venerdì 20 novembre 2020
Piemonte, Lombardia, Calabria e Val d'Aosta restano rosse (si aggiunge l'Abruzzo). Puglia e Sicilia restano arancioni. Le Regioni presentano una bozza per riaprire la stagione sciistica.
Il governo conferma le zone rosse. No alle Regioni sulla settimana bianca

Ansa

COMMENTA E CONDIVIDI

L’Italia non cambia colori nel fine settimana. Il ministro della Salute Roberto Speranza ha emanato una nuova ordinanza per prorogare le zone rosse già in vigore per Calabria, Lombardia, Piemonte e Valle d’’Aosta, le prime regioni entrate nella fascia di chiusura più stretta e soggette quindi alla verifica quindicinale, alle quali dopo una settimana si erano aggiunte Toscana e Campania. Restano in zona arancione Puglia e Sicilia. Tutte e sei resteranno tali fino al 3 dicembre, data sulla quale si concentra ora l’attenzione generale, in vista del nuovo Dpcm del governo che dovrà valutare una prima, prudenziale riapertura.

Le “novità” di giornata si fermano qui, e anche la successiva cabina di regia, tenutasi nel pomeriggio, ha solo fotografato l’attuale situazione, che non consente abbassamenti della guardia, ma neanche impone nuovi inasprimenti. L’unica misura, anch’essa scontata, trasferita in una nuova ordinanza del ministero della Salute, è la “ratifica” del cosiddetto auto–lockdown dell’Abruzzo che così entra ufficialmente da domani nella zona rossa in che si si era già autonomamente imposta.

La cabina di regia, in cui siedono anche tre rappresentanti delle Regioni (Lombardia, Umbria e Campania) risentiva ieri del clima più disteso venuto fuori dall’incontro di giovedì fra i ministri Speranza e Boccia e i presidenti di Regione. Sembra ormai acclarato che anche gli auto–declassamenti delle Regioni potranno dare accesso ai ristori governativi: l’Abruzzo – come detto – è stato posto al riparo da dubbi in merito, ieri, con il passaggio di “colore” ufficiale, ma il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, nella valutazione degli scostamenti di bilancio in corso, dovrebbe tener conto anche degli impegni presi con i governatori.

Nel corso della cabina di regia è però emersa la situazione a rischio per altre tre regioni, Molise e Veneto (ora “gialle”) e Friuli Venezia Giulia, arancione. Quest’ultima fra l’altro aveva anche protestato ritenenendo il parziale declassamento non concordato. Per loro, ma non solo per loro, ora si apre la possibilità di adottare misure più restrittive, tutte finalizzate naturalmente a prender parte alle riaperture parziali pre-natalizie che dovrebbero essere accordate. Qualcosa di simile, ad esempio, ha già deciso il Lazio che ora anticipa il “coprifuoco” di supermercati e attività commerciali alle 21, di modo che gli operatori e i clienti siano a casa entro le 22.

La valutazione dei dati da parte del Cts autorizza un cauto ottimismo, tuttavia – si fa notare – quelli che si vedono sono ancora gli effetti delle misure adottate a fine ottobre e solo al prossimo fine settimana si potrà verificare il reale calo dei contagi, e soprattutto della pressione sugli ospedali. Tuttavia nel governo dopo la “lezione” di questa estate, con il “tana liberi tutti” che ha trasformato le discoteche e i grandi centri turistici in incubatori del contagio, c’è la ferma determinazione di respingere le pressioni per una apertura generalizzata per Natale.

Esclusi mega–cenoni dal premier Giuseppe Conte, ora si prepara una nuova offensiva, spalleggiata da alcune Regioni, da parte delle stazioni sciistiche che parlano di rischio-tracollo e presentano una loro proposta di protocollo per la riapertura. Nelle zone gialle e arancioni, dice il testo, settimana bianca consentita indossando la mascherina chirurgica obbligatoria - meglio tenerla sotto lo scaldacollo - ma con la riduzione del 50% di presenze in funivie e cabinovie rispetto alla capienza massima, che resterebbe al 100% per le seggiovie. Inoltre, tetto massimo di skipass giornalieri e acquisto on-line di biglietti. Ma l’orientamento del governo non lascerebbe spiragli entro Natale. Troppo alto il rischio, una volta riportato l’indice Rt sotto l’un per cento (si spera ci si possa arrivare entro il 3 dicembre) ci vuole niente con l’alto numero dei contagi attuale, a scatenare una terza ondata più virulenta, nel cuore della stagione fredda in cui il virus cammina di più. Si inizia a ragionare su un doppio Dpcm a dicembre, uno di sostanziale proroga delle misure attuali per dieci giorni (al massimo con piccole concessioni verso l’arancione per qualche Regione che presenti miglioramenti più marcati) per poi definire a metà dicembre tempi e modalità per tre settimane di apertura parziale. Si studiano formule per evitare assembramenti ai negozi con aperture prolungate, aumentando le misure di prevenzione.

Certo il clima è cambiato, Giovanni Toti accetta di buon grado la riconferma di “arancione” per la Liguria nonostante l’indice Rt sia sceso sotto il fatidico uno. Sarà il tavolo governo–Regioni a occupasi dei nuovi automatismi, con l’obiettivo di arrivare a una gestione condivisa della semi–riapertura. Passaggio complicatissimo, in cui ci sarà da mettere mano anche al puzzle degli spostamenti fra Regioni.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: