mercoledì 29 maggio 2019
L'infanzia è un diritto negato a 690 milioni di minori al mondo, quasi uno su tre. Il Paese peggiore è la Repubblica Centrafricana, il migliore è Singapore. Italia ottava
Zahra, 11 anni e la sorella Fatima (3 anni), vivono in un campo profughi della Siria (foto Ahmad Baroudi / Save the Children)

Zahra, 11 anni e la sorella Fatima (3 anni), vivono in un campo profughi della Siria (foto Ahmad Baroudi / Save the Children) - Ahmad Baroudi/Save the Children

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Sfruttati sul lavoro, abusati, impossibilitati ad andare a scuola, uccisi da guerre e malattite. È drammatica la condizione di milioni di bambini nel mondo, costretti a vivere in situazioni che sono la negazione stessa del diritto all'infanzia. Secondo l'ultimo Rapporto di Save the children, sono 690 milioni i minori al mondo, quasi uno su tre, che non possono vivere da bambini, ma sono costretti a rapportarsi con realtà dove violenza, malnutruzione e mortalità infantile sono all'ordine del giorno. Nel solo 2016, ricorda l'organizzazione internazionale che da cent'anni si prende cura dell'infanzia fragile, abbandonata e violata, sono stati uccisi in zone di conflitto più di 53mila bambini.

La classifica mondiale

Il Paese al mondo dove le condizioni dell'infanzia sono le peggiori è la Repubblica Centrafricana, seguita da Niger e Ciad. Agli ultimi dieci posti della graduatoria, stilata da Save the children per il terzo anno consecutivo - alla viglia della Giornata internazionale dei bambini del 1° giugno - ci sono altrettanti Stati africani, di cui sei segnati da conflitti regionali. Sul versante opposto, il Paese più a misura di bambino è Singapore, seguito da Svezia e Finlandia. L'Italia si colloca all'ottavo posto, sebbene nel nostro Paese si contino 1,2 milioni di minori in povertà assoluta, preceduta anche da Irlanda, Germania, Slovenia e Nigeria.

I progressi degli ultimi 20 anni

Rispetto a 20 anni fa, emerge dal nuovo rapporto di Save the Children, si registrano 4,4 milioni di morti infantili all’anno in meno; il numero di bambini colpiti dalla malnutrizione è sceso di 49 milioni; si contano 115 milioni di bambini in meno tagliati fuori dall’educazione e 94 milioni in meno coinvolti in varie forme di lavoro minorile. E, ancora, rispetto a venti anni fa, il numero di spose bambine si è ridotto di 10 milioni e quello delle gravidanze precoci, che mettono a forte rischio le vite sia delle mamme che degli stessi bambini, di 3 milioni. Sierra Leone, Ruanda, Etiopia e Niger – con quest’ultimo che rispetto allo scorso anno ha abbandonato l’ultimo posto in classifica – i Paesi al mondo che hanno fatto registrare i maggiori progressi in termini di tutela dell’infanzia.

«Nessuno deve restare indietro»

«Rispetto al passato - spiega Valerio Neri, direttore generale di Save the Children - le condizioni di vita dei bambini, in tutto il pianeta, stanno facendo registrare miglioramenti enormi: si tratta di una notizia importantissima, che dimostra chiaramente che quando si intraprendono i passi giusti e si mettono in campo le azioni necessarie si possono ottenere risultati straordinari per assicurare un futuro a milioni di minori, anche nei Paesi più poveri e nei contesti più complicati. Tuttavia, il lavoro è tutt’altro che compiuto perché sono ancora troppi i bambini che continuano a essere privati dell’infanzia che meritano e che soffrono terribilmente a causa di guerre, povertà, cambiamenti climatici. Per questo è fondamentale che i leader mondiali, che nel 2015 si sono impegnati a raggiungere gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile entro il 2030, facciano ancora di più e mettano in campo ogni sforzo possibile perché nessun bambino al mondo venga più lasciato indietro».

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