mercoledì 12 agosto 2020
Domande e risposte sul nuovo testo che reintroduce la 'protezione umanitaria', cancellata dai decreti sicurezza

Come cambierà la protezione?

Sì, ma avrà un altro nome: si chiamerà protezione speciale. Tecnicamente non si tornerà alla legislazione precedente e lo status in questione sarà il risultato di un testo nuovo. Ma la sostanza sarà la stessa: assicurare accoglienza e protezione non solo a chi proviene da un Paese in guerra, ma anche a soggetti particolarmente vulnerabili: minori stranieri non accompagnati, donne con bambini che hanno subito torture o detenzione, persone a cui non viene garantita la dignità umana attraverso un livello di vita accettabile e persone che fuggono da disastri naturali o altri eventi di particolare gravità in Paesi non appartenenti all’Unione Europea. L’obiettivo è quello di tornare a una percentuale di riconoscimenti di protezione (a vario titolo) in linea con la media europea. Con i decreti Salvini, invece, il numero di riconoscimenti si era più che dimezzato.

Tornerà lo Sprar per richiedenti asilo?

Sì, i decreti Salvini hanno modificato il sistema Sprar (poi rinominato Siproimi), destinandolo esclusivamente ai titolari di protezione ed escludendo i richiedenti asilo. Con il nuovo testo invece verranno reintrodotti nel meccanismo. Continueranno a funzionare anche i grandi centri (Cas), ma l’obiettivo del nuovo decreto è quello di favorire un’accoglienza diffusa, fatta di piccoli gruppi e in grado di facilitare la convivenza con le comunità locali aiutando l’integrazione.

Quali servizi verranno garantiti?

Ci sarà una differenza tra i servizi garantiti ai richiedenti asilo rispetto a quelli offerti ai titolari di protezione, così come stabilito da una delibera della Corte dei Conti nel 2018. Il testo imponeva infatti una differenziazione tra chi non ha ancora maturato il diritto asilo (e potrebbe anche non maturarlo) e chi invece ha già raggiunto lo status. Chi ha già ottenuto il riconoscimento di rifugiato avrà garantiti dei servizi di orientamento e formazione al lavoro. Ma la mediazione culturale, lo studio della lingua, l’assistenza sanitaria e il supporto psicologico, dovrebbero essere invece offerti a tutti. Matteo Salvini, non per decreto, ma attraverso la redazione di un nuovo capitolato d’appalto per la gestione dei centri di accoglienza, aveva tagliato diverse di queste voci, riducendo le possibilità di integrazione.

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