuole cattoliche (Agesc), Roberto Gontero, che ribadisce la forte richiesta al ministro Profumo perché «modifichi il provvedimento». Infatti se le scuole paritarie «fossero sottoposte all’Imu – denuncia Gontero –, sarebbero costrette a chiudere o a aumentare i corrispettivi in misura non più sostenibile dalle famiglie degli alunni. La situazione è particolarmente critica per le scuole paritarie dell’infanzia, dove sono a rischio i posti per oltre 600 mila bambini tra i tre e i sei anni». E se l’Imu fosse confermata, il presidente nazionale dell’Agesc aggiunge la sua voce per disegnare lo scenario catastrofico che tutte le associazioni di questo segmento, dell’unico sistema scolastico pubblico nazionale, stanno delineando: la chiusura della quasi totalità degli istituti, in particolare quelli dell’infanzia. Ma ora si guarda con attenzione all’impegno che il ministro Profumo si è assunto ieri: «Prendiamo atto del suo impegno – commenta il presidente dell’Agesc –. Siamo fiduciosi che si troverà una soluzione al problema».
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