domenica 14 febbraio 2021
Dopo la paralisi del lockdown e la rimodulazione dei progetti, il 2021 si apre con un boom di richieste Oltre 57mila i giovani pronti a mettersi in gioco (con un budget di 300 milioni)
Il servizio civile torna a correre

Vatican Media

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Dopo l’anno del lockdown, questo potrebbe essere l’anno del rilancio. E non solo. Nel 2020 anche il servizio civile è stato investito dallo tsunami della prima ondata del Covid-19, paralizzando momentaneamente molti progetti. Alla vigilia della chiusura del nuovo bando, domani, l’anno da poco iniziato si presenta con l’avvio in servizio di circa 57mila giovani (erano meno di 40mila l’anno scorso). E presto anche il Servizio civile universale (Scu) potrebbe beneficiare del Recovery plan, visto che è stato già citato nella prima bozza Conte e da poco analizzato alla Camera nell’ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Ma soprattutto, l’investimento sui giovani è tema caro a Mario Draghi. Che ora, da premier incaricato, lo ha ripetuto a tutti i partiti durante le consultazioni. Non è irrealistico pensare che il nuovo governo vorrà investire proprio sul servizio civile. A marzo 2020 dunque il lockdown paralizza molti progetti in corso.


55.793
I posti del Servizio civile volontario 2021. Presentate 85.593 domande, più altre 38.222 da confermare

300
I milioni stanziati dal governo per il Servizio civile, budget triplicato rispetto al 2020

1.000

I “facilitatori digitali” che daranno supporto all’uso delle tecnologie nei quartieri e negli uffici pubblici







È l’anno in cui saranno 39.646 le ragazze e i ragazzi in servizio. Dopo lo choc iniziale, gli enti ridisegnano i progetti e presto rientrano in servizio 31.775 giovani, il 98% dei volontari di quel periodo dell’anno. L’anno durissimo del Covid- 19 per il servizio civile si chiude comunque con ottime prospettive. A fine ottobre il ministro delle Politiche giovanili, Vincenzo Spadafora, stanzia fondi aggiuntivi: 200 milioni per il 2021, altrettanti per il 2022. Con quelli già previsti, portano a circa 300 milioni l’anno il budget per il servizio civile.

Una scelta politica importante, frutto anche della campagna di mobilitazione guidata proprio da Avvenire, che per mesi ha ospitato un ampio dibattito. I frutti stanno arrivando. Quest’anno – ventennale della nascita del Servizio civile volontario – al 9 febbraio si registrano 85.593 le domande. Più altre 38.222 da confermare. Un potenziale di quasi 124mila giovani disponibili a spendere un anno per il Paese. Da anni le domande sono oltre il doppio dei posti disponibili. I fondi, pur se incrementati, avvieranno in servizio di 55.793 giovani, comunque quasi 16mila in più del 2020 quando erano stati 39.646. A questi quasi 56mila se ne aggiungeranno altri mille, grazie a un protocollo del ministero dell’Innovazione tecnologica per creare “facilitatori digitali” nei quartieri e negli uffici pubblici per chi ha bisogno di supporto nell’uso delle tecnologie. Nella storia del servizio civile comunque il Conte 2 sarà ricordato non solo per un ritorno a finanziamenti adeguati, ma anche per l’Istituzione della prima Giornata nazionale del Servizio civile, il 15 dicembre, promulgazione della prima legge sul servizio civile – obbligatorio per gli obiettori di coscienza alla leva militare – la 772 del 1972. E domani? Segnali di attenzione al Servizio civile sono già nella prima versione del Recovery plan del governo uscente. Là dove si parla di «potenziare il servizio civile stabilizzando il numero di posti annui», per «dare le competenze chiave» utili a «sostenere i livelli di occupazione » giovanile.

L’obiettivo è «80mila volontari nel periodo di vigenza del Pnrr», il Piano di rinascita e resilienza. Lo stesso tema affrontato in commissione Lavoro alla Camera il 3 febbraio, nell’esame della proposta di Pnrr, con l’audizione della presidente della Consulta nazionale per il Scu: Feliciana Farnese ha ricordato quanti abbiamo trovato lavoro al servizio civile nell’ambito del programma Ue Garanzia giovani : il 33,5% tra 2016 e 2017, il 47,7% nel 2020. Il nuovo governo terrà conto di questo potenziale? Vista la costante attenzione di Draghi al tema dell’investimento sul capitale umano del futuro, c’è da scommettere di sì. Il 18 agosto 2020 al Meeting di Rimini diceva che «ai giovani bisogna dare di più»: le nazioni più avanzate, diceva, «hanno tutte assegnato all’educazione il ruolo fondamentale nel preparare i giovani a gestire il cambiamento e l’incertezza». Anche per una «ragione morale», visto che «saranno loro a pagare il debito creato con la pandemia». E il servizio civile ha dimostrato da tempo di essere una fucina di cittadini responsabili e integrati.

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