venerdì 17 febbraio 2017
L'anziana signora, festeggiata dalla comunità di Monsampietro Morico, nel Fermano era stata costretta a lasciare la sua casa dopo il terremoto
Rosa Ercoli, 106 anni, con il sindaco

Rosa Ercoli, 106 anni, con il sindaco

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A Rosa Ercoli il terremoto del 30 ottobre ha portato via la casa e la vita di sempre. Ma non la serenità. L’altro ieri ha spento 106 candeline, circondata dall’affetto di tutto il paese, Monsampietro Morico, e della piccolissima frazione da cui proviene, Sant’Elpidio Morico, nel Fermano. «Ho superato due guerre e vissuto tanti terremoti. Ma scosse così forti non ne avevo mai sentite», ha commentato quella tragica mattina, quando Salvatore Frassino, un ragazzo del posto, l’ha presa da casa e portata in braccio fino alla piazza dove si era radunata la gente, terrorizzata. Su 750 abitanti, gli sfollati erano 120: intorno a Rosa Ercoli, che venne messa su una brandina, c’erano bambini che passavano il tempo a giocare, in mezzo a gente di ogni età, tra cui molti stranieri. La sfollata più anziana d’Italia però, invece che perdersi d’animo, si è adattata pian piano a quella vita nuova. Si lamentava soltanto dell’orario in cui veniva spenta la luce: mezzanotte, un po’ tardi per lei. Ma quando l’hanno trasferita in un bed and breakfast ristrutturato di recente alle porte del paesino (con l’inverno, nello stanzone allestito in Comune iniziava a fare troppo freddo), ha detto: «Mi mancano i bambini, mi mancano i loro giochi, mi manca la possibilità di stare con loro». Così, molti vanno a trovare Rosa oggi nel suo nuovo alloggio, mentre gli spazi esterni in comune, i giardini del bed and brekfast, col bel tempo diventano luogo d’incontro tra gli sfollati sistemati nella struttura.

«Ora che i bimbi la circondano di nuovo, Rosa è felice – sottolinea il sindaco Romina Gualtieri –. I piccoli prendono da lei la saggezza, lei viene contagiata dalla loro allegria. C’è particolarmente bisogno di entrambe le cose, in un momento come questo». A Monsampietro Morico, infatti, le case sono devastate, il castello è fuori uso, tutto il centro storico è zona rossa, il Municipio impraticabile e tutte e cinque le chiese sono completamente inagibili. «Celebriamo la Messa
dentro il 'Tamarindo', un locale del Comune che abbiamo trasformato subito in centro di prima accoglienza. Ora che non ci sono più sfollati usiamo quel centro anche come magazzino, come deposito di vestiti e delle varie donazioni che ci arrivano. Ha resistito, poi, la scuola elementare 'Giovanni Paolo II' – prosegue il primo cittadino –. Abbiamo dato questo nome all’istituto il 13 maggio, data dell’attentato al Papa, di cinque anni fa. Io credo che ci sia un disegno della Provvidenza dietro tutto questo. Adesso, nella nostra scuola ospitiamo anche i bimbi di Belmonte Piceno, che hanno perso la loro aula». Le scosse purtroppo non si decidono ancora a lasciare in pace questa terra. «E si avvertono tutte, e anche molto bene. La popolazione è terrorizzata, a ogni nuovo, piccolo sisma si rinnova la paura. Ma intanto, l’altro ieri, qui abbiamo festeggiato Rosa, con tanto di dolce, fiori e una pergamena. L’abbiamo davvero coccolata».

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